Crociera delle Isole

Premessa

La vita è strana e foriera di continue sorprese, ti porta a sognare nuove sensazioni ed a fare programmi che non sono assolutamente relazionabili con le tue precedenti esperienze.
Alcuni anni orsono, all'inizio dei miei tardivi tentativi di conoscere il mare, mi sono trovato a circumnavigare una piccola e sconosciuta isola, la Gallinara, sita a pochi passi (passi?, la tradizione ed i termini di terra non mi abbandoneranno mai, sono parte del mio bagaglio culturale e del mio modo di esprimermi) dalla costa ligure tra Albenga ed Alassio: ne ho ricavato una forte impressione di mondo chiuso in se stesso (non è visitabile) e nello stesso tempo aperto a tutti.
Marinaio in osservazione Il mare, il vento, gli uccelli, il sole, la pioggia, sicuramente anche i pesci sono gli incontrastati padroni di quel piccolo mondo autonomo. Il porticciolo, la chiesetta in alto, una struttura di palazzotto rinascimentale, dei muri a secco sono le tracce visibili lasciate dall'uomo, ma sembrano provvisorie, sicuramente destinate a sparire. Sul “continente” invece le tracce umane sono incombenti, non sono eludibili, si impongono negli angoli più impensati. Scali il Bianco, il Rosa, il Cervino, una qualsiasi montagna sconosciuta e trovi una croce (o un “omino” di sassi) a ricordarti che qualcuno ti ha preceduto, vai per campi o per erte montane e trovi case abitate, capanne abbandonate, sentieri, purtroppo anche cartacce ed altro: ti senti un intruso, uno che viola spazi con memorie di altri, memorie che dovremmo lasciare intatte e non calpestate. Il mare conserva invece le tue tracce in modo esclusivo, personalizzato e visibile solo da te e dalla tua mente: un tuo tuffo (per me sempre pericoloso, nuoto a “mattone”), la scia della tua barca, il fruscio dell'acqua sulla carena e le bolle di schiuma ai lati sono un attimo, si fissano nella tua memoria e rimangono vive e presenti per te, ma, nello stesso tempo, non sono mai esistite per gli altri.
Il mare, questo sconosciuto. Ricordo alla fine del liceo un professore che parlava dei tramonti e delle albe sul mare, tutti i miei compagni commentavano ed aggiungevano particolari, io stavo zitto: a 19 anni non avevo mai visto il mare direttamente, ma solo in qualche film e raramente al telegiornale (a quei tempi da un'unica rete e condotto da un mezzo busto che leggeva le notizie con qualche rarissima immagine).
Poco più di dieci anni orsono venni, come si suol dire, folgorato sulla strada di Gerico: un cliente (meglio un amico) di Vibo (Calabria) una domenica mattina mi ha di forza imbarcato su un suo grosso peschereccio (il “poveretto” aveva anche un cantiere navale) ed ho passato una strana domenica in un mondo per me sconosciuto, il mare (per di più in leggera burrasca), tra Vibo Marina e capo Vaticano. Ad un inizio giornata di estrema indifferenza (quando non lavoravo o non guidavo un'auto a non far nulla venivo colto da attacchi di sonno) è seguita una esperienza affascinante, che mi ha prima sorpreso e poi coinvolto. Avevo scoperto il fascino del mare, bellissimo e terribile nella sua continua richiesta di attenzione: la montagna non ti perdona nulla, ma normalmente puoi trovare un anfratto, un appiglio, una buca dove ti fermi e puoi riprendere fiato. Il mare non solo non ti perdona nulla, ma non ti offre nessuna possibilità di pausa, è una sfida continua tra il tuo fragile e piccolissimo guscio (la “tua” barca) e le forze della natura: onde, raffiche di vento, altre barche, le coste (la terra che normalmente ti è amica e che invece dal mare va avvicinata con estrema cautela) richiedono sempre la tua attenzione, anche in condizioni normali. Da allora, esagerato come sempre, ho pianificato e realizzato un cambio di vita, sganciandomi dal lavoro per fare del mare uno dei miei interessi principali: acquisto di una barca, patente nautica, corso di nuoto (non avevo mai imparato a nuotare), prime uscite in mare, prime scoppole (fortunatamente senza danni) che mi hanno “imparato” che con il mare non si scherza, ma ci si deve assoggettare ad un duro e lungo tirocinio per avere una ragionevole probabilità di non far danni (soprattutto ad altri) e di godere della gamma infinita di sorprese che il mare ti può riservare.
Alcune uscite in compagnia, ma sono un solitario per natura ed ho preferito continuare da solo: come si affrontano i vari gradi di “forza” di vento e mare? Andandoli a cercare in condizione di ragionevole sicurezza anziché subirli a sorpresa e senza alcuna esperienza. La barca va prima scelta in funzione dei tuoi obiettivi, poi devi imparare a gestire le risorse della “tua” barca, a conoscerne le reazioni nelle più svariate condizioni, a prevenire i guasti più ricorrenti e a riparare personalmente ed in qualsiasi situazione qualsiasi “pezzo” si rompa, a valutare la sequenza dei guasti possibili derivabili da un primo inconveniente (sono come le noccioline, uno tira l'altro).
Ho imparato abbastanza? NO!, c'è sempre qualcosa di nuovo ed imprevisto, ma il mare mi ha insegnato la “calma”. Più la situazione diventa seria e più il responsabile di una unità in mare deve diventare freddo, deve dominare e nascondere i suoi timori e le sue paure, deve essere calmo sia quando è da solo, sia, soprattutto, quando è responsabile di altre persone: deve inoltre sapersi imporre, con fermezza ed anche con durezza se necessario, dare ordini che non devono essere discussi ma eseguiti immediatamente, prendere (metaforicamente ma ....) a “pedate nel c...” chi fa di testa propria senza chiedere l'approvazione di chi gestisce la barca. Infatti i pochi guasti gratuiti (cioè evitabili) che ho avuto in 8 anni di barca a vela sono sempre derivati da manovre a sorpresa eseguite (sicuramente a fin di bene, il che è solo peggiorativo) da altri senza concordarle con chi è al timone.
Passo normalmente un paio di giorni a settimana in mare, più in autunno/inverno che in estate: in primavera invece ho iniziato negli ultimi anni a programmare crociere sempre più lunghe in solitario, inizialmente non per scelta ma perché è difficile trovare persone che siano libere da impegni per lunghi periodi e che nello stesso tempo abbiano un carattere compatibile con il mio, successivamente invece ho deciso di navigare da solitario per scelta ragionata. Alla base ci sono ovviamente caratteristiche mentali che ti fanno preferire la solitudine alla compagnia di altre persone, in montagna, infatti, sono andato spessissimo da solo, mentre in mare ero inizialmente frenato dall'acqua che non ho mai amato molto, poi un semplice ragionamento mi ha risolto il problema: la vita è mia, il destino è una conseguenza delle mie azioni. Se programmo un'uscita in mare basandomi su quello che ho imparato del mare sono sullo stesso piano di quando facevo una scalata in notturna da solo: sono cosciente di correre dei pericoli, sono pronto a subirne le conseguenze, quindi perché starci a pensare? Si fa un programma di massima, ci si prepara mentalmente e si parte.
Per quest'anno mi sono organizzato una crociera solitaria di quasi due mesi da Imperia, per le isole Tirreniche fino alla Sicilia, poi alla Tunisia e ritorno per Sardegna/Corsica Ovest con una tappa obbligata a Palermo per la "Velista x tutti" dal 22 al 25 maggio. Mi annoia molto sia l'andare a motore (anche se so che per alcuni tratti lo dovrò usare), sia la confusione di porti e rade affollati: la primavera garantisce vento e tranquillità.
Ho dedicato qualche giorno alla barca per la manutenzione ordinaria, molto meno alla cambusa (pasta, minestre liofilizzate, sughi pronti, qualche scatoletta e ...salama qb) ed alla cantina (normalmente rifornita di suo).

Partenza

L'avvio non è dei migliori, vorrei partire il 27 aprile ma le previsioni danno burrasca sul Ligure, il Mistral ha da poco iniziato ad imperversare e si prevede che seguirà la solita routine di tre giorni. Il 29 mattina parto da Milano prima delle sette (per evitare il traffico), le previsioni dicono che la forza del vento decresce. Alle 11 sono tentato di partire ma le scoppole prese a Capo Corso in altre occasioni mi consigliano prudenza e passo la giornata in acquisti, un buon ristorante e lavoretti, sono teso, non provo nemmeno a dormire: alle 18 mollo gli ormeggi, rotta 120° su Capraia (in alternativa punterò su Macinaggio o direttamente sull'Elba).

Marina Aregai / Marina di Campo: 29-30/4

Il vento soffia da Ovest tra i quindici/venti nodi, il mare non è proprio tranquillo con onde al giardinetto tra i due ed i tre metri, vele piene e minimo 7 nodi con punte fino a 9 mi fanno volare fino verso mezzanotte: mi alterno al timone con il fido Asdrubale (non voglio consumare troppa energia elettrica), fa freddo ed è molto buio, il mare è deserto (non avvisterò nulla fino all'Elba) ma non ci sono particolari problemi, ora sono rilassato ed un buon bicchiere di vino ed un panino mi danno energia.
Dopo mezzanotte il vento cala a 10 nodi (come da previsioni) ma inizia a ruotare verso nord (era previsto costante da W, amen) fino a trovarmelo di poppa piena, il mare è troppo agitato per mettermi a farfalla, cambio programma e punto a scapolare capo Corso in direzione di Macinaggio. Prima dell'alba sono vicino alla Giraglia con onde costanti oltre i tre metri, gira e rigira sempre in questo pezzo di mare di m.... vado a finire: il vento diventa irregolare come direzione e cala ancora, avvio il motore e procedo a 6 nodi a caccia del ridosso della Corsica, è nuvolo, non si vede quasi nulla ma non ci sono pericoli particolari. Purtroppo un treno di onde irregolari provoca alla povera Camilla un paio di spanciate consecutive dal rumore infernale, è un momento persino bello ma immediatamente il ronfare regolare del motore cambia, sento un forte rumore di metallo contro metallo che diminuisce quando l'onda mi colpisce a dritta ed aumenta di brutto quando l'onda è passata: metto il motore al minimo, il rumore diminuisce ma è sempre di tipo metallico, meglio spegnere ed andare a vela sfruttando il poco vento (ora da Nord). Abbandono l'idea di andare a Macinaggio (non so se potrò usare il motore e gli scogli sottovento non mi sono mai piaciuti) ed allargo verso l'Elba: riaccendo il motore, metto in folle e provo a vari livelli di accelerazione, il rumore non è di motore fuso (la temperatura è normale, idem l'olio, lo scarico dell'acqua a mare regolare) ma deriva da un battito contro la struttura della barca. Dopo le 8 chiamo il mio fidato meccanico di Loano (uno dei pochi artigiani “marini” di cui mi fido), gli spiego il problema, riaccendo il motore e lui ascolta tramite il cellulare e poi il verdetto: si è rotto o il silent block o il supporto motore. Crociera finita? Io tornerei, dice il Marietto, ma se lo usi poco e non lo forzi il rischio di rottura definitiva del supporto motore è minimo (non me la sono sentita di spiegargli che avevo davanti ancora almeno 1.600 miglia, gli ho parlato di un giretto intorno all'Elba). Io amo il rischio calcolato, usare poco il motore è un must per me, non forzare a motore anche, si va avanti.
Il venticello da nord si mantiene costante, il mare è sempre più calmo, il cellulare si collega (Tim a 100 metri dal confine non la becchi più, i francesi invece occupano gli spazi liberi), studio le previsioni (vento da nord 10/20 fino a domani) e decido per il sud dell'Elba. Giornata passata a sonnecchiare per sbollire l'incazzatura, c'è un po' di sole, si naviga, trovo il tempo di perdere un tonnetto (si è ingurgitato il pescetto montato sulla canna piccola, il filo non ha retto). Provo ad ormeggiare nella baietta della Fetovaia, il vento è da nord ma non c'è ridosso anzi picchia tra 15/20 nodi, provo un altro paio di piccole baie, ma come funziona il ridosso nelle isole? Si va a Marina di Campo, alle 22 del giorno 30 calo ancora (e grappino afforcato) in 10 metri d'acqua di fronte a La Foce, cena frugale (pasta e fagioli pronta in 10 minuti, due fette di salame, vino, grappino in pozzetto sotto le stelle) e poi a nanna: sono sveglio da quasi 40 ore, anche se alcune pennichelle da dieci minuti l'una mi hanno attenuato la fatica.
28 ore di navigazione, circa 130 mn, 40 più del pianificato, quasi tutto ok, mannaggia al motore (ed a Capo Corso): “domani è un altro giorno, si vedrà”.

Marina di Campo/Pianosa/Montecristo/Giglio: 01/05

Sveglia nel sole, vento da nord sui 15/18 nodi, passo davanti al porto di Marina C. (brutto porto, scogli, barche di traverso, ho fatto bene a stare all'ancora), mi metto a farfalla direzione Montecristo (Pianosa la vedrò un'altra volta), mi auguro che il vento rinforzi, avrei una scusa (forse valida ed accettata, tentar non nuoce) per attraccare a Montecristo. Giornata bellissima, un po' fredda, bel vento, mare deserto: ma non è il primo maggio? Sono le 9, si sveglieranno tardi i marinai della domenica. Poco dopo noto una vela lontana, oltre Punta Calamita (Elba): evviva non sono solo.
Quasi subito squilla il cellulare, è Pietro Cambi, mi chiede dove sono (sapeva che sarei stato dalle parti di Elba/Giglio per il 1° maggio) perché mi vorrebbe sulla sua barca (Aleph, un First 40.7) in trasferimento dalla Toscana alla Sardegna: belin, è in compagnia dello Scarnicchia e di un terzo velista, non gli bastano quattro orecchie a sua completa disposizione? Il colloquio è a sorpresa, il mio fedelmente riportato, quello di Pietro ridotto del 90% (non è vero ma Pietro è il primo a scherzare sulla sua loquacità).
  • No caro Pietro, non mi cucchi, sto andando a Montecristo
  • Ma da dove sei partito?
  • Da Marina di Campo
  • Ma allora sei la vela bianca verso Ovest
  • E tu quella verso Est?
  • Ti raggiungo in mezzora, la mia barca va il doppio della tua, .........
  • Pietro cala, facciamo così, viro verso Pianosa, ci incontriamo davanti al porto.
Incredibile, due barche di Velisti che si incontrano per caso in mare aperto.
Io non amo le regate ma Pietro mi ha stuzzicato, metto alla frusta Camilla, regolo le vele ad ogni minima variazione di vento, l'Aleph non si avvicina, punto a nord di Pianosa per circumnavigarla (questo termine mi ha sempre affascinato), entro ed esco in continuazione dall'area vietata, ritiro le canne per prudenza, l'Aleph sparisce dietro Pianosa, scatto fotografie in continuazione, nei punti interessanti mi avvicino moltissimo alla costa, non c'è nessuno in circolazione e decido di rischiare perché il paesaggio è molto bello.
Verso Punta Secca rivedo la barca di Pietro ancora lontana, lui fa la sua rotta, io non ho vincoli di orari o di rotta, davanti al porto di Pianosa (Cala S. Giovanni) viro e vado incontro agli amici (giusto per sfottere un po' Pietro rimetto le canne a mare).
Pianosa: 05/01/2009 11:14:05 Quando sono vicini mi metto alla cappa, ho dimenticato le canne che recupero come un forsennato prima di incasinarle, c'è troppo mare e troppo vento per un abbordo, ci sbracciamo in grandi saluti urlati nel vento, scattiamo foto, poi Pietro, Luigi ed il terzo (non ne ho capito il nome nel rumore del mare) si allontanano: è stato molto emozionante ed ora un velo di tristezza mi stringe il petto. Riprendo la rotta verso Montecristo, la giornata è ancora bella ma improvvisamente e per la prima volta in mare mi sento solo, mi pesa la solitudine: mangio qualcosa e bevo un bicchiere di vino, il magone passa (anche se lentamente).
Questa è la crociera delle isole, quindi anche Montecristo va circumnavigata, è di una bellezza aspra e monotona, non faccio molta attenzione ai limiti di avvicinamento, siamo fuori stagione e mi sto abituando all'idea che i sorveglianti non abbiano voglia di imbarcarsi per multare una barca vela isolata in un mare deserto. All'inizio mi sono tenuto ad un miglio poi piano piano (nulla si muoveva sull'isola, sembrava deserta) mi sono avvicinato costeggiando fino a meno di 100 metri (non ci sono problemi di fondo o di scogli) entrando nelle varie cale. È strana la sensazione di un mondo primordiale, senza presenza umana (ovviamente mi sono tenuto largo davanti a cala Maestra). Il fascino del proibito è poi una calamita (mi è capitata la stessa cosa a Pianosa, ma la costante presenza di tracce umane ti frena), un paio di volte sono arrivato a preparare l'ancora (a cala Corfù ed a cala Grande) per scendere a terra, ma poi non mi sono fidato (il vento ruota in continuazione) a lasciare la barca incustodita con la costa sottovento. L'acqua è splendida, di un blu scuro che non ho mai visto, mi affascina, vorrei provare a fare un bagno. Sono ridossato a sud dell'isola, il vento è leggero e viene dalla costa (sono in 50 metri d'acqua, poco più di 100 metri da riva). Metto le vele a collo, mi “abbiotto” (sono fuori dal mondo, i vestiti sono un orpello inutile della civiltà), utilizzo la scotta della randa per una imbragatura di sicurezza che mi tenga collegato alla barca, giù la scaletta per risalire poi, da poppa, salto direttamente in acqua (non posso chiamare tuffo il mio modo di scendere in mare). L'impatto con l'acqua fredda mi provoca una specie di scossa elettrica, sono al buio, la luce è sopra di me variegata da mille bollicine, l'ombra scura di Camilla si allontana, il filo rosso della scotta sembra un cordone ombelicale, per un tempo lunghissimo continuo a scendere, poi dopo un attimo di stallo risalgo e riemergo nella luce dove resto quasi immobile per qualche minuto in un silenzio incredibile: di fronte la massa scura, incombente ed enorme dell'isola, alle spalle la forma bianca e rassicurante della barca, ora tornano i suoni lievi di sciabordio dell'acqua, poi quelli del vento sulle vele,poi i richiami degli uccelli. Fa freddo, risalgo a bordo, mi scrollo come i cani dopo il bagno (meglio come un san Bernardo): bellissimo, le lunghe ore di navigazione sono dimenticate, sono in pace con il mondo.
Avrò probabilmente violato delle regole:
  • si deve rimanere ad un miglio (o un km?) dalla costa, ma sono a vela, non faccio alcun rumore, sono un albatros (meglio lo è Camilla) nel suo ambiente
  • niente balneazione fino ad un miglio (o un km?) dalla costa, ma sono un delfino panciuto che si rotola nel suo ambiente
  • niente scarichi a mare (forse, ma l'acqua gelida stimola ....), ma sono un essere vivente nel suo ambiente,
ma non le considero violazioni bensì un diritto primordiale di usufruire correttamente della natura che ci circonda.
Si fa tardi, per Giannutri Cala Spalmatoi sono quasi 40 miglia, si va al Giglio (25 miglia): completo giro intorno all'isola, passo davanti al porto solo per vedere quanto è pieno, non provo nemmeno ad entrare, è il 1° maggio (mi ricordo ora che anche l'anno scorso sono giunto qua dalla Sardegna in questo stesso giorno), ritorno a cala Cannelle (ridossata da nord Ovest), ancora e grappino alle 21, pasta, insalata con tonno, digestivo in pozzetto sotto le stelle, a nanna.
14 ore di navigazione, quasi 90 miglia, vento costante (e favorevole) sui 15/20 nodi, sole (al solito non ho usato nessuna crema, il naso è rosso da beone inveterato, la schiena scotta e brucia, dura la vita del marinaio).
Miglia totali 230

Giglio/Porto Ercole/Giannutri: 02/05

Altra giornata di sole, vento NNW 12/15 nodi, mare calmo. Ho quasi finito il pane, a Giannutri arriverò di pomeriggio e mi piazzerò in rada, si va a Porto Ercole per rifornimento cambusa. Il paesaggio è molto bello, in mare trovo finalmente un numero notevole di barche, molte a vela ma, al solito, in diversi vanno a motore, al massimo con la randa cazzata, ma come è possibile con 15 nodi di vento e mare calmo?.
IsolaGiglio:05/01/2009 21:08:43 Pensavo di utilizzare il distributore per scendere a terra (anche se poi magari il gestore a fronte di un rifornimento credo inferiore ai 10 litri mi avrebbe guardato storto) ma in questo porto non esiste, è già mezzogiorno, chiedo di appoggiarmi ad un pontile galleggiante, mi fanno girare da un posto all'altro poi un gestore mi da l'ok. Attracco di fronte ad una folla di curiosi, scendo a terra e percorro un 200 metri fino ad un fornaio in mezzo ad un mare di gente, mi sento frastornato ed infastidito, possibile che tre giorni di mare mi abbiano già condizionato? Pane per una settimana, verdura, un paio di costate, niente aperitivo in mezzo a questo caos, mi precipito in barca e torno in mare aperto, finalmente solo.
Passo tra la costa e l'Isolotto, il sole ora scotta, vi sono molte barche e ferri da stiro, manovrare a vela in questi spazi ristretti richiede attenzione ma trovo anche il tempo per fare fotografie (ne vale la pena).
Punto su Giannutri punta Stecca, devio poi verso W e poi S per la solita circumnavigazione, oggi in mare vi sono parecchie barche, mi tengo fuori dalle aree vietate come quasi tutte le altre barche a vela mentre i ferri da stiro più grossi sono e più passano vicino alla costa, in zona vietata ed a forte velocità: che la “pirlite” sia proporzionale alle dimensioni del proprio mezzo?
L'acqua è di tonalità bellissime dall'azzurro chiaro al blu, dal verde pallido al verde intenso, la costa frastagliata è intarsiata da grotte ed anfratti di varie dimensioni, in alto macchie brulle di roccia intervallate da macchie di verde, gli uccelli disegnano il cielo azzurro con i loro voli ora lenti e maestosi, ora a scatti repentini, cosa cercano? Forse puro divertimento, forse cibo, forse sesso (a fini riproduttivi, sia chiaro, non sono “deviati” e con una sola idea fissa come i bipedi, ovviamente quelli maschi perché le femmine bifide, pardon bipede, non ci pensano... mai).
Giannutri:05/02/2009 15:55:44 Di primo pomeriggio entro nel golfo Spalmatoi, ben ridossato da NW e calo l'ancora in una posizione da favola in oltre 20 m d'acqua (ancora con 50 m di catena e grappino “afforcato”, il vento è previsto costante da NW)): è presto ma devo dormire (ovviamente dopo essermi “nutrito”) steso al sole dopo un bagno corroborante in acqua cristallina ma con temperatura di 20°. Nel dormiveglia, ammiro a lungo un ketch in legno (sui 10 metri, lucido e curato come se fosse appena uscito dal cantiere) che da ancora vicino a Camilla.
Verso sera preparo il tender, sono vicino a riva e quindi vado a remi (anche perché il fuoribordo mi sta cordialmente antipatico) e scendo a terra per una passeggiata nel verde, in realtà anche per vedere cosa c... sta tagliando un tizio dotato di motosega fastidiosissima che intravedo tra le rocce in alto: solita casetta nuova in un posto incontaminato, forse abusiva (logicamente se c'è una casa gli alberi troppo vicini si devono abbattere, giusto?). Mi inoltro nel verde e torno per un altro sentiero (così non vengo tentato dalla voglia di fare scherzi da ... prete al boscaiolo improvvisato).
Alle 10 di sera temporale imprevisto (qualche fulmine e relativi tuoni, niente pioggia) con rotazioni improvvise di vento, le barche intorno a me ruotano in modo disordinato, vengo svegliato come da un colpo al giardinetto di dritta, zompo dal letto e mi dedico con due parabordi in mano (e come dissuasore il mezzo marinaio) a difendere Camilla dal solito ultimo arrivato che ha dato ancora troppo vicino e con poca catena (ho dato ben 30 metri si giustifica, ma il fondo per lui è sui 25 metri): una raffica da nord risolve il problema facendolo scarrocciare (non arare, perché a quel punto il fondale era oltre i 30 m) verso il largo dove sparisce nel buio ed io torno a dormire.
7 ore di navigazione, circa 30 mn (che sfaticato).
Miglia totali 260

Giannutri/Porto di Roma: 03/05

Sveglia verso le 7, grossa “lite” con il mio grappino. Le ripetute rotazioni del vento durante il temporale hanno avuto la meglio sulle ancore afforcate, il tessile del grappino è avvolto alla catena, di santa pazienza lo libero e lo recupero sudando (il grappino è sui dieci chili, più il peso di dieci metri di catena) poi mi dedico all'ancora: il salpa ancore si rifiuta di collaborare, altri moccoli (molto più variegati e coloriti dei precedenti) e recupero 50 m di catena a forza di braccia (gli ultimi 20 metri con oltre 15 kg di ancora a pennello sono stati molto poco divertenti).
PortodiRoma: 05/03/2009 16:56:25 Mentre torno in pozzetto noto a dritta un porta canne semidivelto, mi avvicino e noto che anche il motore del tender è danneggiato ed ha uno dei piedini di fissaggio spezzato: quel “pirla” all'ancora questa notte mi ha urtato, non mi ero sognato il botto alla fiancata, ma lo str... ha fatto finta di niente ed ora mi tengo il danno.
Alle 8 sono a vela, 10-12 nodi di vento ENE, ancora aria fredda ma presto il sole incomincia a scaldare, la costa toscana all'orizzonte e poi Civitavecchia ed il Lazio sempre più vicine sfilano alla mia sinistra, il vento rinforza prima a 20, poi a 25 nodi (sempre da ENE), c'è poca onda ed io fedele ad una regola empirica che mi sono dato (“con onde sotto i 2 metri pensa a ridurre le vele solo dopo la seconda raffica oltre i 30”), continuo imperterrito a vele piene sugli otto nodi di Gps.
Giornata di vela senza storia, verso Roma il vento cala, giro al largo del Tevere e poi, poco prima delle 17, entro nel porto di Roma (vele calate all'ultimo secondo, ormai considero il motore quasi un optional superfluo).
Il porto è diviso in due parti: i moli con le barche sono separati da una cancellata da un insieme di negozi, bar e ristoranti superaffollati, una fiera paesana con grande caciara (è anche una domenica pomeriggio di bel sole primaverile, mi devo adeguare).
Dopo una doccia mi dedico all'ancora: i pulsanti a pedale del salpa ancore sono un blocco di ruggine. Smonto, elimino la ruggine, rimetto in sesto i collegamenti e provo: funzionano, ma è chiaro che è una soluzione provvisoria.
Pennichella, cena solitaria da dimenticare in un ristorante del porto, pensieri poco gentili (ma durano un attimo, sono troppo affezionato ad entrambi) per Mozzo Ste e Scarnicchia: avevamo una “bozza” di accordo per una cena insieme (senza data fissata), ma Luigi deve essersi perso da qualche parte in Sardegna con Pietro, la Mozzo non risponde al cellulare (scoprirò poi che ha passato il wknd a Porto Ercole), robusto digestivo (per dimenticare la cena) sotto le stelle, a nanna. 9 ore di navigazione, circa 60 mn. Miglia totali 320

Porto di Roma/Anzio: 04/05

Sveglia alle 8, scarpinata di 2 km per andare in capitaneria a pagare (ma come si fa a dislocare la capitaneria praticamente fuori dal porto?), mi ritirano la chiavetta elettronica del cancello: come rientro al pontile? Le mandiamo un addetto, risponde un attempata donzella. Per me sono matti, il personale costa, possibile che per ogni barca in partenza debbano inviare un addetto ad aprire il cancello del suo pontile? Sono un illuso, nessun addetto arriva, fortunatamente il mio aspetto poco rassicurante attira l'attenzione di una guardia del porto (in divisa e pennacchio direbbe De Andrè) che mi chiede addirittura i documenti ricevendo in cambio alcuni moccoli e la fattura del porto.
Anzio: 05/04/2009 17:32:13 Alle 10 lascio questo porto, bello il cartello “porto con ricambio d'acqua forzato”, meno bello il colore dell'acqua ed il relativo profumo.
Sempre sole e vento favorevole (sono evidentemente “sfortunato”) minimo sui 10 nodi: veleggio tranquillo verso SE (strana l'Italia per noi nordici, siamo convinti che per andare verso la Calabria si debba procedere verso sud, poi scopriamo che è a SE), non ho ancora deciso se per il Circeo o per le Pontine direttamente. A mezzogiorno mi chiama Scarnicchia (tornato a tarda notte dalla Sardegna) e mi convince (in realtà senza alcuna fatica) a far rotta su Anzio per una cena insieme.
Conoscevo Anzio da terra, belle le rovine romane viste dal mare, una sorpresa il porto con ormeggio al transito gratis: accosto di poppa di fianco alla barca indicatami per radio, cerco il corpo morto che non c'è e vengo sorpreso da un essere barbuto che abbaiando mezzo in tedesco e mezzo in un italiano gutturale mi informa con molta malagrazia che devo dare ancora. Mi scosto, preparo l'ancora, mi riallineo, un colpetto di motore indietro e mi precipito a prua per calare l'ancora: il barbuto urla come un ossesso, convinto di aver combinato qualche guaio mi precipito al timone e torno fuori. Mi sembra tutto regolare, chiedo al crucco che continua ad urlare cosa vuole e quello “taliani incapaci, tu non poter abbandonare timone...”: mi avvicino di prua, quello continua ad urlare, prima cerco di spiegargli che sono da solo, poi visto che non smette lo mando a spigolare prima a parole e poi con il gesto dell'ombrello seguito dalle dita delle mani messe a cerchio, capisce, smette di urlare e sparisce sottocoperta. Finalmente posso calare l'ancora, arretrare e zompare a terra con una cima in mano e fissare la poppa: mannaggia ai transiti gratis senza assistenza e mannaggia ai crucchi (secondo me il panzone era pieno di birra fino alle orecchie).
Bella cena offerta da Luigi S. accompagnato dal figlio (dall'aria sveglia) e da uno zio molto simpatico: grande mondo quello di Velista, ci siamo visti tre volte e ci sentiamo amici da una vita.
Giornata di relax, 25 mn. Miglia totali 345

Anzio/Ponza: 05/05

Sveglia alle 7, non mi è stato possibile rifornirmi di acqua a Roma (me ne sono in realtà dimenticato) cerco il distributore per fare rifornimento (non so dove entrerò in un altro porto, meglio avere il serbatoio pieno), alla destra uscendo lo trovo nascosto da un megayacht di 50 metri. Manovra surreale, mi fanno ormeggiare di fianco al mostro, il tubo del gasolio che attraversa il salone, quello dell'acqua idem, l'addetto alla pompa che cammina avanti e indietro sulla moquette avana lasciando tracce di morchia e di gasolio con le sue scarpe da lavoro, io che scendo a terra per pagare cercando di non far danni, il gestore che mi mostra orgoglioso la ricevuta di carta di credito da 2.700 euro per il rifornimento del mostro, sorride con aria furba e confida “è arrivato ieri sera, l'ho fatto ormeggiare al distributore per tutta la notte facendogli risparmiare il costo del porto, mancia in arrivo!”: saranno legnate penso io, pago 45 euro di gasolio e me ne torno alla mia minuscola Camilla (anche le mie scarpe si sono insozzate sul molo molto sporco, prima di tornare sulla mia barca le ho ripulite su un tappetino “WELCOME ON BOARD” di tre metri quadri, era o non era posizionato lì per quello scopo?).
Poco vento, procedo lentamente, provo ad utilizzare il motore a basso regime, il rumore mi preoccupa, provo ad accelerare e, con sorpresa, a 1800 giri il rumore quasi sparisce: ho trovato il ritmo giusto (almeno spero), si cammina oltre i 5 nodi, ma appena c'è un po' di vento vado a vela utilizzando anche il gennaker (sono alle prime armi con questo tipo di vela, faccio un po' di casino ma per un paio d'ore riesco a tenere una buona media con poco vento).
Tour di Palmarola, poi di Ponza (la parte W è bella, quella ad Est è meravigliosa) con puntata fino a Zannone ed alla fine verso le 18 mi presento al porto di Ponza mentre chiamo per radio: mi hanno quasi sparato perché avrei dovuto chiamare almeno un'ora prima. Ho risposto (con le mie blande disapprovazioni) in dialetto bresciano, hanno equivocato (quindi ringraziato ... per gli insulti) ma invitato ad andare in altri lidi. Mi sono piazzato in rada a nord del porto di Ponza in 10 m d'acqua, calo solo l'ancora, non è previsto vento per la notte. Una sola altra barca in rada, scendo a terra con il tender, bottegucce, pescatori, soliti sfaccendati, aperitivo e torno a cenare in barca (sto diventando allergico ai ristoranti). Serata tranquilla in pozzetto con luna quasi piena.
Giornata un po' noiosa per la prima parte, mi sono rifatto con le isole, 55 mn in oltre 10 ore di navigazione.
Miglia totali 400

Ponza/Ischia Porto: 06/05

Mi sveglio presto, altra giornata di sole, purtroppo poco vento da W quasi di poppa piena, provo nuovamente il gennaker e procedo con lunghi bordi per sfruttare il venticello, 6 nodi di vento e 4 di Gps: chi ha detto che Camilla con venti leggeri è un “purpone”? Butto l'ancora a Ventotene giusto per dare un'occhiata e poi riparto per Ischia. Dopo le 14 sale la termica, si va come un treno, mi faccio un po' prendere la mano e non ammaino il gennaker anche quando qualche raffica raggiunge i 20 nodi. In prossimità di Ischia riesco ad ammainare il gennaker con una manovra da manuale, rapida e precisa (fattore c?): devo confessare di essermi prima riletto sul Pc tutti i commenti sull'argomento (raccolti in un file) degli amici Velisti in risposta ad un trend che avevo provocato appositamente prima di partire.
Ischia Porto: 05/06/2009 18:25:25 Sono riuscito a prenotare un posto della LNI ad Ischia Porto (sono un socio ed ho pagato il supplemento per i porti, il primo giorno è gratis), dove entro in mezzo ad un traffico “incredibbile” di traghetti. Ormeggio di poppa dopo essermi aperto (guidato da terra dall'addetto) un passaggio tra barche di vario tipo ormeggiate anche in terza fila perpendicolarmente al molo.
Il porto è molto caratteristico, circondato da due lati dal paese vecchio con le sue casette basse mentre il terzo lato è pieno di ristoranti: peccato il rombo dei motori, l'odore fastidioso di gasolio e lo sferragliare delle ancore dei traghetti che cessa dopo l'una di notte e riprende alle 5 di mattina.
Cena in un buon ristorante, visita turistica alla cittadina di Ischia piena di turisti, soprattutto stranieri: come sarà qui in agosto? Il giorno 7 lo dedico inizialmente a progettare l'installazione in pozzetto di pulsanti doppi per il salpa ancore che devo poter comandare dal pozzetto, avevo prima un comando a distanza finito poi in discarica (continuo a considerare pazzesco che vengano utilizzati materiali di scarto per attrezzature nautiche vendute normalmente al triplo del loro valore commerciale effettivo), poi acquisto (a peso d'oro) i pulsanti in un negozietto di nautica ed installo il tutto lavorando fino a sera tarda. I prossimi ormeggi in rada dovrebbero essere più agevoli.
Il giorno 8 lo dedico inizialmente ad altre piccole manutenzioni e prima di mezzogiorno esco per un giro turistico verso Procida, Capo Miseno e Napoli, prima a motore e poi di pomeriggio sfruttando la termica (15/20 nodi): il golfo di Napoli merita sempre una visita, peccato che sia costretto a tornare ad Ischia perché la Lega navale di Napoli mi rifiuta un ormeggio.
Napoli santa Lucia: 05/08/2009 14:42:40
Solite risposte, se chiami il giorno precedente rispondono che è troppo presto, se telefoni il giorno di arrivo che è troppo tardi: in realtà i posti riservati ai soci che pagano l'apposito supplemento sono utilizzati dai notabili locali. In tutta la crociera ho utilizzato solo due ormeggi LNI (sui 10 possibili sulla mia rotta), uno ad Ischia per e caso (l'ormeggiatore mi ha testualmente detto “lei è fortunato, questo posto è riservato al presidente della sezione, ma in questi giorni è fuori con la sua barca”) ed uno a Stintino (anche qui solo perché sono entrato in porto, ho attraccato al distributore e, mentre facevano rifornimento, sono andato a cercarmi un posto libero tra quelli con cartello LNI, ho poi ormeggiato e successivamente sono andato alla sezione LNI chiedendo un posto: solita risposta “tutti occupati da soci in transito”, “ok ho risposto io, sono un socio in transito, queste sono le mie tessere 2009 ed ho occupato un posto, vogliamo chiamare la LNI sede centrale di Roma?”).
Rientro verso le 17, 35 mn.
Prendo poi un traghetto per Napoli, cena in perfetto stile napoletano da amici “in goppa ‘o Vesuvio”, rientro dopo l'una di notte.
Sabato 9 è il mio compleanno e decido di passarlo a Milano: traghetto, taxi, aereo ed alle 16 pm sono a casa.
Miglia totali 450

Ischia: 07/05 Salpa ancore

Calare e salpare l'ancora da soli non è molto razionale farlo da prua, ergo avevo cercato dal mio solito elettricista marino di farmi installare un telecomando: vengo oggi, vengo domani, devo vedere la barca, non è un problema ... sono partito senza telecomando.
Su consiglio di un grande tecnico (nonché caro amico) ho duplicato i comandi portandoli in pozzetto (ho trovato spazio nello scomparto del quadro di accensione, quindi anche al riparo dalla pioggia). Costo dell'operazione 22 euro per i due interruttori più una buona mezza giornata per far passare una piattina da prua al pozzetto (ore di duro lavoro con moccoli variegati prima per far passare nella canalina la molla da elettricista, poi per far passare una piattina) e poi un filo singolo dall'uscita dell'interruttore “salpa ancore” del quadro elettrico al pozzetto. A seguire due fori del 16, avvitare, collegare, provare.
Non sapendo quasi nulla di elettricità, ripeto quello che altri hanno fatto (e che sino ad ora non ha dato noie): ho utilizzato fili della stessa sezione di quelli presenti sugli interruttori attuali (impianto fatto da sua eccellenza "L'elettricista Marino") e non ho inserito fusibili o altri aggeggi. Per eccitare (si dice così?) delle valvole giovani (ahimè, mi sorgono vaghi ed indefiniti ricordi) non serve grande energia ma basta una acconcia presenza (questo ora me lo ricordo): una volte eccitate perché turbarle con barbari oggetti atti ad interrompere quel che è felicemente iniziato?
Ora calo e salpo dal pozzetto, una goduria. Grazie all'amico: un consiglio giusto, un po' di tenacia, niente elettricisti professionisti del ...
Ho perso una giornata che potevo dedicare al turismo ad Ischia, ma ho troppe rade davanti a me nei prossimi giorni, soprattutto Stromboli e le Eolie dove tutti dicono che l'ormeggio sia un problema.

Ischia/Capri: 10/05

Capri i faraglioni: 05/10/2009 17:38:14 Sveglia a Milano alle 5.30, aereo alle sette, traghetto per Ischia dove arrivo alle 10.30: ho dimenticato il pane, i negozi sono chiusi (è domenica) ma c'è una pizzeria di fronte alla mia barca, hanno appena acceso il fuoco di legna, mi preparano due focacce con la pasta da pizza (soluzione ottima, sono una valida alternativa al pane) e prima di mezzogiorno sono in mare. Solito sole e mare piatto, libeccio sui 10 nodi seguito da un rinforzo per la termica pomeridiana, 20 miglia di bolina verso Sorrento poi viro verso Capri (qualche bordo fino a Marina Grande), giro dell'isola in senso antiorario fino ai Faraglioni. Arrivo con il sole al tramonto, il luogo merita la fama che lo circonda, incrocio gli ultimi battelli di turisti, un paio di passaggi davanti a Marina Piccola ed ai Faraglioni e poi punto sulla costiera amalfitana ma vedo che una vela ed un ferro da stiro sono all'ancora ben ridossati, cambio idea, ritorno a sud dei Faraglioni e calo l'ancora anch'io (i comandi dal pozzetto sono una manna, perché al solito il ridosso di rilievi con canaloni funziona in un modo del tutto particolare). Cena in barca con luna piena e paesaggio da favola, mi manca qualcosa ma non si può avere tutto (qualche sacrificio bisogna pur farlo).
Giornata lunga, serata da ricordare, un malto scozzese di 18 anni per festeggiare in pozzetto, a nanna.
8 ore di navigazione rigorosamente a vela, almeno 35 mn con partenza da ... Milano.
Miglia totali 485

Capri/Palinuro: 11/05

Palinuro Porto: 05/11/2009 20:25:56 Sveglia all'alba, solito caffè (non faccio mai colazione), si riparte verso SE: sole, libeccio sui 10/12 nodi, bordo al lasco fino a Positano (la costiera non l'ho mai vista dal mare), poi traverso/bolina larga per puntare su Licosa e quindi su Palinuro dove arrivo al calar del sole. Pomeriggio ancora di sole con vento da Sud sugli 8/10 nodi, mare piatto, bolina sui 5-6 nodi: peccato che dalle 17 zero vento e sono costretto ad un paio d'ore a motore (sempre con prudenza, il rumore metallico è sempre presente).
Capo Palinuro al tramonto è bellissimo ed il piccolo porto è una sorpresa piacevole. È riparato da tutti i venti, il transito (con corpo morto) è gratuito, gli ormeggiatori sono gentilissimi: mi affiancano in due con il gommone, uno prende il corpo morto e fissa la prua, mentre l'altro sale a bordo (chiedendomi il permesso) e lancia le cime di ormeggio ad una terza persona. Incredibile, rimango con il mezzo marinaio in mano, devo solo spegnare il motore: servizio perfetto, grande cortesia, gratis. Cena (senza lode e senza infamia) in uno dei due ristoranti del porto, brutte notizie da Milano, a nanna alle 22.
12 ore di navigazione (quasi tutte a vela), 65 mn.
Miglia totali 550

Palinuro/Vibo Marina: 12/05

Vibo marina porto: 05/12/2009 19:48:49 Mi sveglio alle cinque e decido di partire la sera per Milano, l'aeroporto più vicino è Lamezia (dove non c'è porto), parto a motore (il vento oggi, per la prima volta, mi ha abbandonato) a 1800 giri e poco più 5 nodi di Gps, doppio capo Palinuro puntando sul porto di Amantea a 40 km a nord di Lamezia, prenoto il volo delle 21.50 per Milano, ho tutto il tempo. Dopo le 8 chiamo Amantea, finalmente dopo le 9 ottengo risposta e scopro che il porto è sotto sequestro da parte della Guardia di Finanza: trattativa positiva con un graduato a cui spiego il mio problema e chiedo di ormeggiare per almeno 2 notti, ok subordinato al parere dei suoi capi ma poi interviene un maresciallo che mi vieta l'accesso. Ripiego su Diamante, chiamo per telefono senza ottenere risposta, provo con la radio e dopo un certo tempo mi risponde Maratea avvisandomi che il porto di Diamante è chiuso fino all'estate. Porca mucca, ma dove siamo? O torno indietro verso Maratea o faccio una tirata su Vibo Marina (35 km a sud di Lamezia): per prudenza chiamo, ottengo facilmente un posto e la prenotazione di un taxi per le 20. Sono le 10, mi trovo all'altezza di Scalea a 70 mn da Vibo, devo tenere una media superiore a 7 nodi per esser ragionevolmente sicuro di ormeggiare entro le 20. Vento molto scarso, forse più avanti avrò un po' di termica, ma il motore? Provo ad accelerare a 2300 giri, il rumore è molto forte, aumenta e poi diminuisce ad ogni onda, scendo sotto e provo ad infilare un manico di legno (smontato da un martello) sotto la parte dx, se sollevo il motore il rumore si affievolisce, rassicurato incastro il legno e procedo a 2200 giri e 7 nodi di Gps.
Per alcune ore del pomeriggio la termica mi da una piccola mano e con vela e motore sfioro spesso gli 8 nodi. Alle 19.30 sono all'imboccatura del porto di Vibo, alle 20 sul taxi, a mezzanotte a casa a Milano.
Oltre 14 ore a motore, 90 mn. Miglia totali 640

Vibo Marina/Stromboli: 14/05

Il 13 a Milano prima delle 17 tutto si risolve positivamente, altro aereo alle 19.30, alle 23 sono in barca: oggi dieta, un toast ed una birra prima di partire, qualche caffè.
Il 14 mattina mi alzo alle 8 (il distributore dovrebbe aprire verso le 8.30), preparo la barca, mollo gli ormeggi, punto su Stromboli con sole ed un venticello da Sud: 4 nodi di Gps, Stromboli è a poco più di 40 mn, il vento dovrebbe aumentare, nessun problema, cedo il timone ad Asdrubale e mi preparo un caffè. Mentre lavo la tazza lo scorrere dell'acqua mi ricorda i rifornimenti di acqua e gasolio: moccolo irripetibile al mio indirizzo, sono come minimo affetto da pirlite acuta, dimenticati entrambi i rifornimenti, vado verso le isole, devo rimediare. Inversione (Tropea è un porto estivo, non mi fido più di questa zona), torno a Vibo da cui riparto quasi alle 11.
Stromboli baia Ficogrande: 05/14/2009 19:17:43 Dopo il ridosso di Capo Vaticano entra lo scirocco con raffiche fin verso i 25 nodi, resisto a vele piene, un po' di calcoli, per le 17 dovrei essere a Stromboli. Sole con cielo scuro ad Ovest, le previsioni davano max 20 nodi in attenuazione verso sera con rotazione verso W, speriamo in bene.
Vedo un capo lontano alla mia sinistra, è la Sicilia, è a circa 40 miglia, troppe come alternativa a Stromboli dove però dovrei essere ridossato (almeno stando alle previsioni).
Prima delle 16 il vento cala e ruota ad W, devo fare bordi ma la velocità è buona, alle 18 sono davanti a Stromboli, decido di fare un giro turistico e scapolo Strombolicchio, poi ammiro la parte Nord ed Ovest di Stromboli con salti di vento fantastici, con la costa sottovento è adrenalina pura ma ogni tanto è necessario sfidare la natura, poi torno a Ficogrande passando tra lo scoglio e l'isola.
Laboriosa ricerca di un punto decente dove ormeggiare, il fondo passa da 7-8 metri (con costa e scogli vicinissimi) a 40 in un attimo, calo l'ancora a poco più di 50 metri da riva in dieci metri d'acqua subito a nord di una specie di moletto con alle spalle una trentina di metri in pendenza da 10 a 15 metri prima di un salto a 50 metri: sono incerto su come piazzare il grappino quando scorgo a poppa un grosso gavitello sommerso di almeno un paio di metri. Usando il motore con delicatezza tonneggio sull'ancora, calo a mare la scaletta, scendo con i piedi in acqua e con il mezzo marinaio riesco a passare una cima sotto il gavitello (non ha anello, è strano) e la faccio girare tre o quattro volte intorno alla grossa cima che vedo scendere verticalmente verso il fondo, ritorno a bordo, metto la cima in tensione, provo a marcia in avanti, evviva tiene, sono con prua (ed ancora) al vento previsto, gavitello a poppa, mi attende una notte tranquilla con una unica preoccupazione: le previsioni sono per una sciroccata notevole da domani pomeriggio, speriamo non sia in anticipo.
Ammiro una scena antica come il mondo: una barchetta di legno viene caricata di un numero inverosimile di nasse (mi sembrano di ferro), poi in due remano fino a 200 metri da riva e buttano le nasse in mare.
La vita del piccolo paese è disturbata solo dai barconi di turisti che sbarcano fino al tramonto ed imbarcano fino a mezzanotte in un modo singolare: si arenano lentamente di prua sulla spiaggetta di ciottoli, calano una specie di scala retrattile (ricorda le scale degli abbaini) che si appoggia sul terreno, poi vanno ad ormeggiare, raggruppati a due o tre, un po' più a sud di dove mi trovo.
Cena in barca alla luce della luna piena, la sommità dello Stromboli è leggermente colorata di rosso pallido, Camilla beccheggia dolcemente e concilia il sonno.
Giornata da ricordare, 10 ore di navigazione e 50 mn.
Miglia totali 690

Stromboli/Lipari: 15/05

Sveglia alle 7, i pescatori stanno recuperando le nasse, non riesco a vedere se la pesca è stata buona: recupero l'ancora, mollo il gavitello e nel sole, mura a sinistra con prima 15 nodi, poi venti, quindi alcune raffiche fino a 25 dirigo con decisione verso Lipari. Il sito meteo Lamma da burrasca dura, IlMeteo.it forza 2-3 da Est, altri siti meteo danno forza da 5 a 7: in attesa di vedere chi ha ragione meglio rifugiarsi a Pignataro e vedere come evolve. Incontro un'isola sconosciuta (Basiluzzo), poi mi avvicino a Panarea, vorrei entrare nel piccolo porto ma il vento aumenta (e le onde pure), le ochette (o palombelle come scoprirò vengono chiamate a Palermo) sono sempre più fitte. Noto due piccoli scafi ad un miglio sinistra, mi sembrano dei pazzi che cercano rogne, poi mi accorgo dal Gps che sono due scogli (le Formiche): meglio che stia attento e verifichi tutto in anticipo, non avevo pianificato l'avvicinamento a Panarea e quindi ho preso troppo alla leggera questo tratto di mare.
Anche dal mare e con cielo che si va coprendo Panarea è notevole, peccato non visitarla.
Procedo di bolina larga sugli 8 nodi di Gps, mare sempre più bianco, Pignataro mi ha confermato la disponibilità del posto barca, entro in porto poco dopo le 11: è un porto rifugio, ridossato dal 1°, 2° e 4° quadrante e difeso dal mare del 3° quadrante da un buon molo.
Lipari Pignataro: 05/15/2009 11:25:54 Di primo pomeriggio noleggio un motorino (25 euro per un giorno e mezzo) e faccio il turista fino a sera percorrendo tutto il periplo dell'isola. La spiaggia nera di Canneto è una delusione, ma tutto il resto è bellissimo: le cave bianche di pietra pomice, i pontili di un paio di stabilimenti semidistrutti dalla forza del mare, piccoli vigneti, tanto verde, paesini arroccati sulle pendici di questi monti che sono ovunque (la strada è uno saliscendi continuo), scorci di mare, la vista dall'alto delle due isole vicine (Vulcano a Sud, salina a Nord Ovest), il mare bianco di schiuma che si frange con violenza da sud est (lo scirocco è puntualmente arrivato), la tranquillità dell'acqua azzurro cupo nel braccio di mare tra Lipari e Salina vengono memorizzati e rimarranno un ricordo molto caro.
Nel tardo pomeriggio, tornato i barca, noto un meccanico in azione sulla barca di fianco alla mia: ne approfitto per chiedere consigli per il problema al motore, sale in barca, toglie il pezzo di legno, prova a vari livelli di accelerazione e poi infila dei pezzetti di gomma dura sotto la parte destra. Il rumore metallico si trasforma in un leggero rombo, le vibrazioni sono molto più leggere, sembra funzionare. Il tecnico pontifica “È una soluzione tampone per evitare che l'urto tra i due diversi metalli (alluminio del motore, ferro della struttura) provochi una rottura: 50 euro”: sembra mi abbia risolto un problema, ma 50 euro per 10 minuti scarsi di intervento non sono proprio pochini.
A sera vado a Lipari (porto Pignataro è fuori dalla cittadina, verso nord) mi concedo una cena a base di pesce in buon ristorante (niente salama, almeno per oggi), peccato che uscito dal ristorante trovi il motorino a secco di benzina (il piccolo serbatoio conteneva ancora almeno tre litri di benzina), qualche ragazzino doveva andare a trovare la fidanzatina: preferisco non lasciare il mostriciattolo incustodito e me lo spupazzo (quasi due km) fino al porto.
Notte di sonno profondo, nonostante il vento fischi violento tra il sartiame non c'è risacca: ho fatto la scelta giusta, se fossi arrivato qua di pomeriggio tardi non avrei trovato posto, non invidio per nulla tre barche ancorate in prossimità dell'imboccatura (sembra stiano ballando il ballo di san Vito).
4 ore di navigazione, meno di 30 mn. Miglia totali 720

Lipari: 16/05

Il 16 lo scirocco continua ad imperversare, il cielo è coperto, vado ad esplorare la parte sud di Lipari e abbandonando le strade asfaltate mi avventuro tra le stradine sterrate della zona, tra vigneti, poche case, piccole spiagge nascoste tra gli alberi: la civiltà con il suo caos è lontana. Per mangiare trovo una trattoria sperduta tra le colline: è una specie di agriturismo, non ci sono altri clienti e vengo accolto con una certa diffidenza (è una caratteristica degli abitanti di queste isole, sono abituati da secoli ad una vita riservata, mentre ora il turismo, che hanno imparato a sfruttare, gli sta cambiando la vita). Poi l'atmosfera cambia, mi invitano a sedermi a tavola con loro, il nonno di casa (naso venato di rosso, buon bevitore evidentemente) ne approfitta per stappare una bottiglia da grandi occasioni, pranzo senza grandi pretese ma ottimamente cucinato e piacevole la compagnia. Alla fine non riesco a farmi fare il conto, rimedio con mancia ai due ragazzini che accettano solo dopo uno scambio di occhiate con il padre: è un mondo decisamente diverso da quello in cui vivo attualmente, mi riporta alla mia infanzia.
Per la prima volta dalla partenza dalla Liguria piove, una leggera pioggerellina che mi appanna il casco e trasforma il paesaggio da marino a montano. A sera riconsegno il motorino, cena in barca (sono in crisi di astinenza da salama), a nanna, il vento è calato, domani si torna in mare: oggi è stata una giornata di assoluto relax, mi è tornata la voglia di vela.
0 mn, 0 navigazione.

Lipari/Vulcano: 17/05

Partenza verso le 7, è tornato il sole mentre il vento è ballerino, arriva da tutte le direzioni e cambia d'intensità , onda lunga da SE. Seguo il vento cambiando mura quando il vento gira, si va piano ma non ho nessuna fretta, Vulcano, dove intendo andare, è vicina. La prendo larga, giro intorno all'isola guardando il paesaggio, brullo verso nord (dove appunto sorge il vulcano con i suoi pennacchi di fumo mossi dal vento), verde e disabitato dagli altri lati, silenzio rotto solo da qualche versaccio di gabbiani che non turba il rumore del mare, un pescatore d'altri tempi con una barchetta di legno dalla vernice tutta scrostata muove le braccia avanti ed indietro con ritmo lento e regolare.
Vulcano baia Levante: 05/17/2009 12:35:56 Quattro ore di vela divertente e rilassante, per le previsioni (W per la prossima notte) opto per il porto di Levante, sfilo quello di ponente, transito tra Vulcano e Lipari (anche qui con continui salti di vento per l'effetto orografico delle due isole vicine e montuose), chiamo il porto, mi dicono “abbiamo avuto danni notevoli per lo scirocco di ieri (alla faccia del venticello da est previsto da qualcuno) la ormeggiamo all'inizio del porto, vicino al punto dove attraccano i traghetti, sicuramente ci sarà risacca” (i traghetti mi faranno ballare la samba, penso io, grazie cerco una rada). Sono curioso comunque di vedere il porto, un traghetto mi strombazza da dietro, sto in stand-bay in mezzo alle barchette mentre tutto sobbalza per le manovre del traghetto, vedo un omino che si sbraccia, in mezzo ai turisti che scendono dal traghetto, indicandomi il pontile semidistrutto vicino al traghetto, sento un prurito all'avambraccio sinistro ma esprimo la blanda disapprovazione solo a bassa voce, esco insalutato ospite ed ormeggio nella baia a sinistra del porto, una sola barca, prima 25 m, poi 15, poi sale dolcemente verso i 10: mi avvicino alle rocce fino a 50 metri, sempre sui 10 metri, arretro un poco e poi calo l'ancora con quaranta con metri di catena, ovviamente niente onda ma il ridosso da W è inesistente anzi funziona al solito a rovescio (fuori si era sui 10-12 nodi, qui tra 15-20), test di tenuta con il motore oltre 1000 giri, recupero almeno 10 metri di catena mentre avanzo a motore, calo il grappino preparato con dieci metri di catena e trenta di tessile, quando tocca arretro lungo la fiancata per non ammucchiare la catena, rilascio nuovamente 10 m di catena sull'ancora principale e riporto il tessile del grappino a prua. Mi sento tranquillo, se l'ancora principale ara interviene il grappino, se invece la barca ruota per salti di vento la cima del grappino non dovrebbe arrotolarsi sulla catena dell'ancora ma passare sotto.
Preparo il tender (senza motore), mi porto uno zainetto con macchina fotografica, scarponcini da montagna ed acqua, remata fino a terra, scarpinata sotto un sole da Luglio fini alla cima del vulcano: al solito non mi piacciono i sentieri in dolce pendenza, affronto la montagna per la via più diretta, sottovaluto la lava con continui canaloni di detriti, fatico come un portatore tibetano ma mi diverto (masochismo?), paesaggio lunare, niente alberi, niente erba, solo lava integra o frantumata, dossi e canaloni, la caldera è più vasta di quella del Vesuvio ma meno profonda, si vede un poco più in basso la cresta a NE che è, in realtà, una solfatara in piena attività. Incontro molti turisti, quasi tutti stranieri (inglesi e tedeschi in prevalenza), finisco la mia bottiglietta d'acqua, un ragazzo inglese bellissimo, biondo ed efebico (c...., sto cambiando prospettiva ed interessi?) mi porge la sua borraccia. Scendo verso la solfatara, gioco con i soffioni di zolfo, fumo bollente e giallo, caldo incredibile misto a colpi di tosse per le vampate di zolfo, il mare in basso a destra, intravedo Camilla che si dondola al vento, ora non è più sola, hanno dato ancora altre barche.
Notte con vento ma sono rilassato, il tessile del grappino è sempre in verticale, l'ancora, anche se la catena è tesa, tiene bene. Mentre in pozzetto mi centellino il solito digestivo, su un barca a dx fanno i turni, vedo infatti ad intervalli la fiammella di un accendino e poi il pulsare del puntino rosso della brace seguito alla fine dalla scia della sigaretta gettata in mare (bischero, il filtro di una sigaretta inquina un metro cubo d'acqua), mi assopisco sul duro sedile (poer veciet, va a durmì), mi risveglio anchilosato, a nanna.
20 mn più scarpinata. Miglia totali 740

Vulcano/Salina: 18/05

Sveglia all'alba al sorger del sole, caffè, barba, tuffo in questa acqua dove si vede il fondo di sabbia chiara, molto rassicurante per le mie eccelse (sic) doti di nuotatore, brividi di freddo (il log della barca, consultato ovviamente dopo, da acqua a 18 gradi).
IL sito Ilmeteo.it (sono abbonato, in Liguria era affidabile) in questa zona non ne azzecca una: prevede infatti di prima mattina calma piatta con 3-6 nodi da SW, ci sono 20-25 nodi da W, mare increspato davanti a me ma le isole (sono ad Est) fermano le onde. Non mi fido a fare il passaggio tra Vulcano e Lipari (vedo una barca a vela che lo percorre da W con il solo genoa procedendo a pendolo con sbandate notevoli da sinistra a destra), meglio sfruttare il ridosso di Lipari (anche se irregolare) e risalire verso Nord. Alcune miglia di buona velocità, poi appena superata Pignataro, calma piatta per 100 metri seguita da vento da est sui 10 nodi: santa orografia, meglio stare in campana, davanti a me vedo che il mare increspato, dove il bianco predomina, prendo due mani di terzaroli alla randa e riduco il genoa (che mi succede? e la regola delle due raffiche oltre i 30 prima di ridurre?). appena scapolata Lipari a nord entro in una buriana di onde irregolari ed incrociate con raffiche imprevedibili mentre tranquillo, una volta tanto sono stato previdente, procedo verso Salina. Non mi fido delle previsioni ed a mezzogiorno entro in porto.
Vulcano cratere: 05/17/2009 16:18:37 Pomeriggio da turista, iniziato male. Salina è carissima. Prima un fondo di bicchiere di malvasia (niente altro, né piattino, né salatini), in piedi in un baretto scalcinato, per 5 euro seguito da un pranzo nell'unico ristorante (meglio una trattoria) aperto con spaghetti alle vongole (evidentemente estratte da un barattolo e rovesciate sugli spaghetti senza nemmeno scaldarle), un saraghetto di gomma senza contorno, un quarto di vino asprigno, un caffè con conto finale di 50 euro (niente ricevuta, un foglio da notes): turismo del c....., facciamoci del male da soli. Per sbollire l'inc..... camminata sotto il sole, il verde distende i nervi, un cimitero digradante verso il mare con begli alberi intorno, un senso di pace nell'aria, mi invita ad entrare dal cancelletto aperto.
Cappellette delle famiglie notabili da una parte, loculi in verticale dall'altra, tumoli a non finire con lapidi più o meno integre, ma chiaramente datate, nel mezzo. Storie di paese, ingenue alcune, presuntuose altre (su una lapide nella parte centrale ed in rilievo la scritta “PADRONE”, evidentemente scritta da gente che non aveva mai letto “A livella” di De Filippo), strane altre (su un lapide si legge “ ..... dopo solo due anni di matrimonio tolto agli amplessi della sua Concetta ...”).
A sera aperitivo nella zona del porto dove osservo un pescatore riparare uno strappo chilometrico in una rete, con mani screpolate (colorate di giallo e di rosso dai colori della rete) e certosina pazienza, pendolari sbarcare dal traghetto, sfaccendati (molti) seduti sui muretti o ai tavolini dei bar, ragazzini che giocano a pallone, donne in crocchio a spettegolare, ragazze e giovanotti fare lo struscio.
Cena in barca, pozzetto ... digestivo (forse eccessivo), a nanna pensando alle tratte di mare che mi aspettano. Sogno notturno (troppe libagioni?) con una rima ossessiva che mi rimane in mente al risveglio:
“Che santa Cunegonda mi protegga dall'onda,
che santa Filomena mi tolga ogni pena,
cha santa Benedetta tenga Camilla protetta,
che la beata Ubalda renda la nottata calda,...”
E via di seguito (sorgemi vaghezza che l'età abbia modificato e mitigato le strofe goliardiche originali).
20 mn divertenti.
Miglia totali 760

Salina/Alicudi: 19/05

Lasciata Salina all'alba in una giornata di sole e bel vento (sta andando troppo bene con il clima, prima o poi me la farà pagare cara) punto prima su Filicudi (breve sosta) e poi su Alicudi dove ormeggio in rada verso le 18. Anche qui splendido paesaggio, acque trasparenti, vita arcaica di paese, niente automobili. Mi impressiona veder caricare la merce, sbarcata nel piccolissimo porto, su muli che con pazienza millenaria attendono a testa bassa e poi si mettono pazientemente in moto sui sentieri di montagna alle spalle del paesino.
In attesa dell'ora di cena leggo la posta arretrata e vengo sorpreso da una email del mitico Moro66 (simpatico ed aitante giovanotto di belle speranze di Porto Azzurro) che prima parla della crisi economica (colpa del governo per i pochi turisti all'Elba) e poi prende in giro (amabilmente, ma non troppo) i velisti non più giovani e si lamenta anche che la crisi rende problematica la vita a chi vive di turismo.
Riporto la sintesi del messaggio originale e la mia adontata risposta.

Il 18/05/09, tabaccheria ... ha scritto:
“..... poi ci sono quelli della terza età..che un mollano mai...
li vedi attaccati alle draglie come Spiderman...( mi fa' piacere vedere e credere di poter andare ancora in barca ad una certa età...ma dè... penso che la barca ideale sopra i settanta anni sia sotto gli otto metri....perché o ormeggi alla fonda... o quando lo fai in porto... devi sempre sperà che ci sia qualcuno... sennò è un casino...)”

“A Moro, ti prendo a salamate: abbastanza presto dovrei segare un pezzo di Camilla per rientrare nei tuoi standard? Gioventù bruciata, noi vecchietti vi randelliamo quando vogliamo (oddio, mi è venuto un dolorino alla schiena solo simulando idealmente l'uso di un randello)”.
Alicudi: 05/19/2009 18:00:19 Questi paesi di mare sono strapieni di ristoranti, ma la gente è stufa di farsi spennare, nelle ultime 2 settimane ho visto moltissimi stranieri mangiare e bere sulle loro barche a noleggio. A Vulcano ieri sera il porto era vuoto, nella rada a fianco con 15 nodi fissi eravamo 8 barche (almeno 5 charter, tutti con stranieri a bordo): alle 9 di sera una sola barca era al buio (quindi equipaggio o al ristorante o in cabina per altre faccende). Non ti possono sparare fisso almeno 50 euro in trattoriacce per un antipasto e due pescetti (Ischia, Vulcano), oppure 5-8 euro per un aperitivo in un baretto in piedi al banco senza nemmeno un salatino o il piattino sotto il bicchiere: preferisco piuttosto pagarne 100-150 e mangiar bene in un bel posto e per l'aperitivo sedermi in un bar come dio comanda anche se poi mi chiedono 10-15 euro facendo il rapporto qualità/prezzo costa meno...
La crisi non è così generale, in Scozia il mese scorso c'erano più italiani che a Milano, abbiamo solo meno soldi disponibili ed incominciamo a stare attenti a come spenderli.”

All'imbrunire si ripete in modo quasi identico la scena dei pescatori con le nasse vista a Stromboli.
30 mn, sole e vento, serata con cenetta in barca, digestivo sotto le stelle, a nanna.
Miglia totali 790

Alicudi/Ustica: 20/05

All'alba sveglia (un poco prematura, le 4,30, ed inconsueta di questi tempi) al canto dei galli: dormicchio ancora un'oretta e poi mi alzo.
È una mattina da sballo, ammiro il sole sorgere piano piano dal mare in un trionfo di rossi cangianti (sembra più un tramonto che un'alba), l'aria è frizzante (arriva ora da NNW mentre le previsioni davano SW, staremo a vedere): alcune barche di pescatori in mare, la costa, il paesino, le case sparse sul fianco delle montagna emergono lentamente dall'oscurità e poi vengono illuminate dal sole.
Alle sette parto per Ustica, sono con la prua al vento e in direzione della costa (a circa 150 metri): provo una partenza senza motore utilizzando i comandi del salpa ancore nuovi in pozzetto. Srotolo una parte del genoa cazzandola a ferro, lentamente la prua vira verso sinistra mentre con una mano alo l'ancora, con l'altra faccio uscire il resto del genoa. In un minuto sono libero e in movimento divergente dalla costa, cedo il timone ad Asdrubale e vado a prua per recuperare gli ultimi metri di catena, operazione questa che necessita di un intervento mooolto tecnologico. Camilla ha nel gavone di prua in basso una campana chiusa per la raccolta della catena, peccato sia proporzionata per una catena di circa 40 metri e che quindi dopo i 40 metri tenda ad incastrarsi nel barbotin (credo almeno si chiami così): con un manico di scopa basta pompare dentro la campana e l'inconveniente è risolto brillantemente.
Ustica: 05/20/2009 20:05:33 Mi dirigo poi su Ustica, mura a destra e 7 nodi di Gps per un paio d'ore, poi il vento cala ed incomincia a ruotare verso SW: ho tempo, niente motore, rimango quasi fermo per un paio d'ore. Verso le 11 si stabilizza da WSW tra i 6 e gli 8 nodi, bolina stretta e lenta si procede a 2-3 nodi in attesa dell'evoluzione. Per impegnare il tempo preparo e metto a mare due canne da guerra, con dei rapala di oltre 30 cm ed ami che fanno paura: è dalla Liguria che trascino inutilmente due canne da traino, oggi le condizioni sono ottimali, i presagi sono favorevoli (ma lo erano stati anche nei giorni scorsi, ma con zero risultato). Alle 15 (sono ancora a 30 miglia da Ustica) finalmente arrivano 12-15 nodi costanti da SW, bolina perfetta per la meta prefissata a 6-7 nodi di Gps. Mentre mi crogiolo al sole ed al vento una delle canne parte a razzo, cerco di frenare con la frizione ma continua (anche se più lentamente) a filare. Metto la barca con le vele a collo, la frizione ora tiene, mi bardo con una cintura da .. portabandiera ed incomincio un lento recupero di almeno 200 metri di lenza. Quando è abbastanza vicino osservo un po' allarmato il mostro che si dibatte nell'acqua blu del mare, niente paura in un negozio a Genova mi hanno rifilato un guadino da ... balene (è quasi un metro quadro) ed un raffio con cui potrei anche agganciare pesci delle dimensioni del Fontanelli o del Moro Elbano: porto l'essere vicino alla poppa, basta il guadino (in cui entra per tre quarti) ed isso a bordo uno spada mooolto poco intelligente ma agguerrito che fa un casino infernale. Memore di come si .... convincono i maiali a farsi trasformare in salami, con la manizza per winch gli assesto un colpo sulla capa e quello scende a miti consigli. Riprendo la navigazione, macello lo spada, lo taglio a tranci (sicuramente ben superiori al kg) adatti al mio appetito e lo metto in frigo con un dubbio: nei prossimi giorni i salami prenderanno il profumo di pesce o lo spada quello dei salami? Chi vivrà (meglio mangerà) vedrà.
Alle 18 chiamo il porto di Ustica, mi dicono che non accettano prenotazioni, i posti al transito sono per chi prima arriva. Solito giro turistico intorno all'isola, poi al tramonto entro in porto, ci sono cinque barche di francesi ormeggiate con due posti liberi nel mezzo, mentre inizio la manovra di ormeggio di poppa quelli incominciano ad urlare che i posti liberi sono per dei loro amici in arrivo. Fortunatamente F. Siculiana mi aveva detto di ormeggiare al piccolo molo a sinistra entrando, lo vedo libero, evito polemiche e mi piazzo all'inglese al moletto. Ovviamente nessun francese si disturba a darmi una mano, devono essere degli stronzi notevoli, perché poi nessuna altra barca entrerà in porto.
Mi godo il paesaggio, l'acqua trasparente e cristallina con massi sul fondo, pesci, meduse piccole ma molto numerose. Il paese è bello ma disposto in modo irrazionale, a casaccio, i ristoranti sono chiusi, un solo bar aperto: peccato che una centralina Enel piazzata tra il porto ed il paese faccia un rumore infernale.
Preparo il salmoriglio per un trancio di spada, aperitivo mentre la griglia (ho una scorta di griglie a carbonella preconfezionate in vaschette di alluminio, validissime), insalatina mista, una buona bottiglia di vermentino sardo, arrostisco lo spada (con mia grande gioia il fumo grasso e, per me, appetitoso infastidisce palesemente i francesi), cena sotto le stelle: sempre più dura la vita del marinaio, devo ricorrere ad un buon digestivo per evitare la ... tristezza (o forse mappazza) che mi assale.
60 mn, bella giornata da ricordare. Miglia totali 850

Ustica/Capo Zafferano: 21/05

Capo Zafferano (PA): 05/21/2009 17:31:19 Sveglia alle 4.30 al canto dei galli, dormiveglia fino alle sei, mi alzo in una mattinata da sballo (sole, venticello, aria frizzante, canti di uccelli, rumori attutiti di un paese senza auto in lento risveglio), caffè, si parte per la Sicilia, in rada se arrivo presto (mi tenta capo Zafferano) altrimenti in porto a Palermo (ho il posto barca di Francesco libero da oggi).
Finalmente dopo giorni e giorni di bolina o di poppa una giornata di traverso con mare piatto. Armo il gennaker, da 4 a 5 nodi di gps con 6-7 nodi di vento. Di pomeriggio il vento gira ed aumenta un poco, si va di bolina larga, ammaino Genny (con un po' di casino, ma sto imparando), si fila che è una bellezza.
Non metto le canne a mare, lo spada mi basta ed avanza per i prossimi giorni, sarà una dieta monotona ma mi sacrificherò. Poi il vento cala quasi a zero, una oretta a mezzo motore mentre la Sicilia si avvicina, prima sfumata poi sempre più distinta, quindi entra un venticello di termica, sfilo il golfo di Palermo e punto su capo Zafferano, bel paesaggio, qualche barca in mare, poi il capo, il porto di pescatori, la rada a sud per la notte.
Mi tenta il paese vicino, tender in mare ed a remi raggiungo la spiaggia per sgranchirmi le gambe, aperitivo e poi in barca per la cena (solito spada alla griglia).
A tarda sera il golfo si anima, da capo Zafferano a Cefalù brillano i fanali di via (bianchi, rossi, verdi) variegati di molti pescherecci, la costa intervalla zone buie a grappoli di luci delle varie cittadine che si affacciano sul mare, serata tranquilla che invita al sonno. Durante la notte dovrei dormire tranquillo, ma ormai sono abituato alle rade e mi sveglio ad intervalli quasi regolari per controllare la situazione: anziché alzarmi inutilmente mentre cerco di riaddormentarmi vengo infastidito da un rumore continuo, come di un raschiamento continuo contro lo scafo, ma non capisco di cosa si tratti.
50 mn. Miglia totali 900

Capo Zafferano/Palermo: 22/05

Verso Palermo, a motore a 1000 giri, zero vento fino al capo, poi una leggera brezza per qualche miglio mi porta a vela, poi di nuovo a motore. Alle 10 entro in porto, percorso a tornanti per arrivare alla Cala dove cerco il posto barca (i riferimenti che mi hanno comunicato lo danno tra un ketch ed un ferro da stiro verde), non lo trovo ma ho tempo, porto Camilla a spasso per questo porto incuneato nella città, poi mi ricordo che con il sole del mattino i miei occhi di nordico i colori si modificano (sto cercando di non dire che sono un poco daltonico), cerco un ferro da stiro blu, eccolo, si ormeggia. Mentre fisso l'ultima cima a poppa un ormeggiatore mi invita gentilmente ad andarmene ma alla mia risposta “sono ospite di Francesco S.”, si profonde in scuse per non avermi aiutato ad ormeggiare: potenza delle relazioni pubbliche (se sono quelle giuste). Camilla è decisamente lercia, pulizia generale interrotta da un simpaticone che mi invita a lavare anche la sua, poi mi ricordo del piedino rotto del tender, chiedo all'officina e mi risolvono il problema in una mezzoretta, gratis.
Incominciano ad arrivare gli amici Velisti, Francesco, poi Roberto De Gregori, poi il mitico “perfido catanese” noto anche come Nunzio, poi finalmente un tocco femminile portato da Francesca. Si va a pranzo alla Vucciria dalla “sgna pina” (credo si scriva così), ottimo pranzo a base di pesce con Nunzio che si impegna a fondo a far incazzare i palermitani con il suo inconfondibile accento catanese, passeggio per Palermo invasa dai mazzi di rose (è la caratteristica di una festa, Santa Rosalia se non ricordo male) e si tira sera. Arrivano i velisti palermitani, poi via via gli altri iscritti alla “Velisti per tutti” e si va tutti da Francesco ed Elena: ospitalità squisita, bella casa con vista sul porto, ottima cena con varie specialità con una caponata (prima volta che la gustavo) da leccarsi i baffi e che mi fa ricredere sulle verdure, si evapora qb. A mezzanotte ultimi arrivi di Velisti, finalmente in compagnia, a nanna.
10 mn poi turismo. Miglia totali 910

Velista x Tutti: 23-24/05

Regata. Il nostro skipper (Pietro Traina) è un signore palermitano squisitamente gentile, umorismo sottile, calma olimpica, alla partenza per non rischiare “inutili” danni alla barca rimane signorilmente fuori dalla zona di partenza, poi issiamo lo spi e mentre gli altri poi strambano verso il golfo di Castellammare noi proseguiamo tranquillamente verso il largo e solo dopo un paio d'ore di spi al ... rallentatore ci siamo accorti che aveva inserito il pilota automatico. Gli altri sono ormai talmente lontani che a malapena li distinguiamo, poi prende il timone Francesca ed all'arrivo abbiamo notevolmente migliorato la nostra posizione arrivando secondi.
Mi ricordo una vecchia barzelletta del periodo della guerra fredda: gara di corsa con due soli partecipanti, Kennedy e fruscio (ordine alfabetico).
Cronaca americana: brillante prestazione del nostro presidente Kennedy che in una gara di corsa è arrivato primo mentre pessima figura di Krusciov che è arrivato ultimo.
Cronaca russa: brillante prestazione del nostro presidente Krusciov che in una gara di corsa si è classificato secondo mentre pessima figura di Kennedy che è arrivato penultimo.
La nostra regata era con due barche (per chi non l'avesse capito): ma siamo un gruppo affiatato, gli sfottò reciproci si sprecano: giorno per me di assoluto riposo, infatti visto che era prevista una giornata di spi mi sono autonominato randista. Arrivo a San Vito lo capo mentre è in corso una gara di aquiloni, cena ottima, a nanna.

Il 24 la partenza viene fissata per le 9.30, alle 12 finalmente ci muoviamo: la mia anima nordista ha dei sussulti poi il clima rilassato contagia anche me.
Solita partenza, l'ineffabile Pietro manovra bene ed ha la precedenza, potrebbe costringere gli altri oltre la barca giuria, ma signorilmente chiama la virata e si parte onorevolmente ... secondi.
Poco vento, si cazzeggia, si fa la bella vita, foto al paesaggio, barzellette, brindisi, spuntino: gli altri sono un puntino all'orizzonte ma a noi non importa.
Poi arriva il vento, dritto a prua, rinforza ed in noi si sveglia lo spirito di competizione. Ci diamo dentro come i dannati, vele gestite al meglio, scelte di virata azzeccata, teniamo duro per molto tempo a vele piene prima di prendere una mano di terzaroli, recuperiamo vistosamente, ad un incrocio siamo addirittura davanti, al successivo di pochissimo dietro, non amo le regate ma sono contagiato dal clima che si è creato. Poi le due ragazze dell'equipaggio ci avvertono che stanno per perdere l'aereo, si deve abbandonare e precipitarsi in porto a motore con grande delusione di tutti: dovrei essere comunque contento ma vengo preso da solenne incazzatura, un po' fuori luogo onestamente, quando viene fatto il nome della causa, meglio di una delle cause, del macroscopico ritardo alla partenza.
Saluti, è stato molto bello, un gruppo di amici, in parte sconosciuti prima, da ricordare.
Si torna su Camilla, domani si riparte per proseguire “la crociera delle Isole” con una grossa novità: per alcuni giorni non navigherò in solitario ma in compagnia.
90 mn senza Camilla.

Palermo/Favignana: 25/05

Favignana: 05/25/2009 21:04:28 Sveglia alle 5 alle prime luci dell'alba, inizialmente si va a motore, poi quasi sempre a vela. Giornata di sole, rilassante: solitamente preferisco andar per mare da solo, ma sono in giro da quasi un mese, la compagnia è gratificante.
Arriviamo a Favignana al tramonto, ormeggio in andana ad un barcone in disarmo, rifornimenti della cambusa poi si riprende a cenare con spada alla griglia (un vero ... sacrificio), giretto turistico/digestivo per il paese non così piccolo come appare dal mare (utilizziamo un gatto nero accovacciato ad un incrocio per ritrovare la via del porto), a nanna.
75 mn, anche questa è una giornata da ricordare. Miglia totali 985

Favignana/Marsala/Marettimo: 26/05

A Favignana non c'è una goccia di gasolio, alla domanda “quando arriva” il gestore del distributore è di una sicurezza disarmante “forse tra due ore, magari in settimana, forse la prossima”.
Meglio affrontare la lunga tratta per Biserta a serbatoio pieno, scartata Trapani che conosciamo si va a Marsala (al telefono ci dicono “c'è un piccolo problema, ma per i vostri 2 metri di pescaggio è risolvibile”) dove facciamo un rifornimento abbastanza strano: il porto è invaso dalle alghe, per arrivare al distributore gli ultimi cento metri vengono percorsi a passo di ... vecchietto claudicante e con motore oltre mezza potenza. La partenza dal distributore è con tonneggi successivi sulle cime di poppa, le alghe sono a pelo d'acqua, penso alla girante ed al circuito di raffreddamento che chiudo senza dir nulla, poi ormeggiamo alla portoghese in un posto barca libero, giro turistico di marsala con qualche acquisto sia di cambusa, sia per la pesca, sia per i “cadeau” (leggi bottiglie di marsala) indispensabili in Tunisia.
Nel pomeriggio si bordeggia verso Marettimo, sole e bel vento ma quasi in prua, il mare è abbastanza tranquillo, Antonella ripete ogni cinque minuti “a scuola a lezione di geografia dicevano che questo è il mare più pescoso d'Italia”, ossessionato calo le lenze e dopo un po' una aguglia di 80 centimetri (misurati con un metro da muratore, non da pescatore) viene issata a bordo da Antonella.
Al tramonto ormeggiamo a Marettimo al molo delle nave traghetto, segue antipasto con sushi di aguglia e cena con aguglia ai ferri (dopo acconcia preparazione con olio, limone, erbe varie).
Visita al pittoresco paesino, molto suggestivo: segue nottata tranquilla ma mi preoccupa il vento in aumento.
35 mn. Miglia totali 1020

Marettimo/Biserta: 27-28-29/05

Marettimo: 05/26/2009 20:20:56 Al mattino presto vado al vecchio porto a nord del paese, utilizzato da piccole barche dei pescatori locali. È per me una novità vedere le reti a bordo ancora con i pesci aggrovigliati dentro, l'estrazione di questi dalle maglie eseguita con rapidità a mani nude dai pescatori per lo più anziani, noto infatti solo un paio di giovani in mezzo ad una ventina di persone. I pesci vengono separati per tipo in cassette a bordo delle barche, qualcuno viene buttato in mare (con gioia dei gabbiani in attesa) altri sul molo dove numerosi gatti con assoluta calma, quasi con indifferenza, li annusano e poi iniziano a mangiucchiarli. Arrivano dal villaggio, contrattano, il pesce viene pesato e infilato in sacchetti: anche una aragosta di buone dimensioni (gestita a mani nude) viene infilata in un sacchetto di plastica.
Tornato alla barca consultiamo il meteo, tre siti danno le stesse previsioni: mare e vento duri fino a sera, poi 20 nodi nella nottata con punte fino a 25 per qualche ora la prossima mattina all'alba a mezza strada verso la Tunisia (la bolla è in scorrimento verso est), onde da due a tre metri, vento da ovest in rotazione verso nord/ovest. Le previsioni esposte nella piccola capitaneria sono identiche, studiamo l'evolversi del meteo anche in funzione del nostro spostamento verso l'Africa e decidiamo di partire verso le 21 dopo aver controllato gli aggiornamenti emessi nel pomeriggio. Unica voce discordante un pescatore che afferma “è iniziato ieri sera, dura tre giorni”: lo ascolto, valuto corretta la sua previsione ma noi andiamo verso ovest, oggi transita la parte più dura, domani attraversiamo una seconda bolla e ne siamo fuori.
Alle 11 la capitaneria ci invita a lasciar posto ad una nave in arrivo per mezzogiorno e ci consiglia di ormeggiare ridossati verso la punta a nord, dove invece troviamo oltre 20 nodi, scogli a iosa ed onda fastidiosa. Torniamo a sud del porto, un'altra barca davanti a noi fa vari tentativi di ormeggio e poi se en va verso Favignana con il vento in poppa. Caliamo l'ancora in vari punti spostandoci verso , troppa onda e troppo vento, torniamo verso il porto e caliamo di nuovo in un punto vicino al porto: l'ancora tiene, un attimo di rilassamento, fisso un marker sul Gps e tiro un moccolo: vai avanti, vai indietro in base alla profondità ed alla distanza dagli scogli non ho più controllato la posizione di un relitto ed ora ci sono sopra. Provo a salpare l'ancora, sono incagliato nel dannato relitto, da pirla autentico e patentato. Tonneggio a motore facendo ruotare la barca e aumentando piano piano la potenza del motore, l'ancora non fa una piega, non mi sposto di un centimetro. Dopo un paio di giri finalmente iniziamo a muoverci verso il largo, ma il salpa ancore non riesce ancora ad alare l'ancora: quando la profondità supera la lunghezza della catena calata (30 metri), mollo di colpo altri metri di catena e poi provo ad issare, funzionaaaa, ci siamo liberati dal pezzo di relitto che abbiamo smontato dalla sua posizione storica. Torno ad ormeggiare a 50 metri a nord del relitto (ho sul Gps le tracce precise di dove si trova) ed attendiamo la notte: ho un avvenire come demolitore di relitti sommersi.
Dopo il controllo degli aggiornamenti pomeridiani (che confermano le previsioni del mattino) decidiamo di partire verso le 21 sia per avere le ore di vento più forte dopo l'alba, sia per arrivare a Biserta prima della sera successiva (con direzione e forza del vento previsti dovremmo tenere sette miglia di media, se anche scendesse a 5 arriveremmo alle 20 della sera successiva).
Balle ..... Appena scapolata Marettimo a sud troviamo vento oltre i 20 nodi e mare forza 6, ma siamo di bolina larga, si può gestire, la velocità oscilla tra i 7 e gli otto nodi di Gps, resisto a vele piene. Mi fido delle previsioni (il vento ruoterà verso il traverso/lasco) e punto dritto su Biserta.
Verso le tre le raffiche raggiungono i 30 nodi, prendo 2 mani di terzaroli e riduco un po' il genoa, la situazione migliora ma il vento gira verso sinistra e si stabilizza su 28/30 nodi, ora siamo di bolina stretta (verso i 40°) e mi metto fisso al timone, con queste onde si cammina di più e si rischia di meno. All'alba il vento gira ancora di qualche grado a sinistra (incomincio a deviare a sud rispetto alla rotta, brutto errore non aver guadagnato acqua a dritta quando era possibile, potrei trovarmi almeno 10 miglia più a nord, mi sono fidato, ora è tardi). Ora siamo a forza sette, quando sono nel cavo dell'onda vedo la schiuma della successiva appena sopra le crocette (l'albero di 16 metri ha un solo ordine di crocette, circa a metà), le onde spazzano la coperta con regolarità impressionante.
Dovrebbe migliorare ma rimane tutto invariato, sia come forza, sia come direzione di onde e vento. Sono stanco, ho braccia e spalle indolenzite ma si deve andare avanti, siamo in ballo e si balla: cerata e stivali mi tengono all'asciutto, Antonella invece tiene il cappuccio largo ed un'onda la infradicia completamente, scende a cambiarsi, sale poi la scaletta prima di aver finito di chiudere la cerata, non faccio in tempo a bloccarla ed un'onda la investe bagnandola come un pulcino e scaricando dal tettuccio semiaperto decine di litri d'acqua in quadrato. La vedo in crisi, ha l'aria di una bambina smarrita, mi mostro tranquillo, scherzo sul suo aspetto, la rassicuro inventandomi che la situazione del mare sta migliorando, sparisce per andare ad asciugarsi. Poco dopo ho visto non più una bambina ma una donna grintosa emergere dalla scaletta e prendere con decisione il timone: mi ha sorpreso, istintivamente mi sono fidato, eravamo ora sullo stesso piano, avevamo un problema e lo stavamo risolvendo insieme, mi sono abbandonato alla stanchezza e sono andato a sdraiarmi in quadrato sul gennaker incastrato tra il tavolo e la dinette, in modo da vedere con un occhio il timone.
Il mare non è mai monotono, anche quando è infuriato ti regala scorci di bellezza improvvisi: un'onda di forma particolare, un riflesso del sole che fa capolino tra le nuvole ed incendia il mare, un'ombra incerta in lontananza che ti fa sognare la terra che non vedi da ore, ti rassicura anche se sai che è solo una nuvola, un fumaiolo che intravedi per un attimo, forse una illusione, poi la sovrastruttura di una nave da carico che scorgi solo quando sei in alto su un'onda enorme, una visione di un attimo che percepisci con la mente più che con gli occhi, la solitudine e l'isolamento ti pesano di meno, ma non hai tempo per le riflessioni, inizia la fase dei calcoli e dei controlli. Sembra incredibile ma nella vastità del mare due imbarcazioni su rotte e con velocità diverse sembrano spesso come pervase dalla voglia di incontrarsi, di abbracciarsi, di raccontarsi le proprie avventure. Se poi in un mare in burrasca le rotte sono veramente convergenti vivi minuti interminabili di tensione, controlli in continuazione un punto di allineamento che ti sei scelto sulle tue mura, se non varia vieni preso dalla frenesia dei calcoli e delle ipotesi di soluzione per evitare l'abbordo, se invece varia vieni preso dai dubbi “è vero o si è solo modificata leggermente la mia rotta? O magari la sua?”. Quando alla fine un mostro venti volte le tue dimensioni si avvicina e ti sfila da prua osservi con sollievo la maestosità e la leggerezza del suo fendere le onde quasi con indifferenza, se invece la sua rotta lo porta a sfilarti da poppa vivi minuti di tensione estrema, calcoli frenetici, voglia di virare controllata e dominata dalla tua mente, sollievo quando vedi che ti passa magari vicino ma senza pericolo reale: in entrambi i casi segue poi la sorpresa per la sua velocità, le ipotesi sulla sua destinazione, sul suo carico, sul suo equipaggio seguiti da un senso di isolamento acuto quando sparisce all'orizzonte.
La situazione è rimasta invariata per tutta la mattinata, alle 14 abbiamo iniziato a vedere l'Africa (mitica visione, non ci sono mai andato, era uno degli obiettivi della crociera), siamo vicini ma ormai fuori rotta di oltre 15 mn, dobbiamo risalire: il vento non ruota, alcune raffiche si avvicinano a 40 nodi, ma ho truccato di nascosto lo strumento del vento di 10 nodi per tranquillizzare l'equipaggio. Controllo l'indicatore di carica del circuito a 12 volt e mi viene un accidente: un'ora fa segnava 12,4 mentre ora è a 12,6, qualcosa non quadra, provo ad accendere il motore ma non da segni di vita. Provo a collegare con i cavi una delle batterie del circuito a 24 volt ma il motore non parte. Sballottato come un sacco di patate smonto una delle enormi batterie del circuito a 24, la porto vicino a quelle a 12, collego e finalmente il motore si avvia (più di un'ora persa, siamo scaduti di altri nodi fuori rotta). Poi riporto la batteria del circuito a 24 nel suo “loculo”, collego e ... metto in crisi il circuito a 24v: m....e, le ho collegate in serie anziché in parallelo. Per stringere il vento randa, genoa e motore sono troppi, meglio togliere il genoa. Peccato che prima di arrotolare il genoa mi accorga che si è divelta la carrucola di tenuta della cima vicino al rulla fiocco con conseguente uscita della cima che ora è scarrucolata di alcuni giri. Sdraiato a prua eseguo una manovra che mi sta diventando abituale: secchiata d'acqua in faccia, qualche secondo di lavoro, altra secchiata. Altra ora persa.
Sono un patito della vela, quando c'è vento il motore lo accendo solo se ho problemi di ricarica batterie ed anche in questo caso lo tengo in folle a meno di 1000 giri (cosi evito anche problemi di cavitazione, ecc.). Ora rispetto alla direzione di Biserta abbiamo 20 gradi di vento a favore con mura a dx (peccato però che tra angolo minimo al vento, onde al mascone costantemente ben oltre i 4 metri e fortissima corrente contraria scadiamo di almeno altri 40, quindi pur andando oltre i 6 nodi avanziamo a meno di 2) mentre sul bordo opposto non riusciamo nemmeno a tenere i 90 gradi (in pratica ci allontaniamo). Arrivati ad oltre 20 ore di battaglia faccio alcune prove e decido di utilizzare randa e motore (sfruttando i 20 gradi concessici) ed avanzando tra i 3 e i 4 nodi. Confido che in vicinanza della costa tunisina settentrionale, sfruttando alcuni promontori avremo piccoli ridossi e così avviene: per 25 miglia reali a vela avremmo impiegato tra 10 e 12 ore, con motore più randa ne impieghiamo poco più della metà.
La mia conclusione: vela e solo vela fino a che pensi ragionevolmente di resistere ed uscirne, misto (anche per non sballottare troppo la barca) se individui una consistente riduzione dei tempi (e quindi dei rischi, perché in situazioni critiche maggior tempo impiegato significa fuor di dubbio maggiori probabilità di rotture), mai solo motore.
Poi in barca se la puoi raccontare è perché la tua scelta è stata buona, quindi ognuno faccia come meglio crede, difficile riproporre situazioni identiche con barche identiche ed equipaggio nella stessa situazione psicofisica: noi stavamo bene, addirittura ci divertivamo (salvo la sistemazione di piccoli guai), ma 6 ore (e con due carrucole di guida del rulla fiocco divelte) mi sono sembrate meglio di 10-12.
In situazioni difficili preferisco essere solo, ma in questo caso la forza mentale di Antonella, superato un comprensibile sbandamento iniziale (più fisico che mentale) era palese ed affidabile. Rifarei la tratta anche domani sicuro di uscirne: è però vera l'affermazione di recente apparsa in Lista " il buon marinaio sa gestire le situazioni difficili, l'ottimo marinaio le previene e le guarda da un porto".
Biserta: 05/29/2009 10:05:38 Arriviamo all'una di notte di fronte all'ingresso della rada con tre fari: un rosso un verde un altro rosso, facciamo fatica ad individuare il porto turistico è piccolissimo e senza luci, fortunatamente ci aiuta un addetto dotato di torcia. Incredibile tiritera burocratica appena attraccati al molo: moduli su moduli (da compilare a mano in tre copie senza carta chimica e senza la vecchia carta carbone) per la polizia, idem per la capitaneria. Poi uno dei poliziotti mi da appuntamento alle sei nel suo ufficio per timbrare i passaporti, mi rifiuto, e lui con aria furba pronuncia la parola magica “cadò”: erudito dai palermitani gli mollo due bottiglie di marsala, mi guarda perplesso (si aspettava soldi, intuisco che è un errore ma ormai sono sulla strada delle bottiglie) e poi abbozza me ne chiede tre, estrae il timbro da una tasca (figlio ‘ntrocchia), timbra i passaporti e se ne va. È finita, si può dormire.
Al mattino estraiamo dalla barca tutto quello che si è bagnato, la coperta diventa un accampamento di rom: cuscini, plaid, sacchi a pelo, asciugamani, cerate, ecc. si asciugano al sole dell'Africa. Al pomeriggio giro turistico per la città, la Medina è bella ma dappertutto emerge un livello di povertà incredibile ma più dignitosa e meno sporca di molte nostre periferie e centri storici: i tunisini (escluso quelli in divisa) sono cortesi, gentili, disponibili, ovviamente dotati di furbizia orientale (non tutti), un negozietto ci fa pagare una bottiglietta di minerale 3,50 dinari (2 euro, niente di scandaloso per noi) quando il prezzo era di 0,35 ma che per qualche ragione loro scrivono 3,5.
Alla sera cerchiamo un ristorante, non ne troviamo ad eccezione di un barcone molto kitch, chiaramente turistico, enorme e completamente vuoto: non ci fidiamo e andiamo a zonzo per la città. Incontriamo poi un tunisino di Voghera/Parma/Genova/Milano/ecc., vende focacce con un carrettino unto e bisunto, ci sente parlare in italiano e ci subissa di racconti di vita italiana e tunisina, ha anche un negozietto ed un forno (non voglio pensare dove cuoce le sue focacce), è orgoglioso del suo lavoro, guadagna ben 35/40 dinari al mese (potrei aver capito male) e mantiene dignitosamente la sua famiglia: alla fine ci indica un piccolo ristorante tunisino. Cena a base di kuskus, buono ma senza null'altro, acqua di rubinetto come bevanda, conto di 75 dinari (40 euro, non poco), incomincio a contare i dinari mentre il gestore mi guarda perplesso, ha un attimo di incertezza e poi prende un biglietto da 10 dinari e mi spiega che il conto è di 7,5 dinari (4 euro). Studio delle previsioni, vorremmo stare ancora un giorno ma il 29 sembra ottimale mentre poi ci sarà burrasca con zone di scirocco alternate a zone di mistral.
Film della partenza: dalle 7 alle 7,30 burocrazia con mezz'ora di conteggi per pagare il porto di 37,5 dinari (20 euro per un giorno), alle 8 scontro duro con la polizia (sono in due, uno è quello che ci ha timbrato i passaporti all'arrivo), chiedono con malagrazia il “cadò”, tiro fuori 20 dinari che fanno sparire poi si dichiarano insoddisfatti e pretendono 100 euro a testa. I ricatti non mi sono mai piaciuti, non li tollero come carattere e come mentalità (un mio amico imprenditore napoletano mi ha dato non più di sei mesi di vita se vivessi a Napoli): prendo in contropiede i due stronzetti minacciandoli di far intervenire sia l'ambasciata di Tunisi se non mi danno i passaporti, sia i loro capi (che sicuramente sono conniventi ma che non vogliono grane), gli faccio poi due gesti internazionali, quello dell'ombrello e quello delle mani con le dita a cerchio (gli stronzi ed i vigliacchi vanno battuti sul loro terreno), si guardano un attimo incerti, strappo loro passaporti dalle mani i passaporti e vado in barca. Affanc......
Il distributore il giorno prima non ha aperto, oggi non si sa. Parlo con due operai che per 20 dinari di mancia vanno a prendere il gasolio in motorino, trovano un imbuto e lo travasano nel serbatoio di Camilla, attenti, gentilissimi e pure grati. Questo è rapporto pulito, ti chiedo un servizio lecito, se ti va me lo fornisci ed io ti pago, siamo entrambi soddisfatti. I tunisini mi sono sembrati veramente brava gente, la religione mussulmana fa parte della loro vita e la praticano con costanza e senza sforzo: vorrei vedere i nostri praticanti costretti a cinque periodi di preghiera al giorno, di cui uno alle tre di notte con il muezzin, non quello vero (troppa fatica) ma un aggeggio elettronico, che sbraita dovunque e sveglia chiunque. La storia insegna, i mussulmani sono in arretrato religioso di 700 anni, sono all'età dei nostri preti grassi, fornicatori e prepotenti del medioevo (cattolico o protestante non fa differenza).
Addio Africa, gli avvenimenti desiderati sono, quasi sempre, inferiori alle attese.
28 ore, 130 mn. Miglia totali 1150

Biserta/Teulada: 30-31/05

Partenza alle 9 (due ore di ritardo sul programma, ci attendono 120 mn) ma è una splendida mattinata, sole e venticello da ovest (ideale per la nostra rotta, ma la rotazione a nord/ovest?): una riflessione, se non avessi avuto il Pc avrei ascoltato il pescatore di Marettimo, saremmo arrivati ieri sera tranquilli. Amen, non si piange sul latte versato, non serve a nulla. Ho il sospetto che le previsioni siano corrette ma in anticipo di quasi due giorni rispetto alla realtà, un messaggio appena ricevuto da Franco Cossu si rivelerà perfetto.
Teulada: 05/31/2009 09:08:14 È una traversata ideale, un unico bordo da Biserta fino in vista della Sardegna poi il vento gira ad est e ci porta a Teulada, mare perfettamente gestibile dal fido Asdrubale (massimo due metri di onda), bolina, poi bolina larga, poi traverso, quasi sempre sui 7 nodi di Gps, la luce è splendida, l'autostrada marina da Gibilterra verso est serve solo, con il suo traffico commerciale, a far passare il tempo senza problemi: alcune regolazioni di vele, si dormicchia al sole, troppa onda per pescare ma non ci serve, salama varia e formaggi a mezzogiorno, aguglia alla griglia per cena, nel corso della giornata evaporano un paio di bottiglie di vino siciliano (ottime ma non ne ricordo l'etichetta). La serata e la prima parte della notte sono da sogno ad occhi aperti, poi le luci della Sardegna, il golfo ed il porto di Teulada ci vengono amichevolmente incontro.
Alle tre di notte completiamo l'ormeggio in un'aria frizzante da est (il mistral combatte contro lo scirocco, ma per ora verso ovest) assistiti da un addetto (in alcuni porti l'assistenza è garantita 24 ore, molto rassicurante e gradita). Mi dimentico di attivare il Findspot, rimedio al mattino (spero che mio figlio dormisse, non vorrei si fosse preoccupato per il mio silenzio).
120 mn in meno di 18 ore, non male, da ricordare.
Dovrei portare il mio equipaggio a Cagliari, il 31 di primo pomeriggio e poi (forse, non ricordo bene) il 1° giugno di mattina ci provo, esco in mare ma prima di capo Spartivento le condizioni diventano veramente dure, perché rischiare? Esistono i taxi per l'aeroporto, si torna nel rifugio di Teulada, dove un ormeggiatore gentilissimo ci presta la sua auto (Teulada è un bel porto moderno e sicuro, costruito però nel deserto e nel paese, a 7 km, non hanno più auto a noleggio disponibili).
Sono rimasto quindi rintanato (fortunatamente in compagnia ed in porto) due giorni a Portu Nou di Teulada ad osservare lo scontro titanico tra Scirocco e Mistral: nelle zone di confine meteo succede di tutto, cielo terso con lo scirocco, pioggia con il mistral, poi il vento girava e si tornava alla normalità di un cielo limpidissimo leggermente striato da nubi bianche che fuggivano verso sudest.
Un giro turistico in auto fino a capo Malfatano con paesi, golfi e spiagge splendide non ancora invasi dai turisti sono il meritato periodo di riposo che ci concediamo, concluso verso sera da una passeggiata nei camping e sulle spiagge ad Ovest di Porto Teulada.
Miglia totali 1270

Teulada/Carloforte: 02/06

Una settimana in compagnia è finita, con molti ricordi ed un poco di nostalgia riparto da solo.
Oggi ho deciso di affrontare la coda del Mistral, risalendo dal golfo di Teulada a Carloforte: finalmente previsioni abbastanza in linea, davano 20/24 nodi, ne ho trovato fino a trenta ma è normale. Mare ancora formato, dopo Capo Teulada vento rigorosamente di prua piena, ho tirato un bordo di venti miglia mura a dritta virando solo quando il mare è diventato veramente duro ed ancora una volta il Mistral si è preso la sua rivincita girando di 30 gradi a sfavore del nuovo bordo, ma chi la dura la vince, 65 miglia in dieci ore per farne 30 reali, ma ne valeva la pena. Le isolette del Toro della Vacca e del Vitello (che i nomi li abbiano attribuiti dei contadini finiti in mare?) si sono aggiunte alla collezione insieme a Sant'Antioco (che poi isola non è) ed a S. Pietro.
Particolare la caccia alla barca in arrivo organizzata da una delle piccole società che hanno in concessione alcuni dei moli del porto: escono in gommone per un paio di miglia ad incontrare chi arriva (ed il mare non era propriamente adatto ad un gommone) e lo guidano fino ad uno dei propri posti barca: fino ad ora lo avevo visto fare nei ristoranti e nei locali notturni.
Volevo mettermi in rada ma l'aggancio in mare abbinato alla stanchezza di una giornata dura ha avuto la meglio.
Giro turistico per Carloforte, segue cena luculliana (da ieri sera non ho mangiato nulla), ogni tanto si può derogare alla normalità, mi hanno indicato un ottimo ristorante dal nome strano (il Tonno di Corsa), bello e con una buona cucina ed ottima cantina: gli scalini per tornare al porto si muovevano in orizzontale, non ci sono più le scale di una volta. Domani si continua, il nord mi chiama: dura la vita per i marinai erranti.
70 mn, con bordi duri ma divertenti, solito sole. Miglia totali 1340

Carloforte/Capo Mannu: 03/06

C. Mannu al tramonto Solita sveglia all'alba (devo avere un orologio in testa, mi sveglio sempre alle sei), caffè, rifornimento di acqua, qualche controllo alla barca, analisi delle previsioni meteo che danno da quindici a venti nodi da nord (quindi perfettamente in prua) fino al tardo pomeriggio, poi lenta rotazione (strana) a ovest/sud/ovest fino a domani. Con questo tipo di vento non esiste alcun ridosso fino al golfo di Oristano, sono 40 miglia in linea retta, calcolando scarroccio per vento e corrente contrari almeno 70. Ne ho viste ben altre, ci provo. Poco dopo le sette esco dal porto, bordo di alcune miglia verso PortoVesme (zona splendida un tempo, rovinata poi da una assurda dislocazione politica di industrie inquinanti) e Porto Scuso che era per me ed i miei una alternativa alberghiera ad Iglesias quando a fine anni 80/inizio anni 90 avevo le minieri del Sulcis (proprietà Eni/Agip) come cliente: lo ricordo allora come un porticciolo trasandato e tranquillo, paese scarsamente turistico, una tonnara, un ottimo ristorante con aragoste tutto l'anno a prezzi di ... bistecca. Sono tentato di fermarmi e fare il turista (l'entroterra è particolare con i suoi cumoli di scorie minerali, aree collinari coperte da corbezzoli, case bianche, le strutture lunari delle miniere, una necropoli fenicia, boschi di sughero e calette deserte verso nord) ma poi prevale la voglia di mare (meglio lasciare i vecchi ricordi di terra come sono) e viro verso il largo. Di bolina stretta (ma non troppo, oggi preferisco la velocità) tiro un bordo di cinquanta miglia con sette ore di silenzio rotto solo dal fruscio del vento tra le vele e dagli scrosci delle onde (niente di eccezionale, da uno a due metri) contro Camilla: sonnecchio, mi arrostisco al sole, piccole riparazioni tra le onde. Verso le tredici sarebbe ora di virare verso Oristano, ma è una giornata fantastica, il mare aperto mi attira e mi affascina, perché virare verso terra? Minorca è a poco più di 150 miglia, se poggio un poco ed il vento tiene domani sera sono alle Baleari: poi la ragione prevale, viro mura a sinistra verso la Sardegna, stringo la bolina e vado dove il vento mi porta, prima o poi la Sardegna la incontro.
A pomeriggio inoltrato il vento cala a 10 nodi e ruota ad ovest, su il gennaker, studio la carta, Capo Mannu ha a nord una baietta (Cala su Palosu) abbastanza riparata da Ovest, ben riparata da Sud e da Est, se le previsioni sono corrette è un buon ormeggio, altrimenti punto su Alghero (potrei arrivarci prima dell'alba). Prima del tramonto passo a nord dell'isolotto Mal di Ventre, poi all'imbrunire devo scapolare molto a nord di Capo Mannu per evitare secche e scogli, si fa buio ma riesco ad ormeggiare in cinque metri d'acqua in una zona ben riparata e senza vento.
Sono cotto dal sole e bianco di sale, tuffo in acqua limpida e fredda, cena leggera, quasi mi addormento in pozzetto, a nanna. 95 mn sul log, molto meno come progressione verso nord, domani è un altro giorno.
Miglia totali 1435

Capo Mannu/Asinara: 04/06

Capo Mannu: 06/03/2009 21:53:55 Altra sveglia all'alba, vorrei sbarcare ma sento il richiamo del mare e del nord, gli obbiettivi prefissati si modificano per i motivi più svariati, ma non ho vincoli o programmi rigidi, seguo i miei istinti e richiami intimi.
Il meteo prevede vento da nord tra i 15 e i 20 nodi, al solito di prua piena. No, non è giusto che io mi lamenti del vento: ne ho quasi sempre trovato, spesso favorevole, quasi sempre gestibile con un minimo di attenzione e sangue freddo, la calma piatta l'ho trovata nell'unico giorno (Palinuro/Vibo M.) in cui dovevo rispettare un programma orario rigido (di solito non possibile a vela), la pioggia mi ha coinvolto un'unica volta e per di più a terra (Lipari). La primavera è il periodo ideale per Ligure e Tirreno, autunno ed inverno hanno molti aspetti positivi ma le giornate di possibile vela si riducono di numero, l'estate è per lo più un misto di calma piatta e di temporali (spesso violenti e repentini), situazioni queste abbinate a porti e rade superaffollati.
Partenza mura a dritta, obbiettivo minimo tra Alghero e porto Conte, variabile nel corso della giornata in base al variare del mare, del vento, dell'umore personale. La libertà ora per me è questa assoluta mancanza di vincoli esterni che non siano quelli naturali, di piacere puro di affrontare senza alcuna remora quello che le prossime ore mi riserveranno, mi va bene qualsiasi fattore esterno di vento, sole, pioggia, onde, calma piatta: ohi, non esageriamo, vento e sole sono “cchiù meglio”. Dopo le 11 viro mura a sinistra, un bordo di 20 mn verso Fertilia ma in vista della costa cambio idea, vado verso capo Caccia, calcoli veloci, quaranta miglia per Baia della Reale all'Asinara, 5 ore di luce, bel vento, decido di provarci: se arrivo ai Fornelli troppo tardi farò il periplo dell'Asinara, poco dopo mezzanotte dovrei comunque arrivare alla baia.
Ora navigo con attenzione alle vele, alla velocità ed alla rotta, bolina stretta, timone gestito direttamente. Non sono più un turista, sono in regata contro il tempo, amo il rischio ma non farei mai i Fornelli (lo stretto tra Sardegna ed Asinara) al buio. La direzione del vento mi da una mano ma il cielo si copre di nubi, alle 19 sono in vista dell'Asinara, riduco il genoa non per l'intensità del vento ma per poterlo utilizzare come auto virante (tecnica che ho già sperimentato con mare durissimo), trasto al centro, randa lascata di 15 gradi, voglio fare lo stretto a vela.
Asinara (all'ancora, non ditelo): 06/04/2009 20:53:18Alle 19.30 entro nei Fornelli sotto un cielo cupo, vento da nord ideale (sui 10 nodi), mare piatto, acqua limpida e dai colori incredibili con macchie scure (rocce sommerse? Alghe?) alternate a macchie di azzurro chiarissimo, da laghetto di montagna (sabbia bianca, senza dubbio, ma quanta profondità?).Non posso distrarmi, accendo il motore (tenuto in folle) per ogni evenienza, mi allineo ai segnali, manovro con estrema attenzione, viro verso dritta senza toccare le vele e senza lasciare il timone, serpeggio in base alle indicazioni del gps verificata con il log di profondità, adrenalina alle stelle quando macchie di acqua blu scura mi vengono incontro, una eternità in termini di tempo, tre quarti d'ora nella realtà, sono oltre lo stretto.
Mi rilasso e mi godo il paesaggio, le nuvole ora sono meno cupe, ho abbastanza luce per ammirare il paesaggio, punto sulla baia del Reale, chiamo per avere una boa, nessuno mi risponde. Non ho nessuna voglia di lasciare l'Asinara per andare a Stintino (in rada o in porto): ho di fronte 6 lampioni allineati davanti ad una fila di case buie, nessuna altra luce, mi sposto nella zona più vietata (in vista di una costruzione poco allegra, l'Ossario) e calo l'ancora in meno di dieci metri d'acqua.
Cena in pozzetto, il vento da nord mi fa un baffo, le nubi se ne vanno, i sei lampioni mi fanno l'occhiolino, lontane a sud le luci industriali di porto Torres, giornata lunga ed intensa, a nanna.
75 mn. Miglia totali 1510

Asinara/Stintino: 05/06

Sveglia all'alba, mi soffermo un poco ad ascoltare un coro variegato di uccelli ma voglio andarmene da questa zona dove è vietato l'ancoraggio prima che arrivi qualcuno.
Il salpa ancore parte ma si ferma a metà dell'opera, finisco di alare l'ancora a mano.
Poco vento, lemme lemme mi dirigo verso Stintino bordeggiando senza fretta. Porto disordinato, servizio al distributore da profondo sud (devo attendere un quarto d'ora prima che una ragazza esca dal suo minuscolo ufficio e mi inviti a far rifornimento da solo), lascio la barca al distributore e cerco un ormeggio. Qui avrei diritto ad un posto della LNI, forte delle esperienze precedenti non mi sono nemmeno preso la briga di telefonare e mi presento in ufficio: solita risposta, tutti i posti barca sono occupati dai soci. Me ne vado a spasso per i pontili (è una specie di porto canale), trovo i cartelli LNI con un buon posto libero (per di più senza cime di ormeggio, quindi difficilmente è di qualcuno appena uscito per un bagno in mare). Lascio il distributore, ormeggio tranquillamente, mi ripresento all'ufficio LNI con le mie tessere in regola “ho trovato un posto libero”: l'impiegato fa buon viso a cattivo gioco, registra scrupolosamente tutti i miei dati, 24 ore di ormeggio gratis (meglio pagato con la quota supplementare annuale della LNI).
In fondo al canale c'è una officina, un elettrauto mi garantisce che domani mattina mi sistemerà il salpa ancore. Ristorante, turista a piedi per il piccolo paese, bagno in una caletta deserta, qualche acquisto per la cambusa, cena in barca.
10 mn. Miglia totali 1520

Stintino/Cap de Feno (Corsica): 06/06

Sveglia alle sette (non ho fretta), poi arriva l'elettrauto, smonta e sistema alla belle e meglio le spazzole del motorino (sono da rettificare), scuote la testa per la scarsa qualità dei pulsanti (acquistati ed installati da ben 15 giorni ad Ischia), prendo nota di risostituirli appena arrivo in Liguria, verso le 10 sono fuori dal porto: le previsioni sono ottime, da 15 a 20 nodi da nord (di nuovo in prua, ma ormai mi sono abituato), punto verso la Corsica.
Propriano (Corsica al largo): 06/06/2009 20:33:02 Da Stintino fino alla punta nord dell'Asinara riesco a procedere quasi parallelo all'isola, poi il vento ruota verso destra di almeno 30 gradi, anche oggi sono attirato da mare aperto, viro e vado al largo. Prolungando la linea del Gps vedo Marsiglia ad ovest, le Porquerolles più a est, località che conosco, non sono particolarmente interessato ai luoghi in se stessi ma alle 150 miglia per raggiungerli, al mistral che potrebbe piombarmi addosso in mare aperto, ma resisto al richiamo delle sirene (ho richiami molto più forti a nord), viro e procedo per dove mi porta l'angolo minimo di bolina che mi consenta una velocità accettabile. Potrei allargare e dirigere su Ajaccio, ma non mi interessa un porto, voglio una rada. Nella nottata il vento ruoterà ad ovest pieno (nonostante le scoppole prese continuo a fidarmi dei siti meteo), l'unico ridosso possibile (anche se di dimensioni ridottissime) è a nord di Cap de Feno, è una zona sconosciuta, mi va bene provarci. Alle 20 sono ancora a sud del golfo di Ajaccio, lancio un messaggio con Findspot per tranquillare chi mi segue, ho ancora almeno 40 miglia davanti a me, ma ormai ho deciso, non cambio opinione.
Altri due bordi e nel buio più completo avvisto il faro delle Iles Sanguinaires, il vento ruota e posso tenere una rotta verso nord, mi avvicino troppo ad una zona pericolosa con al centro un grosso scoglie (La Botte) e mede spesso senza luce. Verso l'una scapolo Cap de Feno, devo anche qui tenermi largo per la presenza di scogli, finalmente la baietta scelta: “merde “ (sono in area francese, anche i moccoli devono essere adeguati) è il commento che mi sfugge nel vedere le luci di fonda di diverse barche all'ancora, impiego una mezzora per trovare uno spazio sufficiente e finalmente alle due di notte calo l'ancora.
Grande galoppata nonostante la partenza ritardata, 90 mn di vela, sono quasi a digiuno da ieri sera ma non mi importa, un buon bicchiere di vino sardo (il mio bicchiere è da ... birra), delle scaglie di grana e pane carasau, a nanna.
Miglia totali 1610.

Cap de Feno/Girolata: 07/06

Girolata: 06/07/2009 20:46:49 Sveglia insolitamente ritardata (ogni tanto mi capita), il vento è da ovest (ancora debole perché il ridosso del piccolo promontorio funziona), ma il mare più a nord è piuttosto mosso con molte ochette bianche visibili anche da lontano: delle 7 barche intorno a me contate all'arrivo, ne è partita solo una, le altre ballano irrequiete nelle onde di risacca che arriva dal largo. Arrischio una partenza a vele piene, Camilla tiene egregiamente il mare, da 20 a 25 nodi praticamente al traverso, si vola.
Dopo un paio d'ore il vento dimezza di intensità, punto direttamente verso il fondo del golfo De Porto dove si trova La Girolata. Sono impaziente di entrare nella piccola baia, lo scorso anno vi ho trascorso un giorno fantastico attraccato ad un gavitello, una sola altra barca molto pittoresca, il silenzio assoluto in un paesaggio d'altri tempi. I primi dubbi sulla nuova realtà mi insorgono vedendo un battello carico di turisti sbucare dal promontorio a nord/ovest, un paio di miglia a poppa ho un'altra vela sulla mia stessa rotta, un ferro da stiro esce con un gran fracasso di motori, alcuni alberi di barca spuntano oltre il promontorio. Quando sono a qualche centinaio di metri un gommone si avvicina ed un ormeggiatore mi ingiunge di mettermi in stand bay fuori dalla baia in attesa del mio turno. La baietta è diventata un porto con due file parallele di gavitelli che sostituiscono i pontili, a riva sono sorti due pontili veri con attraccati battelli di turisti, ferri da stiro e catamarani, la spiaggia si è riempita di costruzioni, sulla strada sterrata due quad fanno un casino infernale: dove sono capitato?
Ormeggiata la barca a due gavitelli (uno a poppa, l'altro a prua) mi ritrovo in mezzo ad altre barche, esattamente come in un porto con tutti i relativi inconvenienti ma senza i vantaggi (pontile, acqua, luce, ecc.). È di primo pomeriggio, c'è un bel sole, molte persone fanno il bagno vicino alle barche, gli ormeggiatori vanno avanti ed indietro con un motoscafo, grida, richiami. Non ho voglia di preparare il tender, visto che devo scendere a terra per pagare (35 euro una notte al gavitello) mi faccio dare un passaggio dagli ormeggiatori e poi faccio una camminata a terra. Altra delusione, il piccolo castello sul promontorio che delimita la baia è proprietà privata, non ci si può nemmeno avvicinare. Sul km di strada (prima sterrata ora cementata) c'è traffico rumoroso e puzzolente dei mostriciattoli a quattro ruote, molta turisti in giro (ci sono tre battelli ormeggiati), i bar sono abbastanza affollati: troppa gente per i miei gusti attuali, mi allontano verso l'interno ma non trovo sentieri, la macchia mediterranea mi costringe a giri tortuosi, non ne va dritta una oggi.
Prima di sera altro passaggio dall'ormeggiatore, cena in barca, mi devo adeguare all'ambiente e metto anch'io musica a pieno volume, poi non mi sembra giusto e passo alle cuffie. Pomeriggio e serata da dimenticare, mi aspettavo troppo da questa località, la delusione è doppia.
25 mn. Miglia totali 1635

Girolata/Ile Rousse: 08/06

Sveglia di prima mattina, vorrei fermarmi, come da programma, almeno un'altra giornata ma sono incerto, penso che è lunedì (anche se non sono troppo certo, sto perdendo il senso del tempo) e quindi l'ambiente dovrebbe essere più tranquillo di ieri. L'arrivo di un battello di rifornimenti (bar e ristoranti sono spuntati come funghi) seguito da un altro battello abbastanza carico di turisti mi toglie ogni dubbio, mollo gli ormeggi e me ne vado a spasso per il mare.
Nuovamente una bella giornata con vento discreto, bordeggio lungo queste coste deserte, scogli, vegetazione fitta intervallata da roccia rossa, un faro, capo Mursetta e capo Cavallo con le loro baie, la Revellata con il suo faro squadrato alto sopra le rocce, Calvì con l'imponente rocca che domina e protegge il porto e la cittadina, le alte montagne ancora con qualche macchia bianca di neve del nord della Corsica, poi la costa si allontana e sbiadisce per poi riemergere prepotentemente prima dell'Ile Rousse con un altro bellissimo faro alto sul mare, scapolata la finta isola si vedono turisti affacciati sulle rocce vicino ad una torre tipica genovese, poi il porto di pescatori con qualche barca a vela (con il sole in fronte non riesco a vedere se all'ancora o in banchina), la baia di sabbia bianca, la cittadina con la sua lunga spiaggia con i primi bagnanti. Calo l'ancora meno di 10 metri d'acqua, 300 metri da riva, tra un grosso ferro da stiro ed un'altra vela, mare piatto, vento previsto per la notte da terra.
Ile Rousse: 06/08/2009 17:15:33 Sono ancora indeciso se cercare un ristorante o cenare a bordo, ho solo pane duro come il cemento, preparo il tender e scendo a terra a remi (ma quel fuoribordo che mi trascino da due mesi lo metterò in moto prima o poi?).
Ile Rousse è chiaramente una località turistica che tra qualche settimana sarà invivibile, già ora i bar, i negozi e le strade sono pieni di gente, cerco inutilmente una panetteria, mi rassegno ad entrare in un supermarket dove trovo del pane decente (le onnipresenti baguette sono ottime appena sfornate, ma poi diventano di gomma prima, di cemento dopo due giorni).
Un pastis seduto all'aperto tra tavoli affollati, discussioni ad un tavolino di fianco al mio tra due camerieri che si contendono dei malcapitati turisti in bilico tra la linea invisibile che separa gli spazi (e le mance) di due bar, musica a tutto volume, frastuono di auto, di bambini che giocano: “Via dalla pazza folla”, mi precipito al tender, spruzzi a gogò per superare la risacca, sono finalmente tornato in barca, nella mia piccola isola. Cena solitaria, evaporazione sotto le stelle, a nanna.
35 mn. Miglia totali 1670

Ile Rousse/Desert des Agriates: 09/06

Desert des Agriates: 06/09/2009 14:08:24 Nottata tranquilla, vengo svegliato dai motori dei pescherecci, la temperatura è piuttosto bassa, l'aria che entra dal tambucio e dai passa uomo è frizzante, mi avvolgo nel lenzuolo e mi attardo un poco a sognare ad occhi aperti il prossimo wknd, poi mi alzo, solita cerimonia del caffè (rigorosamente in piedi), mi concedo eccezionalmente un sorso di martini come colazione, levo l'ancora, partenza a vela con un leggero vento di terra.
Altra giornata di sole, la costa scorre alla mia destra, le costruzioni piano piano diradano, ora la costa è inframmezzata da baie e baiette, metto le vele a collo, cima di sicurezza in vita, bagno in acqua azzurra e fredda, si intravvede il bianco della sabbia sul fondale, qualche macchia scura (alghe o scogli?), davanti a me ora la costa è disabitata, una vela all'ancora, un'altra più al largo.
Procedo lentamente (rigorosamente a vela) lungo la costa del Desert des Agriates, cerco una rada adatta controllando con Gps e vista diretta, vorrei entrare in un'ansa piccolissima con l'acqua di un blu intenso, scelgo alla fine la baia de Ghignu, pochi metri d'acqua, colori cangianti, rocce ad ovest, sabbia di fronte, qualche centinaio di metri d'acqua ad est, il mar Ligure alle spalle a nord.
Sono preso da un desiderio di terra e di verde, sono sazio di azzurro e di mare: scendo per alcune ore a terra, tra gli alberi, sentieri appena tracciati, vallette con alberi rigogliosi, collinette a macchia mediterranea dove la roccia marrone fa capolino tra gli arbusti, il mare che si infila in piccoli fiordi colorandosi di verde, cartelli che invitano al rispetto della natura, qualche casupola di pastori apparentemente abbandonata per l'erba secca che spunta dal tetto a volta, ma il legno delle porte e dei telai delle finestre è lucido e curato, non ci sono cartacce in giro, quasi tutto perfetto anche se le tracce di gomme nella polvere sono un poco fuori posto.
Torno in barca prima dell'imbrunire, nel risalire sul tender incappo in uno strano individuo che fa le sabbiature agli ultimi raggi del sole, completamente ricoperto dalla sabbia salvo parte del viso, le dita dei piedi e gli ... attributi maschili: non è di mio interesse, non è un maialino ma piuttosto una grossa scrofa, meglio andarsene.
Cenetta solitaria, meditazione evaporativa in pozzetto, a nanna.
20 mn. Miglia totali 1690

Desert des Agriates/Marina Aregai: 13/06

È ora di rientrare, da alcuni giorni sono combattuto da due opposti desideri, fare della barca e del mare la mia casa abituale o ritornare alla vita di terra. Alcuni avvenimenti recenti in primo luogo ed i legami con la mia famiglia fanno pendere la bilancia verso il ritorno.
Le previsioni danno tra 20 e 25 nodi costanti da SW, onde sui tre metri, posso fare la traversata con la luce del giorno.
Lascio la splendida baietta alle prime luci dell'alba, il cielo è coperto di nubi, le colline alle mie spalle sono grigie, l'acqua è diversa dai giorni precedenti, ora è di tonalità blu. Meno di un miglio a motore ed appena fuori dal ridosso della Corsica inizia la galoppata al traverso/lasco.
Senza storia la mattinata, troppe onde per pescare, cielo sempre grigio, il vento è costante sui 25 nodi, qualche raffica sfiora i 30 (ma non li supererà mai in tutta la giornata), Camilla è abbastanza sbandata, qualche onda colpisce al traverso e spruzza fino all'albero. La monotonia viene rotta solo dall'apparire all'orizzonte di una vela, è sulla mia stessa rotta, ma procede molto più lentamente di me (sono costantemente tra i 7 e gli 8 nodi) ed ingrandisce a vista d'occhio. Per passare il tempo prendo il cannocchiale, quando sono in alto sull'onda posso ora vedere chiaramente la barca davanti a me. È appena più grande di Camilla, tre mani di terzaroli, un fazzoletto di fiocco, un equipaggio notevole formato da 6 persone in coperta, tutte in cerata rossa identica, berretti blu, uno al timone, 5 seduti sulla falchetta di sinistra con le gambe penzoloni (non capisco a cosa servono, con quella ridottissima tela la barca è pochissimo sbandata): sembrano in parata.Vengo preso dalla tentazione di uno scherzo, tolgo maglietta e pantaloncini da bagno rimanendo completamente nudo, scendo in quadrato e mi porto in coperta una bottiglia (iniziata da poco) di vino rosso, poi stringo di bolina e quando sono quasi all'altezza dell'altra barca poggio decisamente e li passo da poppa a meno di 50 metri, poi mentre stringo di nuovo il vento per affiancarli verso una dose abbondante di vino rosso in un bicchiere da birra e li sorpasso sottovento brindando alla loro salute.
Marina Aregai (IM): 06/13/2009 20:38:13 Sei facce mi guardano come se fossi un ufo, sono praticamente immobili (solo una leggera rotazione del collo per seguire la mia rotta mentre li supero), nessun cenno di saluto: o mi hanno preso per matto o hanno pensato ad un'allucinazione collettiva.
Nel pomeriggio il vento cala leggermente, le onde sono meno fastidiose, poi appare finalmente la linea della costa ligure, alle 17 entro in porto. Sono tornato , come dicono gli amici sardi, “sul continente”.
Metto un po' in ordine il quadrato, una robusta sciacquata a Camilla per liberarla dal sale, una passeggiata sul pontile per controllare che l'auto sia ancora nel parcheggio (sono trascorsi quasi due mesi), doccia calda e un po' spaesato ritorno in barca. Mando l'ultimo messaggio con il Findspot, cena al mio ristorante cinese preferito (solito menù, ma mi sembra nuovo), torno in barca a sognare.
90 mn. Miglia totali 1780

FINE

La crociera delle isole è finita: sono rientrato alla base con un bordo mura sx di 90 miglia a 7 nodi di media (dal golfo di Sant Florent a Marina Aregai) portato da un libeccio impagabile.
È stata una esperienza interessante, circa 1.800 miglia di mare (1.500 da solo, le altre in ottima compagnia) in 7 settimane (se scrivessi 50 giorni qualche lavoratore si arrabbierebbe, 7 invece è un numero piccolo piccolo) con l'intervallo divertente della Velista x Tutti a Palermo.
Ho visto posti molto belli, altri interessanti, qualcuno irrimediabilmente compromesso, pochi porti, molte rade. In alcune isole mi sono trattenuto da turista, in altre toccata e fuga.

Le note positive:
  • le intense ore al timone nelle interminabili risalite contro il mistral (ovviamente in prua piena), una paio di tratte con libeccio (ovviamente quasi di poppa piena) con surfate a 12 nodi su onde che viste dalla barca sembrano montagne che ti inseguono,
  • la durezza (bella da ricordare) della tratta Marettimo/Biserta (28 ore)
  • la bellezza e la grandiosità di molte isole nelle notti (molte) e giorni (pochi) passati ormeggiato in rada. Ricordo particolarmente Marina di Campo, il Giglio, Giannutri, Ponza, Ventotene, Ischia, Capri sotto i Faraglioni, Palinuro, Stromboli con una boa occasionale scoperta alle 10 di sera, Vulcano, Lipari, Alicudi, Ustica, capo Zafferano, Marettino dove con venti nodi di vento ho agganciato (da pirla) un relitto, capo Mannu (Sardegna W), l'Asinara dove (dopo aver passato a vela ed all'imbrunire i Fornelli con incredibili colori del mare) non ho trovato le boe ed ho dato ancora nella rada della Reale all'Asinara (zona vietatissima) in 6 metri d'acqua e sono stato risvegliato all'alba da un coro meraviglioso organizzato da una banda di uccelli in festa per festeggiare l'ospite inatteso, Stintino con i suoi colori e le sue barche di foggia antiche, cap de Feno (Corsica W) nella rada piena di scogli di Petra Piombata, Ile Rousse ed infine la baietta di Ghignu di fronte al Desert de Agriate dove mi sono piazzato in acqua azzurra dai colori cangianti a meno di cento metri dalla spiaggia da un lato e dalle rocce dall'altro (30 metri di catena e grappino afforcato) in una ansa di 100 metri di diametro ed un fondo di sabbia bianca da 2,70 a 3,50.
  • la bellezza quasi incontaminata del Desert de Agriate, dove ci sono però segnali preoccupanti. Le capanne dei pescatori sono state sistemate (per ora solo all'interno e con molta spartanità) e vengono affittate, c'è una reception, le strade sterrate sono percorse da jeep cariche di turisti: speriamo bene.
  • previsioni meteo azzeccate per alcune tratte importanti (dalla Liguria all'Elba, dalla Tunisia alla Sardegna, il lungo e pericoloso tratto Ovest di Sardegna e Corsica, la tratta finale dalla baia di Saint Florent alla Liguria),
  • 50 giorni di sole con poche ore di nubi, senza una goccia di pioggia in mare e senza alcun temporale
Le (poche) note negative:
  • previsioni meteo sballate da tre siti contemporaneamente per un paio di tratte, la più ostica Marettimo/Biserta (hanno sbagliato "solo" direzione e rotazione del vento, intensità del vento, altezza delle onde)
  • i ricatti miserabili (sono i termini corretti e comprovabili da testimonianza) della polizia di Biserta, dove 30 ore di ormeggio mi sono infatti costati:
    • circa 20 euro di tariffa ufficiale (con mezz'ora esatta, alle sette di mattina, di calcoli da parte di un addetto del porto, peraltro molto corretto),
    • circa 80 euro di mance ("cadò") obbligatorie ad ogni cambio di ormeggiatori, alla dogana, alla guardia costiera, alla polizia chieste con umiltà fastidiosa ma accettabile nelle fasi di ormeggio e di controllo (un'ora abbondante di visite a ondate successive alle due di notte),
    • circa 10 euro (a fronte dei 200) chiesti con arroganza e minacce esplicite nella fase di riconsegna dei passaporti da parte della polizia tunisina
  • la Girolata: a maggio 2008 c'erano 5 boe (ed eravamo in due barche), un piccolo e silenzioso villaggio di pescatori, una capanna bar, un piccolo pontile pieno di reti dei pescatori.
    A giugno 2009 ci sono 50 doppie boe (si viene ormeggiati con una boa a prua ed una a poppa, fianco a fianco come in un porto, ma senza pontile, acqua, energia), ormeggiatori con relativo tender rumoroso e puzzolente sfrecciano da mattina a sera, si sono aggiunti due pontili dove arrivano e partono battelli carichi di turisti vocianti e dove ormeggiano anche ferri da stiro e catamarani, c'è una reception dove si pagano 28 euro a giugno (non mi ricordo se 40 o 50 a Luglio/agosto) per ogni notte di un 41 piedi a vela, sono sorti (o forse c'erano già, ma ad aprile erano chiusi) quattro bar/ristoranti (con musica e fracasso fino a notte inoltrata), i 500 metri di strada sono intasati da 20 (li ho contati) mostri quadrati a quattro ruote (credo che per anno prossimo metteranno i semafori), bottegucce di chincaglieria, deposito rifiuti: un disastro. Sono arrivato alle due del pomeriggio, alle otto del mattino successivo sono scappato al colpo di clacson da corriera del primo battello.
Ora, appena sbarcato dondolo spaesato sul pontile e mi pongo una domanda:
perché sono qui e non in qualche rada?

Alla prossima, BV a tutti
Bruno



Le foto della "crociera delle isole" sono su Picasa!