La VOC di Pierluigi

Sempre sulla VOC, potrei aggiungere, che in partenza, soffiavamo, ma senza essere stufi. Volevamo gonfiare lo Spy quando su BAGHERA, Pietro Cambi c'intratteneva sul prossimo esaurimento del giacimento petrolifero più grande del mondo in Arabia Saudita, a Gawar.
Dissertavamo, sul picco del petrolio, sulle facilità di contrarre mutui ipotecari e sulle persone che acquistavano barche a vela. La conversazione abbracciava molti Cambi, compreso il reating di certe barche a vela che permettono di vincere regate arrivando ad un giorno dai primi, quando imbambolati dalla cultura dello Skipper, uscivamo dal porto.

Eravamo primi.
A due minuti dalla partenza fatidica, senza l'ausilio del motore, saremmo stati oltre che ultimi: forse partiti il giorno dopo.
Di conseguenza, la nostra prima scelta di regata: un'opzione diversa.
Navigare al largo.
Occhi sulle vele, respiro a stento trattenuto, ansia nel cuore per una scelta forse azzardata, che però si rivelava azzeccata.
KHAA, faceva la stessa opzione ma prendeva un refolo e s'involava, mentre noi stavamo ad osservarla, stringendo pensieri negativi su scelte forse a quel punto, inopportune.
Ma quando cominciavamo a dubitare, di noi e del mondo illustrato a parole dallo Skipper, la sorte gonfia le vele e spinge la barca oltre la nostra speranza verso la punta dell'isola del Giglio, all'inseguimento della vela perduta, come tanti bucanieri all'inseguimento del bottino.
Qualcuno dalla costa, catapultato dallo Spy, ci taglia la strada, frapponendosi tra noi e il fantastico bottino. Terzi. Ma altri seguono come invasati.
Il vento, fino a quel punto molto quieto, richiama l'attenzione su di lui e sulle manovre.
Diventa inspiegabilmente aggressivo.
Prima una mano, poi la seconda, orsù, riduciamo. Con fatica la randa si dimezza, mentre cresce nel cuore l'invidia per chi ha una barca con lo strallo a doppia inferitura.
Con il Genova, con troppa sovrapposizione, per di più ingarrocciato, teniamo duro al vento e al mare e facciamo un'altra geniale opzione. Allarghiamo il cuore, in cerca di un mare che permetta di serfare.
Molto avanti ancora la barca del Lorenzoni, sulla sinistra due barche, ci sopravanzano ma scadono troppo sotto vento.
Laschiamo le vele e cominciamo a galoppare imbracciando la durlindana e imbavagliando il timoniere.

Scopriamo che Pietro Cambi, da imbavagliato timona da Dio.
Con una mano sul timone ed una dietro la schiena, ha un occhio più vigile sul mare. Il Pierino Cambi, ci permette di riacciuffare il tempo e il mare perduti in una partenza alquanto discorsiva. Siamo più alti degli altri che sono avanti e ciò che prima era lontano, diventa raggiungibile, ciò che sembrava impossibile, pare ad un tratto, fattibile.
Paterazzo mollato, drizza randa e genova lascate, base randa bella tonda, accarezziamo il vento con gentilezza e con la mano del timoniere, che stringe una bolina larga che il vento sembra gradire.
Incredibilmente dopo una cavalcata di oltre due ore, siamo a pochi metri dal primo. Già si sente strappare di mano una vittoria che sembrava ormai scritta nel passato. Trema, quando comincia a notare che siamo più veloci e comincia a controllare noi, ma dimenticando chi era sopra vento...

" Qualcuno sa indicarci la strada per Porto Ercole" E' la domanda del nostro Skipper ad una barca poco dietro, a sinistra dopo trentacinque miglia.
" Seguiteci " Ci risponde il timoniere di quella barca che naviga con uno Spy battagliero bianco e rosso.
" Avete del caffè a bordo? " Replico io, per minimizzare.
" Quando attraccherete in banchina ve lo faremo trovare, ma purtroppo sarà freddo. " Replica qualche buontempone a bordo di quella barca che prova a tagliare tra le montagne sotto il castello di Porto Ercole, per poterci superare.
" Non vi disturbate " replico ancora. "Appena in banchina vi lasceremo un caffè pagato al bar, per quando arriverete".
E tra un sogno di un caffè e una cartina della Corsica, che troviamo al posto di quella giusta dell'Argentario, diamo un cazzotto più deciso al GPS che non ha mai funzionato immaginando Porto Ercole dietro la punta che taglieremo forse per primi.

Ma si sono fregati Porto Ercole. Dietro la punta non c'è.
E siamo solo terzi, sotto uno Spy, gonfio di meraviglia, che chiede vendetta, e invece gli do solo un altro metro di scotta.
Quelli del caffè, sulla barca a sinistra, insistono.
Non mollano la presa.
Vogliono pagarci per forza il caffè o versarlo nella schiena sudata del loro timoniere che ha evitato con una strambata, una grossa montagna di guai.

" ma dove è stata messa la linea DI ARRIVO? " Grida qualcuno su Baghera.
" rilevamento per 270 a dritta del fanale verde " Risponde quello più informato.
" non era 270 dal fanale rosso?" aggiunge qualcuno, aumentando la confusione.
Morale: è vero che velista naviga a vista, che non sa mai dove andare, perché andare e che quando arriva si chiede che cosa c'è andato a fare e quando potrà ripartire, ma noi di Baghera abbiamo davvero interpretato la parte imposta dallo spirito delle magliette che il comitato organizzatore, aveva regalato: Velisti per caso.
Ebbene, lo spirito era quello giusto: quindi andiamo ad immaginare la fatidica immaginaria linea d'arrivo senza mai superarla.
Invece di tagliarla la costeggiamo per un pezzo, ammainando lo Spy e cazzando il Genova che non ne vuol sapere di gonfiarsi e quando si gonfia dell'altro, è ormai tardi per recriminare. Ci passano due barche, allargando le braccia quasi a volersi scusare.

Siamo quinti all'arrivo immaginario, ma che gioia e che divertimento.

... continua