La Roma X2 (2001) di Zinzura di Gianni Zura


Quando, otto anni fà, lessi di questa nuova regata transtirrenica per 2, telefonai al circolo organizzatore e mi feci mandare immediatamente il bando. Sia ben chiaro, a quei tempi non avevo nè la barca adatta nè tantomeno la preparazione per affrontare una regata del genere, ma i VeListi, si sà, sono dei sognatori! E a volte realizzano i propri sogni, come è successo a me quest'anno, visto che sono riuscito a partecipare per la prima volta ad una "vera" regata d'altura, la Roma x 2.

So che molti di voi mi capiranno: ce l'avete presente quando uscite in barca e vi rendete conto che il mare che state navigando è troppo piccolo? Che la vostra barca sta soffrendo perchè vorrebbe andare "lontano" e voi la tenete troppo "vicino"?
In poche parole che le navigazioni che state facendo vi stanno strette? Ecco, questo è ciò che sentivo io.
Come sapete chi è malato di questo male con il tempo si aggrava, e la guarigione è impossibile.
Alcuni fattori scatenanti hanno acuito i sintomi, e tra questi, oltre al regolamento IMS ed ai campionati d'altura disputati su percorsi a
bastone di poche miglia (alla faccia dell'altura), quello decisivo è stato l'acquisto di ZinZura, il mio adoratissimo First 31.7. A quel punto mancava solo la medicina, una bella regata vera. Si, ma dove lo trovo uno che viene con me? Finchè se ne parlava per gioco avevo il problema di dire di no a molti amici, ma quando ho deciso di partire sul serio non ho trovato più nessuno. A parte Marco Nardi.
Sarà perchè abbiamo avuto lo stesso maestro di mare, un grande marinaio che si chiama Piero Fresi (ve lo ricordate quello che ha fatto la mini transat su American Express fuori gara un paio di anni fà, senza una lira e su una barca di 20 anni? Era lui!), sarà perchè abbiamo fatto esperienze di vita quasi parallele, anche se lo abbiamo scoperto soltanto nelle lunghe chiacchierate durante la navigazione, fatto stà che l'intesa fra noi è stata perfetta da subito e non si è mai incrinata. Questa volta gli ingredienti c'erano veramente tutti, bisognava solo organizzare la cosa.

Primo problema da risolvere: trovare gli sponsor. Ho preparato un dossier tipo "lettera/memoria/presentazione/datece li sordi", che abbiamo mandato a decine e decine di potenziali
finanziatori, ai quali abbiamo prospettato diverse opportunità di partecipazione all'impresa, che prevedevano esborsi da poche centinaia di migliaia di lire a diversi milioni.
La risposta è andata al di là di ogni più rosea aspettativa, e siamo più o meno riusciti a raggiungere gli obbiettivi che ci eravamo prefissati. Non pensate che sia stata una passeggiata; è stato un impegno durissimo di mesi,
fatto di contatti, telefonate, e-mail, incontri, che alla fine ci hanno consentito di: - dotare ZinZura di un gennaker e di un M.P.G. in cambio di una modifica temporanea del nome in "ZinZura - AutoMax";
- montare un'elica max-prop;
- disporre di divise da superfighi, che per quanto eravamo fighi ci vergognavamo pure (e chi era abituato a ricevere i complimenti per l'abbigliamento??); - avere alaggio e varo gratuiti;
- acquistare sottocosto un'antivegetativa top quality e le cerate traspiranti;
- avere un super appoggio dalla nostra sezione della Lega Navale, quella del Golfo dell'Asinara, che si è fatta carico delle spese di iscrizione alla regata, dei certificati di stazza, delle carte nautiche e dei trasporti; - di avere la cambusa gratis.


Problema numero due: preparare la barca
In verità è stato necessario ben poco. L'intervento più consistente è stato il montaggio di un piccolo bompresso, munito di tirantino sul dritto di prua, per portare fuori di circa 50 cm il punto di mura di gennaker ed M.P.G. (per chi non lo sapesse, ed io non lo sapevo, l'M.P.G. è un genoa leggerissimo non inferito, che si usa di bolina con venti deboli, fino a circa 10 nodi). Poi lo svuotamento della cabina di prua per utilizzarla come calavele, il montaggio di un'antenna VHF di emergenza, lo sbarco di tutte le cose inutili. Infine il montaggio di qualche rinvio e stopper in più, e della seconda drizza spi per l'M.P.G., però in testa d'albero anzichè a 9/10. Abbiamo infine imbarcato un'assortimento di medicinali assolutamente professionale, grazie a Marianna che, oltre ad essere medico, è anche la moglie di Marco. Alcuni di questi sono stati risolutivi. Problema numero tre: programma di allenamento. Ci siamo imposti di uscire tutti i fine settimana, sin dall'inizio dell'anno, con ogni tempo, e di effettuare una navigazione di due giorni no-stop (Stintino - Sanguinarie - Stintino)oltre al trasferimento. Inoltre allenamento in palestra due volte alla settimana. Il trasferimento. Chiunque abbia preparato una barca per una crociera o per una regata sa come sia difficile rispettare i programmi prefissati. Anche noi siamo stati con l'ansia di non farcela fino all'ultimo minuto, mancava sempre qualcosa, ma alla fine è stato sufficiente rimandare di una settimana il trasferimento a Riva di Traiano per recuperare tutti gli imprevisti.

Siamo quindi partiti all'alba del venerdì prima di Pasqua, con un mare in cascata dopo una burrasca di maestrale. Navigazione con onda grossa e poco vento fino alle Bocche di Bonifacio, poi vento fresco di Libeccio fino a 40 nodi per tutta la notte, un'unica planata di 12 ore con morale ed adrenalina al massimo. Nel buio si vedevano milioni di stelle ed un mare di schiuma bianca intorno a noi. Bellissimo!! ZinZura si è espressa al meglio, toccando la punta di 15,8 knt con tre mani alla randa e genoa molto avvolto, tipo tormentina. All'alba mare e vento mollano ed il cielo si fà plumbeo. Tutta randa e motore, e ne approfittiamo per fare una ricca colazione. D'improvviso si vede in lontananza il tipico arrivo della buriana, quindi due mani alla
randa, nuovamente cerata e cinture e.......la buriana arriva, esattamente con direzione opposta alla nostra rotta. E' un grecale fortissimo, che monta rapidamente a 40 nodi, formando in poche ore delle onde che noi stimiamo alte almeno 5 o 6 metri. Terza mano alla randa, tormentina, ed il vento aumenta ancora, 45, 47, 50 nodi reali. Randa chiusa e rizzata, cerchiamo di non perdere acqua, visto che quando il balletto è cominciato mancavano solo 50 miglia alla meta. I bordi di bolina sono illusori, la
barca sviluppa velocità superiori ai 6 nodi, ma le onde ci fanno scarrociare in maniera paurosa e stiamo praticamente sempre nello stesso punto; questa storia durerà 5 o 6 ore. Riusciamo a risalire quasi tutte le onde, ma quelle che frangono spazzano la coperta e ci riempiono il pozzetto. Siamo bagnati ed infreddoliti, e gli spruzzi in faccia sono molto dolorosi, specialmente
quelli che colpiscono gli occhi. Teniamo duro e ci sfoghiamo dicendo le peggiori parolacce alle onde che ci torturano. Il rumore è infernale. Cerchiamo di rispettare i turni, anche se le violente rollate della barca rendono pericoloso lo stazionamento all'interno al di fuori delle cuccette. bisogna trovare il momento giusto per aprire il tambuccio e scendere sottocoperta, nel preciso istante in cui le onde non frangono; comunque l'acqua entra comunque, e togliersi salvagente, cintura, cerata e stivali è un'impresa faticosissima. Ma tutto sommato si sopravvive, ed a tutto ci si abitua.
Quando ormai avevamo deciso di puntare sull'Argentario per riparare a Cala Galera il vento cala un pò, 35-40 nodi, e possiamo issare nuovamente la randa con tre mani. Ora la bolina è più efficacie, e con santa pazienza risaliamo, con l'illusione di trovare condizioni migliori nel corso dell'avvicinamento. Invece le condizioni rimarranno dure fino a poche miglia da Civitavecchia, e le onde corte e ripide ancora più fastidiose delle "montagne" del mare aperto.
Ripensandoci a freddo avremmo potuto issare a riva la randa di cappa; sicuramente avrebbe dato maggiore equilibrio alla barca e forse saremmo riusciti a risalire più agevolmente il vento. La prossima volta ci provo.
Siamo arrivati a Riva di Traiano alle 11,30 di notte. Non riuscivamo a controllare il freddo, ci siamo aiutati con i fornelli e
con una minestra calda, ed infine con un sonno ristoratore. Quando ci siamo svegliati abbiamo capito il perchè del freddo: tutte le alture circostanti erano ricoperte di candida neve!!.

La regata

Motore sigillato, usciamo trainati da un gommone dell'organizzazione. Siamo emozionatissimi, c'è mare residuo ed un groppo di pioggia con vento a circa 20 nodi. Ci colpisce la differenza delle barche rispetto alle regate cui siamo abituati.
Qui tutti gli equipaggi manovrano in sicurezza, vele ridotte, distanze adeguate, condotta prudente.
Non vi racconterò 5 giorni di navigazione, vi voglio troppo bene! Penso solo che una regata così non si può improvvisare, e si può disputare al meglio solo se si hanno:
- una barca completamente affidabile;
- fiducia assoluta nel co-skipper;
- perfetta conoscenza della barca da parte di entrambi i membri
dell'equipaggio, che si ottiene solo con un meticoloso allenamento;
- un'adeguata preparazione fisica;
- una buona pianificazione di tutti gli aspetti tecnici (vestiario,
sicurezza,
alimentazione, gestione dei turni di riposo);
- la capacità di salire in testa d'albero in condizioni difficili;
- capacità tecniche commisurate alla lunga navigazione in 2.


Ed i conti poi si pagano sia durante la regata (ritiri, rotture, avarie, equipaggi fuori combattimento) ma soprattutto dopo (molti sono arrivati al limite dal punto di vista fisico, altri hanno giurato che non faranno più una regata simile).

Il momento più bello: la bolina notturna tra Capri e Lipari con vento teso e mare mosso. Tutte le barche che incontravamo le superavamo!
Il momento più brutto: l'ultima notte di navigazione, in bonaccia, vicinissimi a terra sulla batimetrica dei 6 metri per prendere la
brezzetta di terra. Ad un certo punto è salita una nebbia così fitta che non vedevamo la testa dell'albero. Brrrrrrr!!!
Il risultato finale è stato di grande soddisfazione, considerando che per noi sarebbe stata già una vittoria concludere la prova, viste le difficoltà logistiche:
- quarti di classe in tempo reale;
- terzi di classe in tempo compensato;
- noni assoluti in tempo compensato.

Ed infine non posso non segnalare l'organizzazione perfetta della regata e l'accoglienza fraterna noi riservata dagli organizzatori. Insomma una esperienza bellissima, che consiglio a tutti coloro che amano le lunghe
navigazioni e non hanno paura di mettersi alla prova.



Alcuni dati:
- Percorso teorico regata: 535 mg
- Percorso di ZinZura: 640 mg
- Tempo impiegato: 121 h 47 min
- Velocità media: 5,25 knt (altissima se pensate che siamo stati circa un giorno e mezzo fermi)
- Velocità massima in regata: 12,8 knt
- Totale navigazione, compresi i trasferimenti: circa 1100 mg
- Velocità massima: 16,6 knt.

Non posso che concludere ringraziando:
- Marco, senza il quale non avrei potuto fare questa meravigliosa esperienza;
- Maria, Giorgia e Saverio, la mia famiglia, cui ho sottratto buona parte di quel poco tempo che normalmente dedico loro;
- mio padre, aiuto irrinunciabile e sempre disponibile per ogni lavoro sulla barca;
- Piero Fresi, che mi ha trasmesso la sua visione della navigazione d'altura e la sua passione per l'altomare;
- gli sponsor, che ci hanno permesso di affrontare quest'impresa al meglio, e che mi auguro di avere ricompensato con il risalto dato dalla stampa locale alla nostra avventura;
- la Lega Navale Golfo dell'Asinara ed il nostro Presidente, Alberto Roggero, che ci hanno appoggiato con calore fraterno fin dall'inizio;
- tutti gli amici, VeListi, velisti e non velisti, che ci hanno incoraggiato, seguito ed
aiutato con entusiasmo ed affetto prima, durante e dopo la regata.

Gianni Zura