WING 34 - "Rossa"   di Giovanni Bissoli - 2005
IV Classe IOR: Sloop 7/8 con volanti alte e basse
coperta
  • Progettista: Luca Taddei
  • Cantiere: Le Petit Bateau (Bedizzole-BS)
  • Anno di costruzione: 1983
  • Materiale di costruzione: vetroresina e kevlar
  • Lunghezza ft: 10.52 mt
  • Lunghezza scafo:10,20 mt
  • Lunghezza al galleggiamento: 8.20 mt
  • Larghezza: 3.40 mt
  • Dislocamento: 3650 kg
  • Zavorra: 1600 kg
  • Superficie velica: 70 mq
  • Pescaggio: 1.90 mt
  • Altezza in cabina: 1.85 mt
  • Posti letto: 6+2
  • Serbatoi acqua: inox due da 100 l.
  • Serbatoio gasolio: inox 80 l.
  • Armatore: Giovanni Bissoli
  • Motore: Farymann diesel FK 3 18 cv
  • Porto Pubblico: Desenzano del Garda
La prima volta che vidi la Rossa era il 1983. Gli armatori erano ragazzi giovani e sportivi e uno di essi, il Cesare, aveva curato personalmente la realizzazione dello scafo modificandone alcuni particolari.
Allora io possedevo un Modulo 72, un quarter ton di Santarelli, acquistato usato con grandi risparmi e facevo le regatine del lago di Garda. La Rossa, un three quarter, mi sembrava un’astronave, più grande, più bella, più veloce, in confronto alla mia. La barca vinceva quasi tutte le regate locali ed ad un certo punto fu portata al mare. Qui vinse per due volte i campinati italiani e si aggiudicò il primo posto nelle selezioni per i mondiali. Ma, si sa, le barche da regata invecchiano precocemente e fu quindi riportata sul lago a giacere sull’invaso al West Garda.
Qui attese lunghi anni fino a che non scopersi che era in vendita. Così insieme a Renato la acquistammo nel 1993. Da allora non ha cessato di darmi soddisfazioni.
all'ormeggio
La Tecnica
La Rossa è stata costruita dal cantiere Petit Bateau che aveva in programma anche la realizzazione di un one ton. Purtroppo non fu mai costruito perché fallì prima. Sono convinto perché faceva barche troppo belle a prezzi troppo onesti. La barca è infatti stata realizzata con il meglio che la carpenteria navale ed il rigging permettessero in quegli anni.

Lo scafo è stato realizzato dalla Fiber 2000 di Mornico sul Serio. È in kevlar, resina e fibre di vetro (mat e stuoie) stratificate a mano. All’interno è irrobustito da uno scheletro metallico che comporta una trave centrale su cui è appeso il bulbo con correnti trasversali della Mates che si appoggiano su paratie strutturali in compensato marino distanziate tra loro non più di 1.90 metri. Le lande fanno carico su una semiluna in acciaio inox che è a sua volta adesa al trave centrale. Anche i punti di attacco delle volanti scaricano, tramite strutture metalliche rigide, lo sforzo al trave centrale. Il ponte è a sua volta sostenuto da madieri metallici. In pratica il progettista, Luca Taddei, ha studiato uno scheletro rigido su cui scaricare tutte le forze sia di carico che di tensione (sartie, paterazzi, volanti) e ci ha “vestito sopra” lo scafo. Questo spiega perché anche oggi dopo più di venti anni la barca sia ancora solida ed indeformabile come appena uscita dal cantiere. La coperta ha struttura in sandwich di balsa e Kevlar con rinforzi in legno resinati nelle zone di montaggio dei winch e dell’attrezzatura di coperta ed è saldata allo scafo con vetroresina.

Il bulbo è in scatolato di acciaio inox riempito di piombo e collegato al trave centrale tramite perni inox.. Il timone, sospeso, ha forma ellittica è in carbonio con asse in lega leggera e boccole di teflon. Essendo nata come barca da regata sia il bulbo che il timone sono stati “dimati” per assicurare che le due faccie siano perfettamente simmetriche.

L’attrezzatura di coperta è dotata di musone inox, pulpito di prua e di poppa con candelieri a doppie draglie con tenditori. Gli Winches sono della Lewmar e comprendono due winches 16 per le drizze, due self tailing per le volanti e due da 40 per le scotte. Vi sono poi due coppie di stopper tripli per lato ed uno centrale Harken. Le rotaie del Genova sono della Fico. Il carrello di scotta della randa è della Harken e si muove ancora con un dito. Sullo specchio di poppa vi è il paranco del paterazzo con rinvio su mordiscotte Harken da ambo i lati.

L’albero ed il boma sono in lega leggera realizzati dalla Lico Spars con due ordini di crocette più pennaccino. Le sartie sono in tondino da 7 mm. Due drizze genoa più spi e mantiglio ed una drizza randa. II rinvii a piede d’albero sono della Lewmar. Il boma è uno scatolato che ha saldati all’interno due piani longitudinali per cui nel canale superiore corrono le cime delle borose dei terzaroli, in quella centrale un lungo paranco che costituisce la ridotta della scotta di randa ed in quello inferiore scorrono invece le cime del tesabase e della manina. Il tutto permette che le cime non si incattivino tra di loro. Le drizze sono in acciaio inox spiroidale impiombato ad una coda in tessile.
pozzetto
Strallo cavo con due rotaie con doppia drizza per il cambio vele sovrapposto.La velatura originale prevedeva una randa di circa 34 mq ora diventati poco più di 35 da quando ho montato una randa fullbatten ed un genoa di 34.5 mq. Da poco tempo ho ceduto alla comodità ed ho montato i Lazy Jack con relativo Lazy Bag. Così posso agevolmente ammainare la randa se esco in solitario.

Il motore è un Farymann FK 3 da 18 cv tre cilindri (che non mi ha mai dato alcun problema, vero che qui sul lago lo si usa solo per uscire dal porto) e l’elica è una MaxProp a due pale. La trasmissione è in linea d’asse.
Una pompa di sentina elettrica ed una manuale più una pompa elettrica per l’autoclave. Un rubinetto per l’acqua dolce elettrico più uno per l’acqua di mare con pompa a pedale sul lavello del cucinino. Doccetta con lavello abbattibile nel bagno più WC elettrico. Una seconda doccetta sul ponte.
Le batterie, da 80 Ampere, sono in un comparto separato con due impianti separati e relativi staccabatterie indipendenti per motore e servizi. Il quadro elettrico è provvisto di interruttori magnetotermici di sicurezza, di voltmetro ed amperometro. Autoradio con mangiacassette. Presenza di una presa elettrica 220 volt e di caricabatterie.
Due serbatoi sotto alle panche del quadrato in inox da 100 litri per l’acqua dolce ed un serbatoio da 80 litri sempre in inox sotto al piano del pozzetto.

Ancora Bruce da 18 libbre più una Danforth di speranza da 50 libbre. 20 metri di catena più 50 metri di cima da 14 e altri 60 metri di cima da 18.
Autopilota elettrico.

Vele: Una randa fullbatten (Filippini)+ Una di rispetto tradizionale (North).
Un jib nuovo (Quantum).
Un genoa nuovo ( Festa) Un genoa di rispetto
Due spi 0.50 e 0.75 oz (North)
Una tormentina (North)

Interni

Gli interni della mia versione sono da “crociera veloce”. Cioè non vi è controsoffittatura, cosa utilissima quando si deve smontare una qualsiasi attrezzatura di coperta. Invece gli interni sono realizzati in olmo, un legno chiaro e gradevole e sono così organizzati. A prua una cabina provvista di una cuccettona doppia e comunicante con il bagno provvisto di wc elettrico, di lavello e doccetta estensibile che serve sia per il lavello che per il bidet. La cabina di prua è separata dal quadrato da una porta per la necessaria privacy. Il quadrato ha due ampie cuccette singole. Il tavolo non è fisso e alla bisogna si usa un tavolo pieghevole in legno che è utilizzabile anche sul ponte. La cucina, a sinistra, consta di fornello basculante a due fuochi , lavello singolo con acqua dolce ed acqua di mare. A dritta il tavolo da carteggio con la relativa panchetta e il quadro elettrico. A poppa due piccole cabine che contengono una ampia cuccetta. Quest’ultima può essere ulteriormente allargata, sacrificando un micro corridoio, per diventare una cucettona da una piazza e mezzo.Tutte le cabine, il quadrato e la zona carteggio sono provviste di luci. A prua sotto la cuccetta vi è la cala vele. In quadrato quattro stipetti a murata più due ampi gavoni sotto le cuccette.Tre cassetti ed uno sportello in dinette. Un ripostiglio per gli attrezzi nel comparto batterie. Quattro capaci gavoni sotto le cuccette di poppa ed un gavone accessibile da ambo le cabine di poppa posto sopra al serbatoio. All’esterno un ampio gavone a poppa.

Il comportamento a vela
a vela
  • Prima classificata Campionati italiani IV Classe IOR 83-84
  • Prima classificata alle selezioni per i mondiali 83
  • Prima classificata per la classe regata- crociera 10-11 mt alla Centomiglia del Garda 84
  • Numerose vittorie in tutte le regate del Garda ed in molte nel Tirreno negli anni 85-89


È una barca piacevole con le ariette. La sua leggerezza e la velatura generosa permettono di farla muovere anche con due nodi di vento alla velocità di due nodi, purchè non vi sia onda. Non c’è bisogno di particolari attenzioni fina a 4-5 metri. Con questa intensità di vento riesce a camminare agevolmente a 5-6 nodi. Sopra a questa intensità bisogna cominciare a puntare le volanti e a lavorare sulla randa smagrendola e, alla bisogna, a lavorare col carrello. Il carrello è un piccolo capolavoro della Harken leggermente arcuato con concavità in alto che permette di aprire la randa e/o di richiuderla con qualsiasi intensità di vento senza sforzi aggiuntivi dovuti ad attrito. Sopra i 7-8 metri, a meno che non si sia in regata, è necessario ridurre la tela. Io di solito passo al Jib e dò una mano di terzaroli. Con questa intensità di vento riesco tranquillamente a governare in solitario facendomi aiutare per le virate dal pilota automatico. Sopra gli 11-12metri dò una seconda mano e, se sono solo, invece procedo con il solo fiocco. Sopra i 35 nodi ci sarebbe bisogno di una terza mano di terzaroli che… non possiedo!!
La barca si comporta bene raggiungendo agevolmente la velocità critica (7.5 nodi circa) da vento medio leggero in su. Essendo abbastanza leggera soffre un poco l’onda corta del lago e bisogna essere molto bravi per evitare piccole “spanciate” quando si incontrano treni di onde ravvicinate. In genere imbrocco la prima, la seconda, ma alla terza o quarta un pochino spancio. Data la sua estrema maneggevolezza si riesce bene a giocare nella bolina stretta cercando di rubare decimi di grado per risalire più stretti. È capace di procedere di bolina strettissima (quella che siamo abituati a fare qui sul lago) anche con 35 nodi di aria, anche se predilige un’andatura di poco più larga dove può sprigionare tutta la sua potenza. È una barca che bisogna far sempre correre. Quando c’è un poco d’aria è impressionante la sensazione che si prova quando si vede arrivare un rinforzo di vento. Dapprima la barca ha come un’indecisione come se volesse dire : “mi corico o non mi corico?” poi si ha chiara la netta sensazione dell’accelerazione in avanti e l’accenno allo sbandamento finisce. È una sensazione che si può provare solo su una deriva ma che su una barca di 10,5 metri fa la sua impressione!! Al lasco, anche non sotto spi, raggiunge agevolmente 8 e più nodi di velocità e sale sull’onda tirando fuori la prua (surfa) ma bisogna stare un poco attenti alle straorze. Se si starorza senza spi basta mollare la randa ed in un attimo si rialza. La straorza è invece sconosciuta di bolina.
Credo di avere straorzato due o tre volte in dieci anni! Con molto vento non ho mai avuto il coraggio di dare lo spi per cui non so se sia difficile da governare.

In conclusione è una barca veloce e divertente ma un attimino impegnativa al rinforzare del vento. Le sue innumerevoli regolazioni permettono di affinarsi nell’arte della messa a punto. Io ancora adesso dopo tanti anni passo ore a lascare di due dita la randa, a cazzare un poco di più la volante o a spostare di una tacca il punto di scotta del fiocco e mi diverto e mi meraviglio nell’ accorgermi che regolazioni anche insignificati modificano in modo sensibile l’andatura!!
a vela 2
Il potente motore, in relazione al peso, e l’elica MaxProp permettono di risalire il vento e le onde anche con 35 nodi. La velocità a motore, in condizioni ottimali, sfiora i sette nodi. È una barca che per anni ho meditato di portare al mare per fare crociere velocissime, dando la birra ai tanti crocieroni e/o plasticoni che arrancano nelle ariette del mediterraneo, magari in solitario. Ho abbandonato questo sogno solo dopo che, insieme ad altri tre amici, né ho aquisita una simile, pensata e progettata con le stesse idee, il Polaris 37.
... Ma questa è un’altra storia.
in banchina