Explorer 20 di Marco Giudici
eccovi la mia prova in mare, durata 24 mesi, dell'Explorer 20:

  • Progettista :
  • Cantiere :
  • Lft :
  • Lunghezza gall:
  • Larghezza :
  • Dislocamento :
  • Sup Velica :
  • Armamento :
Ing Carlo Bertorello
Coopnautica Fano
6.18
6.05
2.40
800kg ca
25 mq
7/8 senza volanti e paterazzo
Quando mi misi alla ricerca della mia barca dopo più di vent'anni di utilizzo delle barche degli amici l'unica cosa che avevo ben chiara in testa era che cosa ci avrei fatto:
uscite giornaliere anche in singolo o con scuola vela, regate locali, micro crociere di massimo due pernotti.
... e quindi che barca mi serviva:
piccola, semplice, veloce, minimamente vivibile all'interno, economica da gestire, magari carrellabile per farsi un week sui laghi.

Il mercato non è pieno di barche così e comunque dopo circa sei mesi di incertezze e dubbi presi la decisione di scegliere lo sconosciuto, almeno a Genova, Explorer 20, dopo due anni posso dirvi cosa ne penso.

Tra di noi lo chiamiamo il "barchino", perchè è il più piccolo, ma tutti quelli che l'hanno provato, e sono tanti, hanno poi detto che è una grande barca e come se non bastasse a detta di tutti è anche bella.
Pensata fuori dai canoni IMS le linee d'acqua ricordano di più quelle dei minitransat, sottile a prua, larga a poppa, un grande pozzetto aperto a poppa, una tuga che ricorda il cockpit di un aereo da caccia, pinna di deriva piuttosto stretta con un piccolo siluro da, se non erro, circa 200 kg,.si porta come una grossa deriva, ma a differenze delle derive quando la falchetta è quasi in acqua il bulbo inizia a lavorare e lo sbandamento rallenta, sente molto gli spostamenti di peso, specie il mio, ma nel bene come nel male.

La mia versione è dotata di doppia pala del timone che, oltre al vantaggio di avere il fuoribordo proprio al centro dello specchio di poppa, permette si sentire sempre la barca come su un binario con la barra sempre leggerissima, la straorza è un evento straordinario perchè quando si raggiunge il limite si da una bella pruata nel vento sventando le vele e si riparte senza problemi.certo non è logico tenere troppa tela a riva e le mani di terzaroli si prendono prima che con barche più pesanti, ma in velocità non si perde nulla, anzi la barca tenuta poco sbandata cammina molto meglio.

No paterazzo, no volanti, crocette molto acquartierate con lande a murata hanno il grossissimo vantaggio di rendere tutto molto semplice, una volta centrato l'albero e regolate bene le sartie alte per dare il giusto aggolettamento all'albero e la giusta tensione allo strallo il più è fatto, più o meno tre giri di arridatoio alle sartie basse consentono di flettere o meno l'albero per ottenere una randa più o meno magra.

La mia randa è in dacron, iperallunata e dotata di sei stecche tubolari in vetroresina regolabili in tensione con una semplice chiave a brugola, una randa quasi da catamarano, semplice da gestire, facilissima da issare ed ammainare grazie ai garrocci, con le ariette non sbatte e con tanto vento è un'ala da aereo, il paranco della scotta lavora su un archetto in spectra tipo deriva lasciando libero il pozzetto.

Rispetto a quanto previsto del cantiere ho apportato le seguenti modifiche per la gestione delle manovre:
  • rotaie del fiocco a regolazione continua al posto dei barber
  • 2 winch sel-tailing per le scotte al posto dei bozzelli a cricchetto
  • paranco vang con riduzione raddoppiata e riportato in tuga
  • tutte le manovre riportate in pozzetto ( drizze, borose, mura, cunningham, base randa ecc )
  • rollafiocco
All'interno, oltre alle quattro cuccette esistenti, ho fatto montare un serbatoio in plastica da 40 lt con pompetta a pedale, blocco con lavello e due fuochi a gas, mai usati.

Come va, va benissimo, con le ariette si muove sempre, con il vento giusto è divertente come una deriva, con il ventone basta ridurre e ci si muove in tutta tranquillità, i difetti, se vogliamo chiamarli tali, sono che non ama le boline impiccate, che soffre le onde alte e ripide di prua, che in condizioni di vento forte e rafficato non ama gli equipaggi sonnacchiosi perchè diventa molto reattiva.
La mia è attrezzata con bompresso estraibile per circa 140 centimetri ed orientabile di 15° sopra e sotto vento, grandissimo vantaggio in poppa piena, il gennaker da 34 mq regala una spinta prodigiosa e solo una volta, causa prodiere poco reattivo e 20 e passa nodi di tramontana, ci siamo sdraiati, ma anche se siamo arrivati con il winch sottovento in acqua dopo pochi secondi eravamo nuovamente in assetto.
Quanto cammina: tanto in rapporto ai suoi 20 piedi, i J24 per stare davanti devono essere portati al 100%, durante una regata lo scorso anno abbiamo rimontato, in poppa con il gennaker, più di venti barche molto più grosse facendo letteralmente lo slalom a forza di strambate, facilissime da fare grazie al bompresso ed alle dimensioni della vela, di bolina si deve lasciarla camminare senza cercare l'angolo troppo stretto, si perde qualcosa di risalita, ma il guadagno in velocità è molto superiore alla perdita in angolo.

Si arma in 5 minuti, si disarma in 5 minuti, le manovre sono tutte piccole e leggere, mia figlia di 10 anni, in condizioni di vento normali, cazza il genoa a mano prima di passare la scotta sul winch, abbiamo usato le maniglie dei winch forse tre o quattro volte e quasi solo per gioco.
Esco da solo, con tre o quattro allievi anche alla prima uscita, con figlia ed amiche, con gli amici a cercare le emozioni della planata sotto gennaker e mai, ma proprio mai, ho pensato che stavo rischiando qualcosa, la barca è solidissima (e grazie a tre casse stagne inaffondabile), l'armo è granitico, le vele, che lavorano da due anni, e tanto perche esco tutti i week end, sembrano nuove.
Spesso sulle riviste di auto si legge che quella certa auto è ben vista dall'utenza femminile, l'Explorer 20 è visto benissimo dall'utenza femminile (è solo questo il motivo per cui in barca ci sono sempre ragazze, io c'entro tanto quanto niente), non ci sono grosse scotte o drizze da maneggiare, non servono i muscoli palestrati, tutte le manovre sono a portata di mano, la randa si gestisce facilmente, il genoa rollabile non ha mai dato problemi, il gennaker lo ammaina una sola persona in pochi secondi e lo si issa con sei bracciate, insomma tutto facile e non faticoso, le dimensioni ed il dislocamento della barca non danno quelle sensazioni a volte stressanti di grandi potenze e sforzi in gioco, 800 kg sono meno di un metro cubo d'acqua, un niente nel mare.

In due anni di uso intensivo ho avuto due rotture, il primo garroccio della randa, cotto dal sole perchè non perfettamente coperto dal copriranda e sostituito con uno molto più robusto e, proprio domenica scorsa, lo strozzatore della drizza della randa ( un harken micro su drizza in spectra da 4 mm parancata con bozzello in penna ) che sabato sostituirò con uno strozzatore Spinlock xb308. mai entrata una goccia d'acqua, lo scafo sembra uscito ieri dallo stampo, oltre alla pulizia della carena la sola manutenzione fatta è stata dare due volte dell'olio al teak della falchetta, meno di così non saprei fare.

Il motore da 4cv 4tempi ha sostituito un 6cv 2t che era troppo potente e girando sempre a poco più del minimo imbrattava la candela, con un filo di gas si viaggia a 4/5 nodi, ce ne cresce, il consumo è stato di 15 litri/anno.

Insomma sono più che felice della scelta fatta, è una barca che mi sento di poter consigliare a chiunque e che non ha nulla da invidiare, anzi il contrario, a modelli di dimensioni analoghe di grandi cantieri, ne sono state costruite circa una trentina e se non fossero sparse per la penisola con il salino varrebbe la pena di pensare ad una classe monotipo.

Questo è tutto. Marco