La VOC di Bruno

La preparazione: ho letto per settimane di preparativi, allenamenti, studi di strategie, mentre noi di Baloo siamo riusciti ad organizzare un'uscita in mare (ad equipaggio parziale) solo il sabato precedente e grazie all'ospitalità di Michele Ghersina: 2 bordi, un'occhiata al paesaggio, lo spi lo studieremo un'altra volta e precipitoso ritorno in porto per evitare che una coppa abruzzese che mi ero portato venisse danneggiata dall'acqua salmastra prima di essere affettata (trattasi, anzi trattavasi, di coppa di maiale di montagna, non di un trofeo di una qualche meritoria impresa nautica).

La barca: piccola, belle linee, interni piacevoli, manca la ruota del timone (qualche bello spirito l'ha sostituita con un pezzo di legno), distribuzione dei posti per dormire (l'essere un buon russatore porta vantaggi, mi hanno infilato armi e bagagli nella cabina di prua sfrattando l'incolpevole Lavinia): lo skipper ha valutato la compagnia e poi ... si è ritirato in albergo (il giorno successivo anche Lavinia lo ha seguito) mentre noi ci siamo beccati una pioggerellina fredda e la visione di equipaggi indaffarati ad alleggerire le barche (ne sono sicuro, nascosti in un sacco nero qualcuno ha scaricato anche il water ed il lavandino, mentre le ancore, le cime di ormeggio, ecc. venivano scaricate con orgoglio).

Le cene: buoni locali, vino in quantità industriale, ottimo pesce ma soprattutto un cameratismo che scaldava il cuore abbinato ad omaggi culinari degni di nota portati da Velisti di grande disponibilità.

La prima regata: Michele ci mostra il circuito dello spi, Sergio parla per ben 10 secondi di strategia, sentiamo i segnali che scandiscono le fasi della partenza, si parte, vento leggero, mare calmo, un pò di bolina e poi si issa lo spi (questo sconosciuto), si precede fino a vedere il Giglio emergere dal capo. Vento sempre più scarso, siamo messi bene, qualcuno ha fatto casino alla partenza (gli equipaggi o la giuria, ma non ha importanza) filiamo che è un piacere sotto un cielo grigio, poi esce un po' di sole, il ventaglio delle barche si allarga e noi finiamo dritti in mezzo ad una patana che ci tiene bloccati per quasi due ore mentre piano piano a dritta ed a manca si vede arrivare il vento e le altre barche si allontanano. Poi finalmente arriva il vento anche per noi ed è una galoppata verso il Giglio, dove incomincio ad apprezzare l'esperienza dello skipper e degli altri dell'equipaggio (io mi sono ritagliato il compito di "ospite a bordo", ammiro lo splendido paesaggio, faccio fotografie e mi riservo il ....diritto di critica) con gestione delle raffiche, delle vele (una presa di terzaroli velocissima), bordi pianificati (e relative virate) oculatamente, il che ci consente di recuperare moltissimo (ma non abbastanza) sui sei che si erano involati: abbiamo visto delle macchie bianche piccolissime trasformarsi a poco a poco in belle barche (di cui anziché le poppe avremmo preferito ammirare le prue, ma domani sarà un altro giorno), arriviamo settimi (suona bene, penultimi sarebbe improprio).

La seconda regata: vento teso, mare contro, di nuovo lo spi (incomincio ad apprezzarlo, anche se è dotato di troppe cime, in un'altra vita ne inventerò uno che si arrangi da solo), siamo secondi a contatto con il primo per la prima parte del percorso, poi due indovinano (o pianificano) il lungo costa e li perdiamo. Il vento aumenta, al timone Sergio è concentratissimo e non sbaglia nulla, Michele gestisce lo spi alla perfezione, Yuri pensa prima a pasturare i pesci e poi si inventa prodiere di sostanza, Lavinia tappa i buchi, io al solito osservo ma poi mi costringono (gli schiavisti) a familiarizzare con cime sconosciute ed infine ad abbracciare affettuosamente lo spi in una ammainata sotto raffica. Nel frattempo ci eravamo affiancati a Simone che viaggiava, senza accorgersene, con lo spi rotto: da gran signori lo abbiamo avvertito e siamo poi rimasti nei suoi rifiuti solo per poter intervenire velocemente se fossero sorti problemi (veramente io preso da uno spirito agonistico che non sapevo di avere me ne sarei andato). Il resto della regata lo abbiamo fatto testa a testa con Simone (che è sicuramente bravo e, a giudicare dalle urla e improperi vari che lanciava, duro quanto basta, quindi la nostra barchetta aveva regatanti con i fiocchi, intendo quattro, io non conto) fino all'ingaggio finale risolto a nostro favore, il che ci ha consentito di arrivare terzi, dopo aver faticosamente fatto bordi alla ricerca del dannato traguardo con Simone che minacciava le nostre terga: vedere cinque prue mi ha risollevato il morale, anche fare il ballast è regatare.

Il dopo regata: una festa strapaesana con limitate dosi di sfottò, una buona abbuffata con bottiglie, formaggi, salami, dolci che migravano di barca in barca in una allegria di altri tempi, premiazione con foto di gruppo che verranno mostrate orgogliosamente ai nipotini con il classico "io c'ero".
Come degna conclusione Sergio si è superato con un tuffo in mare (sarò buono, definisco così una perdita di equilibrio sicuramente non dovuta alle libagioni) con relativo recupero di uomo a mare in tempo record, seguito poi da vestiti stesi al sole, Sergio quasi nudo, ingenieri vari alle prese con un cellulare in coma.
Grazie di cuore agli organizzatori, alla prossima
Bruno Massioli