Da Capo Figari a Porto S. Paolo

Corrado Ricci - 2002


Lasciato Capo Figari conviene tenere la rotta di 180° ovvero dirigersi verso il relitto di una nave affondata molti anni or sono e che è ancora visibile a circa 7 miglia di distanza nella stessa direzione.
L'attraversamento del Golfo di Olbia non presenta alcun pericolo per secche o scogli, ma bisogna stare attenti ai traghetti che passano continuamente nel colmo della stagione turistica. Alcuni di essi sono molto grandi, fino a 50.000 tonnellate, alcuni sono velocissimi. Sebbene in prossimità delle coste essi debbano rallentare, certe volte non lo fanno e le onde prodotte sono grandi e molto ripide se ci si trova nelle loro vicinanze. Un'imbarcazione a vela si muove molto lentamente rispetto a loro e non sempre si riesce a capire quale rotta farà la nave perché deve descrivere una curva per portarsi in corrispondenza dell'entrata del canale dragato che porta ad Olbia. Una barchetta di pochi metri rischia di rovesciarsi, e se le persone a bordo non sono abituate ai salti mortali possono farsi male.
Nel caso di forte vento da maestrale, nonostante che esso provenga da terra, si alza parecchio mare e se si procede verso nord l'attraversamento di bolina risulta molto lento e faticoso nonché, naturalmente, bagnato. Una volta che ero diretto in Continente e che il maestrale è arrivato improvvisamente, abbiamo preferito restare a secco di vele e procedere a motore fino a Porto Cervo dove ci siamo rifugiati e ci siamo rimasti due giorni perché le Bocche di Bonifacio non si potevano passare.
Sulla sinistra della barca giganteggia l'Isola di Tavolara, grande massiccio calcareo-dolomitico lungo poco meno di tre miglia, piuttosto stretto e alto quasi 600 metri. Le pareti sono quasi verticali, quella di nord-ovest verdeggiante, quella di sud-est priva di vegetazione e con le rocce dal colore leggermente rosato. Dall'estremità sud-ovest parte il cosiddetto Spalmatore di Terra, una striscia sabbiosa lunga alcune centinaia di metri, dove ci sono un paio di case, le baracche che ospitano un paio di ristoranti ed un piccolo cimitero che secondo me (e secondo molti altri) è il più bello del mondo, perché non solo è in una natura di eccezionale bellezza ma è l'unico in cui può capitare che leggiadre fanciulle in bikini entrino a curiosare.
L'isola, di proprietà privata, è praticamente disabitata, soggetta a servitù militare ed inedificabile. Vi sono degli impianti Nato, sotterranei, all'estremità settentrionale, dove si trova un bel porticciolo naturale, ma la presenza militare passa inosservata, limitandosi alla piccola navetta che tre/quattro volte al giorno collega l'isola con Porto San Paolo che è proprio di fronte. C'è invece un notevole via vai di motobarche che trasportano i turisti che vanno a fare il bagno e trascorrere una giornata. Una volta era tollerato arrampicarsi sulla cima più alta da cui il panorama sulle isole circostanti e sulle acque cristalline è mozzafiato. Ci si mette da una a due ore e nella parte finale l'ho trovato un po' impegnativo (dicono terzo grado) Oggi sarebbe proibito ma qualcuno ci va lo stesso.
Quest'isola è indubbiamente il punto forte della costa per decine di miglia, reclamizzato come proprio da tutte le località costiere ed ha qualcosa di magico, a cui contribuisce un curioso particolare storico. Nella metà dell'ottocento il Re di Sardegna (credo Carlo Alberto, non ho i riferimenti qui) venne a caccia a Tavolara, ospite del proprietario dell'isola, di nome Bertoleoni. La caccia andò benissimo, il Re fu molto soddisfatto e disse a Bertoleoni: "Bravo, ti nomino Re di Tavolara!". Bertoleoni lo prese sul serio, da allora si considerò un vero re e si fece seppellire nel piccolo cimitero in una tomba sovrastata da una corona, e così fecero i suoi discendenti. Ma il bello è che la Regina Vittoria, ordinando di fare la rassegna di tutte le monarchie del mondo, fece includere anche Tavolara, ed infatti una fotografia della famiglia Bertoleoni si trova a Buckingam Palace. L'attuale re di Tavolara è proprietario di uno dei due ristoranti, che manco a dirlo si chiama "Il Re di Tavolara".
Ma torniamo alla nostra navigazione. L'estremità meridionale del Golfo di Olbia è chiusa da un promontorio ricco di piccole insenature con bellissime rocce, ridossate dallo scirocco.
All'estremità di questo promontorio, che oggi fa parte del Parco Marino di Tavolara ed è inedificabile, ci sono due grossi pericoli: si tratta di due scogli semiaffioranti, un centinaio di metri al largo e difficilmente visibili contro sole e con mare calmo. Ci sono stati dei naufragi, fra cui un grande yacht a motore inglese. Personalmente, finché non ho avvistato il pericolo non mi sento tranquillo. È vero che si può scegliere una rotta molto al largo, ma allora bisogna stare attenti ad un'altra micidiale secca semiaffiorante, fra di noi chiamata Boccardi dal nome di un amico che c'è andato contro con il suo ferro da stiro. È chiaro che questo tratto di costa è sconsigliabile per la navigazione notturna.
Passato Capo Ceraso c'è sulla destra una grande e bella insenatura con diverse spiaggette davanti alle quali ci si può ancorare per fare il bagno (controllare il fondale). Sul fondo dell'insenatura c'è l'insediamento di Porto Istana con una spiaggia bianchissima e molto bella ma terribilmente affollata; sulla sinistra l'insediamento della Corallina con un piccolo porticciolo privato (non ha fondale per le barche a vela) ricavato alla foce di un torrente. Prima della costruzione del porticciolo l'acqua del mare era semplicemente perfetta, come del resto dice il nome della località, adesso è solo discreta ed ha perso in limpidezza e colore. Quando si interviene a modificare il mare, non si sa mai cosa può accadere.
L'insenatura è chiusa a sud da due isolette al di là delle quali si apre la rada di Porto San Paolo. Fra la più orientale delle due e lo Spalmatore passa quello che può chiamarsi il Canale di Tavolara, che bisogna percorrere per proseguire verso Sud, tenendo d'occhio l'ecoscandaglio perché il lato orientale (quello verso Tavolara) ha fondale un po' scarso per una barca a vela.
È adesso necessario dare qualche cenno sul Parco Marino di Tavolara. Esso comprende l'estremità del promontorio di Capo Ceraso, le isole di Tavolara e Molara ed una parte del promontorio di Capo Coda Cavallo, ma i suoi confini sono ancora in via di definizione. E sono anche da definire i confini e le limitazioni di due delle tre zone in cui sarà diviso. Al momento è definita solo la zona di riserva totale, e cioè la zona "A" che comprende l'angolo sud-orientale di Tavolara, attorno a Punta del Papa, tutta l'isola di Molara (forse con l'eccezione di un piccolo tratto) e l'isolotto di Molarotto, un paio di miglia ad est di Molara.
Nella zona "A" è proibito tutto, semplicemente non ci si può andare, e sono state già installate una serie di boe che la delimitano. La Guardia Costiera ha già fatto sapere che farà rispettare con "tolleranza zero" il divieto, con sanzioni che comprendono il sequestro dell'imbarcazione, quindi meglio stare alla larga. Le zone "B" e "C" , non ben delimitate a tutt'oggi e su cui sono in corso estenuanti discussioni fra Comuni interessati e le varie Autorità, comporteranno divieti di vario genere, particolarmente nella pesca. L'ancoraggio potrà essere limitato a particolari zone. Finora non si è parlato di agevolazioni per le imbarcazioni a vela rispetto a quelle a motore. Nelle due zone non ben definite la Guardia Costiera sarà tollerante e forse si limiterà ad ammonire i trasgressori.
Proseguendo la navigazione nel canale di Tavolara appare subito la rada di Porto San Paolo, delimitata a Nord dalle due isolette ed a Sud dal promontorio di Punta Don Diego e costellata di spiaggette. In fondo i vari villaggi residenziali, con un moletto e pontili galleggianti sul lato Nord, dove sono ormeggiate imbarcazioni a motore e gommoni ed un molo più alto sul lato Sud dove attraccano le navette militari (e perciò è detto Molo Nato), le motobarche per Tavolara e qualche peschereccio. Non c'è fondale per l'ormeggio delle imbarcazioni a vela, tutt'al più è possibile mettersi di poppa ad uno dei pontili galleggianti rimanendo qualche metro distante e tirare a bordo una manichetta per rifornirsi di acqua. Non vi è rifornimento di carburante. Per la vela non c'è assistenza, per i motori ci si può rivolgere al moletto.
Poiché la rada è protetta dalle onde le imbarcazioni a motore più grandi e quelle a vela si mettono alla fonda tranquillamente, ormeggiandosi ai corpi morti se disponibili (rivolgersi al moletto) oppure ancorandosi. Lo spazio non manca e d'altra parte al massimo si contano alla fonda 30/35 barche che possono ruotare senza problemi.
A terra, nel giro di un paio di centinaia di metri ci sono molti negozi, caffè, un supermercato, un Centro Subacqueo con cui si possono fare delle belle immersioni a Tavolara e Molara (affittano tutta l'attrezzatura), un albergo e cinque ristoranti. A circa 700 metri, all'incrocio con la strada Orientale Sarda, c'è un negozio di ferramenta e di materiale nautico, la farmacia, la guardia medica e la banca, nonché i Carabinieri. I prezzi non sono da Costa Smeralda, ma solo, come in quasi tutta la Sardegna costiera (almeno nella stagione turistica) un po' più alti che nel Continente.



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