Sicilia

 

Capi e promontori montuosi dell’isola maggiore preludono, per chi curioso ne avrà il tempo e vi si vorrà addentrare, al paesaggio dell’interno della Sicilia, aspro, pieno di fascino e di misteri.
Bastano, a farne sintesi, le poche parole in chiusura di un capitolo del “Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa, la visione della Sicilia nello sguardo di un emissario sabaudo capitato laggiù suo malgrado: “Guardò: dinanzi a lui, sotto la luce di cenere, il paesaggio sobbalzava, irredimibile”. Una terra - ed i suoi ospitali abitanti - affetti da questa gattopardesca ed inesorabile “irredimibilità”, gravati da tanti, troppi secoli di storia e di invasioni.

Oggi le coste pullulano spesso di “seconde case”, squallido abusivismo. Ma per chi sa cercare, si trova ancora la caletta o l’angolino delizioso e suggestivo, quasi irraggiungibile da terra.
Se volete fermarvi all’ancora, in alcuni luoghi le indicazioni sui fondali possono non essere aggiornatissime. Fino agli anni ‘60 o ‘70, i fondali, se non lontani dalle fiumare, venivano naturalmente “riforniti” di sabbia. Più recentemente, alcuni scriteriati interventi di regolazione dei torrenti hanno un po’ modificato un millenario ciclo naturale. Risultato: pochissima terra e sabbia dai monti, e laddove il fondo era prevalentemente sabbioso, le mareggiate autunnali ed invernali talvolta hanno scoperto la matrice di scogli e di rocce aguzze, e rosicchiato le spiagge.
Oltre alla carta nautica, attenti quindi allo scandaglio e contate pure sulla trasparenza delle acque (che di norma ancora c’è) per farvi un’idea diretta del fondo.
Contrariamente al resto del Tirreno, ovviamente nella zona Nord sono fastidiosi i forti venti da settentrione (maestrale, tramontana, grecale, secondo dove vi trovate), specie se duraturi. L’ampiezza del fetch permette mareggiate di tutto rispetto, prevalentemente in autunno e nella prima parte dell’inverno. Viceversa, si viaggia piacevolmente veloci vicino alle coste, in acque più o meno ridossate e tranquille, quando i venti variano dallo scirocco al libeccio.


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Altri approdi quando qualche VeLista avrà voglia di scriverne...  ;-)