1 - PRINCIPI FONDAMENTALI DELLA PROTEZIONE CONTRO GLI INCENDI

L’incendio rappresenta da sempre il maggiore pericolo per una nave che si trova a doverlo fronteggiare con i soli mezzi che il progettista, in accordo alle normative, ha previsto di dotarla. Si può definire incendio una combustione non voluta che deve essere prevenuta, combattuta e dalla quale ci si deve proteggere.
Si usa solitamente riferirsi ad un triangolo i cui lati rappresentano appunto i parametri che devono essere sempre concomitanti perché si abbia il fuoco. Da questo triangolo derivano tutti i metodi di protezione antincendio: per la protezione antincendio almeno uno dei tre segmenti deve essere separato dagli altri due (Fig.1).
Rileviamo che per avere combustione in presenza di combustibile e comburente la temperatura deve assumere un ben determinato valore definito "temperatura di combustione". La combustione è un’ossidazione chimica in cui combustibile ed ossigeno O2 si trasformano emettendo calore e non necessariamente anche fiamma.

Sorgenti di calore o di ignizione: non potranno mai essere eliminate, comunque possono essere attenuate in modo da non raggiungere la temperatura di combustione dei materiali presenti oppure fare in modo che i materiali usati non possano essere portati ad una temperatura tale che s’incendino, pur tuttavia essendo in presenza di una sorgente di ignizione

Combustibile: poiché nelle normali condizioni di servizio della nave occorre che siano necessariamente usati dei materiali incendiabili, si cerca di limitare il più possibile l'uso di tali materiali, dobbiamo averne solo delle piccole quantità che bruciano a temperature basse (per basse temperature s’intende bassa temperatura di combustione).
Pertanto su di una nave dovremo usare:

Comburente: (od ossigeno) nel caso di locali abitati non possiamo intervenire sul comburente nel senso che non si può in linea di principio eliminare l’ossigeno necessario alla respirazione delle persone; nel caso invece di locali che non sono abitati possiamo intervenire per eliminare il comburente (ad es. riempiendo il locale di un gas inerte).
Rileviamo che i sistemi a gas inerte non raffreddano ma tolgono semplicemente l'ossigeno alla combustione. Possiamo usare altri sistemi di spegnimento di un incendio come ad esempio la schiuma, mantenendo quindi una separazione fra comburente e combustibile.
In locali molto ristretti, con volume limitato, per eliminare l'aria può essere sufficiente chiudere tutte le aperture del locale stesso, limitando l'ossigeno e soffocando così l'incendio.
Naturalmente anche in un grande locale si deve avere la possibilità di chiudere tutte le aperture. Anche se il locale è protetto da un sistema antincendio è necessario eliminare il "tiraggio", ovvero l’introduzione d’aria contenente ossigeno dall’esterno, in quanto con il tiraggio si ha la propagazione dell'incendio.
Le azioni che possono essere attivate al fine di prevenire, proteggere o limitare al massimo l’insorgere di un incendio si dividono in due grandi famiglie:

Protezione passiva:trova la sua massima espressione nella fase di progetto ed a tal fine gli aspetti del problema prevenzione incendi che devono essere presi in esame sono la resistenza al fuoco delle strutture, la compartimentazione, le vie di fuga, la scelta dei materiali impiegati e degli isolamenti termici.

Protezione attiva: sono le azioni svolte a contenere lo sviluppo di un incendio, dopo la sua attivazione, arrestandone possibilmente la reazione o limitando al massimo i danni a persone e cose ed a tal fine gli aspetti del problema prevenzione incendi che devono essere presi in esame sono la rilevazione preventiva, gli impianti e mezzi di estinzione (fissi e mobili), l’affidabilità e la manutenzione degli impianti.

2 - CONTENIMENTO E CIRCOSCRIZIONE DELL'INCENDIO

Il fuoco che avviene in un determinato locale non deve uscire dal locale stesso, né con la propagazione delle fiamme libere né, attraverso le pareti, per conduzione termica. Se ad esempio consideriamo un locale cucina potremo circoscrivere l'incendio costruendo le pareti ed il soffitto in un materiale incombustibile (ad es. acciaio); però attraverso le pareti si potrà trasmettere calore all'esterno per conduzione termica.
Pertanto si dovranno prendere delle precauzioni affinché l'incendio non si trasmetta all'esterno e sia contenuto nel locale in cui si è sviluppato. Si pone però il problema: per quanto tempo quest’incendio deve essere contenuto? Possiamo ad esempio chiedere che l'incendio sia contenuto per un'ora o mezz'ora, e che inoltre la temperatura sulle pareti esterne arrivi in questo tempo ad un certo valore massimo. A seconda del tipo di combustione che si può avere in un locale si dovrà stabilire il tipo di parete:

Materiale incombustibile:
un materiale incombustibile è correlato alle sorgenti d’ignizione presenti. Definiamo materiale incombustibile. Un materiale che non brucia e non emette vapori infiammabili in quantità tale da infiammarsi al contatto di una fiamma spia, quando è portato alla temperatura di 75°C. Ogni altro materiale è considerato "combustibile".

Prova standard del fuoco:
per contenere un incendio si deve impedire il propagarsi di un flusso di calore. Per avere questi dati si eseguono le prove standard del fuoco per mezzo delle quali si controlla che il pannello non crolli e che il flusso termico attraverso il pannello rientri entro ben definiti limiti.
Definiamo pertanto "prova standard del fuoco” la prova nel corso della quale un paratia di superficie di 4,65 m2 con altezza di 2,44 m (misure standard) viene sottoposta a ben determinate temperature di prova. Per un certo tempo ad una certa temperatura il pannello deve restare integro e la sua faccia non esposta non deve superare una certa temperatura. Si riporta di seguito una tabella indicativa.

Tempo di esposizione Temperatura
5 min 538°C
10 min 704°C
30 min 843°C
60 min 927°C

Definiamo la paratia di:

Classe “A”: una divisione resistente al fuoco tale da contenere un in incendio.
Classe “B": una ritardante l'incendio tale da circoscrivere un incendio.
Classe “C”: se costituita di materiali non combustibili omologati.

Solitamente la lettera è seguita da un numero che indica i minuti di durata della prova di resistenza al fuoco.

3 - TEORIA DELL'ESTINZIONE DI INCENDI ED AGENTI ESTINGUENTI

Per interrompere l’incendio, dunque, è sufficiente rimuovere uno dei tre suddetti componenti e, cioè, allontanare il combustibile oppure il comburente o, infine, la sorgente d’ignizione. Poiché il processo è in atto, allontanare la sorgente di ignizione significa abbassare la temperatura del combustibile ad un valore inferiore alla sua temperatura di ignizione (punto di infiammabilità). Trattando della polvere chimica e degli idrocarburi alogenati, vedremo che l'estinzione degli incendi si può ottenere anche mediante un altro metodo e cioè la "inibizione" chimica del processo di combustione.
In questa sede non ci occuperemo del metodo basato sulla rimozione del combustibile perché esso non presenta particolare interesse ed anche perché a bordo questo metodo il più delle volte risulta inattuabile. Tratteremo, invece, gli altri tre metodi.

3.1 - Raffreddamento

L'agente raffreddante più efficace è l'acqua, la quale, a bordo delle navi, è disponibile in quantità illimitata in virtù delle pompe che sono normalmente prescritte per l'impianto idrico. Per questi motivi si può ritenere tale impianto capace di eliminare la sorgente d’ignizione.
L'acqua, inoltre, può essere impiegata per mantenere freddo l'ambiente circostante un incendio al fine di contenere la sua propagazione. Ad esempio, nel caso di un incendio interessante una cisterna contenente un liquido infiammabile (serbatoi del combustibile) oppure un serbatoio contenente un gas liquefatto (bombola di gas), è indispensabile irrorare acqua alle cisterne o ai serbatoi vicini alla zona dell'incendio allo scopo di ridurre al minimo la possibilità di coinvolgimento nell' incendio di altre parti.
L’acqua non deve essere usata in prossimità di conduttori e macchine elettriche sotto tensione in quanto sussiste pericolo di folgorazione a causa della conducibilità dell’acqua. Inoltre su specchi liquidi di benzina, oli ed altri liquidi infiammabili più leggeri dell’acqua e non solubili con essa si presenta il pericolo di peggiorare la situazione spandendo il combustibile infiammato.
Grande svantaggio dell’uso dell’acqua a bordo però è il fatto che, imbarcandone un peso eccessivo, in posizione non opportuna si rischia di compromettere la galleggiabilità e la stabilità della nave. In sostanza si rischia di affondare per poter estiguere l’incendio.
Anche la schiuma ha un certo potere raffreddante ma non certo nella stessa misura dell'acqua. Inoltre, la sua disponibilità è limitata dal quantitativo di liquido schiumogeno presente a bordo perciò non si può fare troppo affidamento sul potere raffreddante della schiuma.
Entrambi questi agenti possono essere impiegati per l'estinzione di incendi in locali chiusi ed in zone scoperte dell’imbarcazione.

Soffocamento

È il metodo impiegato per eliminare l'azione del comburente, sostituendolo totalmente o parzialmente con fluidi che non alimentano la combustione perché non posseggono oppure non cedono ossigeno.
L'anidride carbonica è un ottimo agente soffocante ed è compatibile con tutti i materiali combustibili nel senso che non reagisce con essi come, invece, avviene per l'acqua che reagisce con alcuni prodotti chimici. L'anidride carbonica, scaricata dalle bombole che la contenevano sotto forma di gas liquefatto, evapora e, quindi, assume lo stato gassoso.
Essa, pertanto, essendo un prodotto altamente stabile, si conserva inalterata nelle bombole destinate a contenerla. Però è inefficace nello spegnimento di incendi in zone scoperte perché si disperde nell'aria. Quindi anch'esso va impiegato soltanto in locali che possano essere chiusi per impedire l'ingresso d’aria.
Si sottolinea che l’impiego dell’anidride carbonica in locali chiusi, specialmente se angusti, può presentare pericolo di soffocamento per le persone che si trovano nell’ambiente in quanto la percentuale di ossigeno nell’aria scende al di sotto del 16%, che è la percentuale minima necessaria alla respirazione. Pertanto l’anidride carbonica a bordo delle barche è usata per locali non presidiati (ad es. locali apparato motore tanto angusti da non permettere l’ingresso ad una persona) e l’impianto viene dotato di un allarme acustico a sicurezza intrinseca costituito da un fischio azionato dalla stessa anidride carbonica in uscita dalle bombole.
Anche l'azoto è un ottimo agente soffocante e per esso valgono tutte le considerazioni fatte per l'anidride carbonica, ad eccezione del fatto che l’azoto può essere prodotto a bordo da caldaie od altro apposito apparecchio (nel caso di grandi unità). La quantità disponibile è molto maggiore che non l'anidride carbonica in quanto questa non è prodotta da impianti ma è tenuta, com’è noto, in apposite bombole.
La schiuma è un altro ottimo agente soffocante. La schiuma non agisce nello spazio come fanno il vapore, l'anidride carbonica e l’azoto ma in superficie e, cioè, allontana l'aria dal combustibile in fiamme mediante la formazione di uno strato che si deposita nel combustibile stesso.
In generale il dimensionamento degli impianti che si basano su questo principio sono eseguiti sulla base dei volumi del o dei locali che devono servire: s’ipotizza che, in un determinato tempo, l’agente estinguente riesca a riempire il locale sostituendo l’aria presente e soffocando l’incendio.
Altro banale ma efficace agente estinguente per soffocamento è la sabbia: questa ha il pregio di essere facilmente reperibile ed asportabile, ed inoltre s’insinua negli angoli più inaccessibili. Purtroppo è difficile da utilizzare durante l’emergenza per via del peso e del fatto che deve essere maneggiata manualmente. La sabbia può avere anche azione raffreddante e di isolamento bella fonte di calore.

3.3 - Inibizione del processo di combustione

Gli inibitori del processo di combustione sono sostanze che interferiscono chimicamente con tale processo e, conseguentemente, estinguono le fiamme. Queste reazioni chimiche sono molto complesse e ciò, forse, spiega perché l'impiego di questi inibitori, particolarmente gli idrocarburi alogenati, si è sviluppato dopo gli altri agenti estinguenti.
Il primo agente inibitore messo, a punto è stata la polvere chimica. I mezzi antincendio a polvere sono universali e quindi possono essere usati per l’estinzione di qualsiasi incendio anche di natura elettrica, a meno di casi particolarissimi nei quali la polvere reagisce pericolosamente con determinate sostanze quali ad esempio i cianuri alcalini.
Al contatto con le fiamme la polvere si decompone formando una atmosfera soffocante e, nello stesso tempo, un agente "anticatalizzatore" nei riguardi delle fiamme, il quale rompe l'equilibrio necessario per la prosecuzione del processo chimico di combustione. La polvere può essere impiegata sia in locali chiusi che in zone scoperte ed è molto efficace nei riguardi di tutti i gas infiammabili nonché dei liquidi infiammabili siano essi, ad esempio, prodotti petroliferi oppure prodotti chimici.
In merito alle limitazioni all'impiego della polvere si rileva che essa è molto efficace per lo spegnimento d’incendi di gas liquefatti, per i quali è, infatti, prescritta. Inoltre, la polvere è idonea a spegnere incendi di impianti elettrici ed elettronici perché non è conduttrice di elettricità.
In virtù di quanto sopra la polvere è ampiamente usata negli impianti e per gli estintori su piccole unità. Non la si ritiene, invece, idonea alla sicura estinzione di incendi di liquidi combustibili perché pur essendo rapidamente efficace in un primo momento non raffredda superfici metalliche riscaldate dall'incendio con conseguente pericolo di re-ignizione di vapori infiammabili emanati dai detti liquidi né forma su di essi uno strato soffocante atto a prevenire la diffusione dei loro vapori ed il loro contatto con l'aria.
In questi ultimi anni sono stati messo al bando per motivi ecologici altri efficacissimi agenti inibitori e cioè gli idrocarburi alogenati, comunemente chiamati "halons" (sintesi di halogenated hydrocarbons). Gli "halons" vanno impiegati soltanto in locali chiusi perchè in zone scoperte si disperdono l'anidride carbonica. Sono molto efficaci nello spegnimento di incendi di liquidi e di gas infiammabili.
In conclusione si riporta una classificazione dei fuochi in funzione della derivazione che viene normalmente usata nelle normative: gli agenti estinguenti di cui si è sopra trattato sono infatti contraddistinti dal tipo di incendio che devono spegnere.

Classe Fuochi derivanti da:
A Materiali combustibili: legno, tessuti, cotone, lana, cartone, ecc.
B Liquidi infiammabili: benzine, olii, nafta, kerosene, ecc.
C Getti di gas infiammabili: propano, butano, metano, gas naturale, ecc.
D Apparecchi elettrici (anche sotto tensione): quadri, motori, trasformatori, ecc

4 - TIPOLOGIE DI IMPIANTI

Si elencano qui di seguito le principali tipologie di impianti di estinzione incendi. Nelle unità maggiori è solitamente presente almeno un impianto fisso per il locale apparato motore, ma nelle unità minori e in diverse zone di quelle maggiori si utilizzano normalmente estintori portatili di cui si tratterà più oltre.
Lo scopo di un impianto fisso di estinzione incendi è quello di portare il quantitativo necessario di agente estinguente nella zona dell’incendio rapidamente e di diffonderlo come necessario per rendere efficace la sua azione. L’impianto e quindi formato da uno o più recipienti dell’agente estinguente, dalle tubolature con le necessarie valvole per l’afflusso dell’agente estinguente, da ugelli erogatori opportunamente conformati e posizionati in modo tale da assicurare una efficace distribuzione dell’agente estinguente. Tubolature ed erogatori devono essere metallici ed idoneamente protetti contro gli incendi.
Si devono inoltre prevedere mezzi di chiusura delle aperture del locale che possono consentire l’entrata di aria e la fuoriuscita dell’agente estinguente: è raccomandabile che la chiusura di tali aperture così come l’arresto della eventuale ventilazione meccanica avvenga automaticamente azionando l’impianto. Il recipiente che immagazzina l’agente estinguente deve essere posto al di fuori del locale protetto.
L’azionamento manuale dell’impianto deve essere effettuata da posizioni esterne agli spazi protetti e facilmente accessibili. Il comando può essere di tipo meccanico, idraulico, pneumatico ma comunque progettato in modo tale da non poter essere interessato dall’incendio.
Se l’agente estinguente risulta tossico è necessario che l’azionamento dell’impianto sia preceduto da un allarme acustico funzionante con il flusso dello stesso gas o con altro dispositivo che non possa essere reso indipendente dall’erogazione dell’agente estinguente.

4.1 - Impianto idrico

È illustrato in fig. 4.1 uno schema di principio dell’impianto idrico: sono presenti due pompe di cui una è all’esterno del locale A.M. In testa alla linea di mandata, oltre i punti di attacco delle manichette, è posizionata una valvola comandata, di solito elettricamente dalla plancia,ed uno sfogo generalmente per unità maggiori sul pozzo catene o comunque fuori bordo che serve a poter mantenere le pompe in moto qualora le manichette chiuse.


Fig. 4.1

4.2 - Impianto sprinkler

Si differenzia dall’impianto idrico perché il circuito è tenuto costantemente sotto pressione e quindi può attivarsi automaticamente. Infatti, all’estremità delle tubolature sono poste delle testine termosensibili che al contatto con fiamme o calore si aprono e permettono all’acqua in pressione di irrorare l’incendio. È normalmente usato per grandi unità progettate per ospitare diversi passeggeri in locali pubblici comuni.
Per evitare la corrosione delle tubolature l’impianto è riempito d’acqua dolce. Il polmone deve essere di capacità adeguata a mantenere la pressione dell’impianto: si noti che la pressione deve essere tale da poter innescare l’impianto ma a seguito dell’attivazione è previsto che entri in funzione una pompa indipendente a continuare automaticamente la scarica dell’impianto prelevando acqua di mare. L’attivazione dell’impianto deve dare automaticamente un allarme.

4.3 - Impianto a schiuma

Nelle barche da diporto e nelle piccole unità è poco od affatto usato essendo necessario un impianto particolarmente complesso: deve, infatti, essere previsto un recipiente per la schiuma che può essere anche voluminoso e un impianto idrico. La schiuma va miscelata con l’acqua con un miscelatore prima di essere addotta al locale protetto. È quindi adatta per grandi locali o per ponti piani.

4.4 - Impianto ad anidride carbonica CO2

L’impianto è relativamente semplice, costituito da bombole, valvole d’azionamento, tubolature e coni erogatori. La quantità d’anidride carbonica disponibile deve essere sufficiente a fornire un volume di gas libero almeno del 40% del volume del locale da proteggere. Ai fini di quanto sopra deve usarsi una densità del volume libero d’anidride carbonica di 0,56kg/m3. Pertanto la massa di gas necessaria sarà in funzione del volume del locale da proteggere:

m = 0,56 V

dove V è il volume del locale. Applicando la legge dei gas perfetti che presuppone, a temperatura costante, che il prodotto pressione per volume sia costante:

p1V1= p V

dove p1 è la pressione del gas all’interno della bombola, V1 è il volume della/e bombola/e, p la pressione atmosferica può essere ottenuto il volume delle bombole, che normalmente non supera i 67l.
Le bombole devono essere dotate di un dispositivo di sicurezza (disco tarato) con scarico all’aperto.
Il quantitativo di CO2 deve essere distribuito uniformemente su tutti i coni d’erogazione conformando le diramazioni delle tubolature in modo simmetrico.
La fig. 4.4 illustra lo schema di principio: le bombole sotto pressione, contenenti il necessario quantitativo di CO2 sono scaricate con l’apertura delle valvole comandate. Tali valvole possono essere azionate manualmente dall’esterno del locale o con azionatori idraulici o pneumatici. È bene che non siano mai automaticamente collegate ad un impianto automatico.
Il raccordo per lo spurgo serve a poter effettuare la necessaria manutenzione di un impianto che si spera non debba mai essere usato. Lo sfogo serve per poter scaricare all’esterno le bombole in caso di eccessiva pressione interna.
Gli ugelli vanno orientati sulle possibili sorgenti d’ignizione nei locali protetti (ad es. la testata del motore). È bene che le tubolatore non abbiano giunzioni o valvole nei locali interni all’imbarcazione.


Fig. 4.4

4.6 - Impianto a polvere

Le parti più importanti dell'impianto sono: uno o più contenitori della polvere; una batteria di bombole contenenti usualmente azoto, che viene immesso nei serbatoi per scaricare la polvere; una o più lance cannoni erogatrici di polvere; una o più manichette, con relativa pistola, erogatrici di polvere; tubolature e valvolame necessari a quanto sopra.
In impianti di piccola portata il contenitore della polvere è mantenuto permanentemente in pressione mediante cuscino d’azoto che, pertanto, non è tenuto in bombole separate. Normalmente su piccole unità si usano estintori la cui valvola è opportunamente modificata in modo da poter essere azionata con un meccanismo a distanza ed in cui l’ugello è collegato alle tubolature dell’impianto fisso.
A seconda del tipo di polvere usata il produttore fornisce le quantità di prodotto da erogare in funzione del volume e le modalità di installazione ed erogazione.
La polvere è distribuita attraverso ugelli che creano una densa nuvola che soffoca il fuoco. I residui di tale agente possono essere corrosivi e danneggiare i macchinari presenti nel vano.
L’impianto è schematizzabile come quello a CO2 ma le tubolature e gli ugelli hanno dimensioni generalmente maggiori.

4.7 - Mezzi di rilevamento ed allarme

Sono dispositivi che svolgono azione di sentinelle in ambienti potenzialmente a rischio, di solito scarsamente presidiati. Essi sono costituiti da sensori di diverso tipo capaci di analizzare singolarmente in un ambiente la presenza di fumo, radiazioni luminose, emissioni di calore.
Tali sensori sono collegati ad una centralina di controllo in grado di interpretare i segnali e trasmettere se necessario il segnale d’allarme, generalmente acustico. Il segnale d’allarme può essere a sua volta collegato con un impianto fisso di estinzione.
Si noti che le cablature di tali impianti devono necessariamente essere resistenti al fuoco per consentirne il funzionamento.

5 - ESTINTORI

Queste brevi note vogliono dare qualche indicazione di massima e non hanno la presunzione di voler esaurire l’argomento. D’altra parte esistono specialisti del settore cui il progettista normalmente si rivolge e norme degli enti di controllo da rispettare. In ogni caso si ritiene utile fornire qualche cenno con il fine di completare la trattazione sugli impianti antincendio.

5.1 - Definizioni

Un estintore è un apparecchio contenente un agente estinguente che può essere proiettato e diretto su un fuoco sotto l’azione di una pressione interna. Questa pressione può essere fornita da una compressione preliminare permanente dell’agente estinguente, da una reazione chimica o dalla liberazione di un gas ausiliario.
L’agente estinguente è il complesso del prodotto o dei prodotti contenuti nell’estintore la cui azione provoca l’estinzione dell’incendio. L’agente propellente è quel gas o sostanza che genera l’espulsione dell’agente estinguente dall’involucro dell’estintore. Ovviamente gli agenti propellenti devono essere costituiti da materiali non infiammabili.
Generalmente la carica degli estintori portatili ad acqua o a schiuma è compresa fra 9 e 13.5 l, ma sul naviglio da diporto sono accettate cariche inferiori. Per estintori a polvere e ad anidride carbonica l’equivalenza della capacità estinguente è determinata in base ad esito favorevole delle prove di estinzione dei fuochi minimi estinguibili.
La cartuccia è quel recipiente interno od esterno all’involucro dell’estintore, che si ha in certi modelli, contenente la soluzione od i prodotti liquidi o gassosi destinati all’espulsione od alla produzione (od alle due azioni simultanee) dell’agente estinguente.
La durata di funzionamento è il tempo durante il quale si verifica la proiezione dell’agente estinguente, senza che vi sia stata interruzione nella proiezione, con valvola totalmente aperta e senza tener conto dell’emissione del gas propellente residuo. Esistono dei minimi prestabiliti per le varie tipologie e grandezze d’estintori. Il grado di riempimento è il volume occupato dalla carica rapportato al volume totale del recipiente.

5.2 - Tipologie

Un estintore è designato dall’agente estinguente che contiene. Attualmente si distinguono in estintori ad acqua, estintori a schiuma, estintori a polvere, estintori ad anidride carbonica (CO2).
In base alla carica nominale sono stabiliti i fuochi minimi esigibili che l’estintore è in grado di spegnere (vedi tabelle 5.2a e 5.2b ad esempio). Si riporta anche un quadro sinottico delle varie categorie di estintori, delle loro principali caratteristiche e delle particolarità e limitazioni d’impiego (vedi tabella 5.2c).

TABELLA 5.2a
Fuochi tipo Quantità massima dell'agente estinguente autorizzato per l'estinzione
  PolvereABC Acqua ed agenti estinguenti a base d'acqua e schiuma Idrocarburi alogenati
3 A 1 kg    
5 A 2 kg 6 l 4 kg
8 A 4 kg 9 l 6 kg
13 A 6 kg 13,5 l  
21 A 9 kg    
(27 A)      
34 A 12 kg    
(43 A)      
55 A      

  TABELLA 5.2b
Fuochi tipo Tempi minimi di scarica [s] Quantità massima dell'agente estinguente autorizzato per l'estinzione
    Polvere CO2 Acqua ed agenti estinguenti a base d'acqua e schiuma Idrocarburi alogenati
8 B 6   - -  
13 B 6 1 kg 2 kg - 1 kg
21 8 6 2 kg - 6 l 2 kg
34 B 6 3 kg 5 kg 9 l 4 kg
55 B 9 4 kg   13,5 l 6 kg
(70 B) 9 - - -  
89 B 9 6 kg - -  
(113 B) 12 9 kg - -  
144 B 15 12 kg - -  
(183 B) 15 - - -  
233 B 15   - -  


CATEGORIE
Ad acqua A schiuma chimica A schiuma meccanica A polvere A CO2
(anidride carbonica)
A idrocarburi alogenati
La carica dell'estintore, a parte il contenuto dell'eventuale cartuccia, è costituita da: Acqua con eventualmente sali in soluzione Soluzione acquosa basica Soluzione acquosa basica con sostanze schìumogene Soluzione acquosa contenente sostanze schiumogene Sostanze ignifughe in polvere CO2 compresso idrocarburi alogenati
Il contenuto della cartuccia è: Due reagenti, l'uno basico e l'altro acido; in generale il reagente basico è una soluzione di bicarbonato di soda, quello acido una soluzione di acido solforico o cloridrico o di solfato di allumina CO2 (od altro gas inerte compresso) Soluzione di acido solforico o cloridrico o di solfato di allumina Soluzione di solfato di allumina Aria compressa (od altro gas inerte compresso) CO2 o altri gas inerti o aria. (Vi sono però estintori a polvere senza cartuccia, nei quali il gas è sempre frammisto alla polvere)    
La scarica dell'estintore è ottenuta per: Generazione di CO2 (reazione chimica svolgentesi nell'interno della cartuccia) Azione del gas compresso (apertura di cartuccia a bomboletta) Generazione di CO2 (reazione chimica svolgentesi fra acido contenuto nella cartuccia e soluzione basica della carica) Generazione di CO2 (reazione chimica svolgentesi fra soluzione acido contenuto nella cartuccia e soluzione basica della carica) Azione del gas compresso (apertura di cartuccia a bomboletta) Espansione del gas compresso (apertura di cartuccia a bomboletta, quando esiste) Apertura della valvola di chiusura della bombola costituente l'estintore Apertura della valvola di chiusura della bombola costituente l'estintore
L'agente estintore scaricato è costituito da: Acqua eventualmente con sali in soluzione Acqua con sali in soluzione Schiuma contenente CO2 Schiuma contenente il gas usato Polveri ignifughe e CO2 o altro gas CO2 idrocarburi alogenati
L'agente estintore scaricato agisce sull'incendio per: Raffreddamento delle materie incendiate. Evaporazione dell'acqua e conseguente formazione di una atmosfera inerte locale (di vapore acqueo) la quale isola dall'aria ambiente le materie incendiate Formazione di uno strato di schiuma che isola dall'aria ambiente le materie incendiate Decomposizione delle polveri e conseguente formazione di un'atmosfera inerte locale (di gas inertiprodotti dalle polveri e dell'eventuale gas propellente ad essi commisto) la quale isola dall'aria ambiente le materie incendiate. A ciò si aggiunga un'azione soffocante dovuta alla formazione di strato solido aderente alle parti in combustione Formazione di un'atmosfera inerte locale (di CO2) la quale isola dall'aria ambiente le materie incendiate. Azione soffocante e raffreddante del CO2 Inibizione del processo di combustione
La resistenza elettrica dell'agente estintore scaricato è: Bassissima Bassissima Bassissima Bassa Bassa Elevatissima Elevatissima Elevatissima
L'estintore può essere impiegato: Contro incendi di Classe A Contro incendi di Classe A e B Contro incendi di Classe A (polveri ABC), contro incendi di Classe B (polveri ABC e BC) e contro incendi di materiali sotto tensione elettrica anche alta Contro incendi di Classe A e B e di materiali sotto tensione elettrica anche alta
Particolarità e limitazioni di impiego: Il getto dell'estintore va diretto verso la base delle fiamme L'estinzione dell'incendio si consegue soltanto quando tutta la superficie incendiata sia ricoperta di schiuma I gas inerti generati dalla decomposizione dellepolveri si dissolvono rapidamente nell'atmosfera; quindi scarsa efficacia all'aperto o in locali ventilati Il CO2 si dissolve rapidamente nell'atmosfera; quindi all'aperto o in locali ventilati l'azione prevalente è quella soffocante e raffreddante del CO2 ll CO2 si scioglie facilmente nell'acqua; si abbia quindi avvertenza a non fare uso contemporaneo di CO2 ed acqua Gli idrocarburi alogenati si dissolvono nell’atmosfera; quindi scarsa efficacia all'aperto o in locali ventilati. Da non impiegare in locali alloggio. Evitare l'impiego in piccoli locali chiusi
Inconvenienti e pericoli: Il getto dell'estintore va diretto verso la base delle fiamme L'estinzione dell'incendio si consegue soltanto quando tutta la superficie incendiata sia ricoperta di schiuma Eventuali irregolarità dì funzionamento dei dispositivi di riduzione possono determinare pressioni pericolose I gas generati sono soffocanti. Eventuali grumi della polvere possono determinare pressioni pericolose Il CO2 è soffocante Alcuni idrocarburi sono tossici di per sé o per pirolisi
Manutenzione: Gli estintori con corpo in rame o metallo giallo non devono essere lucidati con sostanze che possono corrodere l'involucro assottigliandolo. È preferibile siano pitturati esternamente Alcuni tipi di polveri possono soffrire per umidità: quindi evitare la sistemazione dell'estintore in luoghi umidi. Quando v'è bombola di CO2 evitare la sistemazione in luoghi eccessivamente caldi dove la pressione interna nella bombola potrebbe raggiungere valori molto elevati  
La carica è congelabile a temperatura di circa O°C (salvo che la carica non sia chimicamente resa non congelabile) Evitare la sistemazione in luoghi eccessivamente caldi, dove la pressione interna della bomboletta di CO2 potrebbe raggiungere valori molto elevati La carica è congelabile a circa – 5° C. La carica può essere alterata da temperature elevate (circa 40° C e più); quindi evitare la sistemazione dell'estintore in posizioni esposte a temperature molto elevate
Fasce di colorazione convenzionali: Rossa Rossa Rossa Gialla Rossa Gialla Rossa Verde-Gialla Rossa Verde-Gialla Rossa Verde-Gialla Rossa