Meglio di Nippon'92 di Lavinia Antico

*** VeLista mailing list ***

Usciamo alle 8.30, contrariamente alle previsoni il venticello è teso,
soprattutto sotto costa. L'abbigliamento in maglietta non è il più adatto,
cominciano ad arrivare i primi spruzzi d'acqua, la barca senza
vele è inclinata di 10/15°, ci vestiamo
Il vento fa volare in acqua il cappellino di Nunzio, che viene recuperato.

Continuiamo a dirigerci verso la linea di partenza, il vento rinforza, le
barche attorno a noi sono tante e gli spazi di manovra si restringono.
Issiamo la randa, Carlo decide di prendere una mano.
Abbiamo il vento in poppa, siamo un po' distratti: le foto, lo spettacolo
delle vele, l'emozione, gli spruzzi; tutti tranne Carlo: "guarda che
strambiamo", Bruno
comincia a recuperare la randa e STTTRRRAMMMMMBBBB.
Guardo se qualcuno si è fatto male. Poi guardo il boma... e guardo Bruno che
è già all'albero, e dico: "oh c... c'è qualcosa che non va".

Mi ricordava un braccio disarticolato, con la testa dell'osso uscita dalla
sede, eppure stava lì, sostenuto dalla randa anzichè sostenerla.
Carlo, già di poche parole, come me, era ammutolito.
Bruno e Nunzio analizzano e sentenziano: "si è rotta la trozza"
Nunzio pensa ad una riparazione artigianale con cime, ma con quel vento non
reggerebbe alla prima virata,
Carlo sconsolato se ne esce "Barcolana finita" A 15 minuti dalla partenza!

Disarmiamo randa, vang, paranco della scotta, amantiglio. Il boma viene
messo sottocoperta.
A quel punto Carlo mentre stava per rientrare in porto si illumina: facciamo
la Barcolana col fiocco!! (E' vero abbiamo sempre il fiocco! penso). Grande!
Sorridiamo da un orecchio all'altro.
Appena il tempo di aprire il fiocco, di sentire come manovrare, ed ecco la
cannonata, il via!
Siamo lontani dalla linea di partenza. Si va, al traverso, nel frattempo è
uscito un po' di sole e il vento è calato
Facciamo 2,5 nodi. Pochini davvero. Molti ci passano avanti, ma siamo
contenti di essere partiti, va bene lo stesso. L'atmosfera è rilassata,
siamo in gita domenicale :-). E' una bellissima giornata. E l'equipaggio è
in sovrannumero, prende il sole.

E' sempre Carlo ad avere le intuizioni.
"E se issassimo lo stesso la randa? - pausa
senza boma - pausa
ci inventiamo qualcosa per regolarla" - pausa

Ad ogni pausa scrutava le nostre reazioni. Stava chiedendo un'approvazione,
una conferma che non fosse un'eresia.

Ma certo! perchè no? in fondo a cosa serve il boma? :-)
Mal che vada non funziona, avremo provato no? più lenti di così non
possiamo,

Issiamo la randa, ingarrocciandola normalmente all'albero, il vang al punto
di mura per metterla in tensione verso il basso, le scotte dello spi come
scotte, i due bozzelli del circuito dello spi per regolare le scotte
agganciati al.... pulpito di
poppa.
A seconda dell'andatura e della forza del vento i due bozzelli vengono
fissati nella traversa più alta o più bassa del pulpito (in modo tale da
smagrire o ingrassare la vela e tesare la base). Un'altra cimetta è stata
data volta a metà alla scotta di sopravento più o meno come carica basso?
(non cazziatemi per favore sono io la burba dell'equipaggio :-) )
E' come un secondo fiocco: lo abbiamo battezzato appunto armo bi-fiocco (o
armo RicChelli)

Però sembra funzionare! ora facciamo 5 - 5,5 nodi.
Recuperiamo molte barche, è una goduria :-))
Altri equipaggi ci guardano perplessi, mentre sfiliamo: non sempre si
capisce cosa manca, ma
qualcosa di strano c'è. Anche altre barche hanno perso il boma, ma navigano
con
solo fiocco, una addirittura solo con la tormentina.

La soluzione è chiaramente arrangiata, la regolazione approssimativa, le due
scotte lavorano male, danno fastidio sia al timoniere sia a chi regola il
fiocco, sembriamo mosche in una ragnatela, tutto l'equipaggio ammassato a
poppa. Se ci fosse più vento il pulpito ovviamente non reggerebbe ai carichi
e la randa in ogni caso non potrebbe essere terzarolata (salvo spostare il
punto di scotta nella bugna della prima mano di terzaroli). Per
cazzare le scotte ci vogliono due persone

Il vento gira, cade, riprende. La vela continua a funzionare.
Alla prima boa ci è andata bene. Ma non immaginavo un tale scompiglio. Vele
che sbattono, tutti che sbraitano ACQUA!, ORZA! VIRA! OHHHHHH VIA !!!!
POGGIA! ATTENTO! AAHHHHH!!!! CHE C..... FAI!!!!
Passiamo indenni, girando largo ma non troppo (30 m sono tanti o pochi?)
Ci rilassiamo, mangiamo, beviamo un tocai (prove di evaporazione) cantiamo.
Vieri vuole dormire ;-))

Non vi dico il disastro alla seconda boa.
Credo 4 collisioni, almeno il doppio evitate, falchetta e un
candeliere piegati.
La randa è praticamente lasciata a se stessa: Nunzio cerca di fare da
scotta per regolare alla meglio mentre Carlo tenta di
evitare una collisione dopo l'altra con gambe braccia scotte piedi cime di
mezzo,
la barca è senza inerzia quasi, perchè la regolazione delle vele è pietosa.
Vieri che sta per essere infilzato dal pulpito di prua di una barca
tentando di respingerla a forza di braccia, io pure devo aver messo le mani
in un posto vietato visto che in 3o 4 (compreso l'equipaggio dell'altra
barca
all'arrembaggio) si sgolavano per dirmi VIA LE MANI!!!!!!!!!!!!!

Carlo strilla: leviamoci di qui! leviamoci di qui in fretta!!
Non era come a Castelsardo ma vedere tutte quelle barche venirti addosso non
è divertente
Curiosamente siamo più vicini alla boa adesso di prima.
Usciamo dal marasma finalmente, stappiamo una bottiglia (altre prove di
evaporazione) e boliniamo verso l'arrivo. Boliniamo?
L'armo bifiocco dimostra qui la sua debolezza. La vela sembra una mutanda di
piombo. Il pulpito soffre, traballa. Ammainiamo.
Finalmente ecco la boa e il rimorchiatore
Bruno osserva la giuria: "ci hanno visto si si si ho visto che scriveva
qualcosa
:-))) "
E il tappo dello spumante salta.


Lavinia