Da Oristano a Palau in senso Orario di Andrea tirotto

Da Oristano a Palau in Senso Orario

E' Aprile inoltrato, il sole splende le giornate sono sempre più lunghe e la temperatura comincia decisamente ad alzarsi. Io e Andrea dobbiamo portare uno Jeanneau One Design da Oristano a Palau ed in questo trasferimento viene a darci una mano un altro amico, Giorgio che ci accompagnerà fino a Stintino. Al pomeriggio partiamo con Alberto che ci accompagna in macchina da Sassari ad Oristano e a farci compagnia viene anche Marcello (quello di Lacheio); conversando allegramente facciamo un piacevolissimo viaggio e verso le 18.00 siamo ad Oristano. Abbiamo preparato tutto: abbigliamento adeguato, viveri e valigetta con tutto l'occorrente per un preciso carteggio.
Cominciamo ad armare la barca, a controllare il motore ed il livello del gasolio. Tutto O.K. si parte con Marcello e Alberto che si commuovono dall'invidia vedendoci partire per un bel giretto. Tutta randa e tutto genoa procediamo veloci, di bolina larga, verso Capo S. Marco.
Dopo i primi schizzi ed i primi 9 nodi ed essendo già le 20.30, Andrea scende a preparare qualche panino; ad operazione conclusa torna su un po' palliduccio a mangiare qualcosa. Siamo a Capo S. Marco ed é ora di cominciare ad organizzare una rotta che ci porti verso Capo Caccia evitando l'ostacolo Isola di Mal di Ventre e passando tra questa e Capo Mannu; insomma vorremmo fare meno strada possibile visto che il vento comincia a calare e che comunque non faremo nessuna sosta; lunedì si lavora tutti.
Giorgio: " André cosa ne dici di passare tra Mal di Ventre e Capo Mannu?"
Andrea1: "Si, sono d’accordo, Andrea prendi la carta dentro la valigetta"
Andrea2: "Non la trovo"
Seguono fasi concitate: uno al timone gli altri due a cercare la valigetta con le carte dentro. Niente, non si trova:
"L'hai presa tu?"
"No, io mi ricordo solo di averla messa in macchina"
"In banchina io ho portato le borse"
"Io la roba da mangiare e la cassa dell'acqua".
Questa é la cosa di cui mi vergogno, ci siamo occupati di tutto ma nessuno si é ricordato la cosa fondamentale, le carte nautiche. Ad un tratto un miracolo: Andrea si ricorda di aver fotocopiato le pagine del Mancini del Golfo di Oristano fino a Capo Caccia, e grazie a quelle pagine riusciamo ad abbozzare una rotta quasi perfetta. Nella ricerca delle carte scopriamo inoltre che il Gps non funziona e dunque tutto il primo tratto di navigazione fin'oltre Mal di Ventre si svolge in base al ricordo dell'ultima immagine della costa che il tramonto ci aveva lasciato. Un cellulare squilla:
"Ragazzi avete lasciato la valigetta con le carte nel portabagagli"
é Alberto che pensa bene di farci notare questo dettaglio,
"Ce ne siamo accorti Albé comunque per ora tutto a posto abbiamo una rotta e vediamo i fari di Mal di Ventre e Capo Mannu, non sarà impossibile bolinarci in mezzo ci sentiamo domani".
Così riusciamo a passare in tre virate il passo tra l'isoletta e la costa e siamo poi costretti ad accendere il motore per aumentare un po' la velocità. Andrea si prepara un panino e quest'ultima discesa in cabina gli sconvolge lo stomaco (ci sono quasi due metri di onda).
La notte trascorre senza intoppi anche se, durante il mio turno al timone e con Andrea capottato sulle draglie a testa fuori, all'improvviso sbuca dal nulla un'asta che sfiora la testa di Andrea: era un segnale da pesca.
Capo Caccia si avvicina e lo passiamo di notte; a mattina inoltrata passiamo tra Capo Falcone e l'Isola Piana e dirigiamo su Stintino per sbarcare Giorgio. Nell'antiporto troviamo qualcuno che accetta di portare Giorgio a terra su un gommone così che possiamo ripartire senza perdere tempo. Un bel vento ci spinge verso Castelsardo ed appena il circuito dello spi é a posto lo issiamo e cominciamo a volare.
Sotto un sole splendente passiamo Castelsardo ed il vento ci molla: a motore riprendiamo i sei nodi. Controlliamo il livello del gasolio; siamo quasi a secco; mettiamo al minimo, il gasolio ci serve per entrare a Palau; un nodo; randa e spi che sbattono; solo randa; randa e genoa; un nodo; Capo Testa é ancora lontano; un refolo; un altro; 2 nodi; spegnamo il motore; 4 nodi e filiamo verso Capo Testa.
Alberto da Sassari segue col cellulare il nostro tragitto:
"ci sentiamo a Capo Testa col buio, ciao".
Passiamo Capo Testa con l'ultima luce ed un vento che ormai passa i venti nodi (le Bocche non tradiscono mai) sotto randa e spi arrivati col buio all'altezza di Santa Teresa cominciamo ad avere i primi problemi di orientamento. Per fortuna c'é Alberto: gli spieghiamo dove siamo (al cellulare) dicendogli i fari che vediamo. Alberto a casa sua traccia una rotta e ci dà un accostamento per arrivare dritti a Punta Sardegna; la barca sotto spi vola, il log non funziona ma a giudicare dalla scia che ci lasciamo dietro e dalla sensazione di essere costantemente sollevati dall'acqua pensiamo di planare a non meno di 11 nodi; ad intuito l'accostamento ci sembra eccessivo (c'é Paganetto da evitare) e decidiamo di ritardarlo un po'; avevamo ragione perché ad un tratto in un buio spettrale, appare la meda di Paganetto e sembra quasi di poterla toccare allungando un braccio. La barca decolla letteralmente e siamo pronti a sparare lo spi in caso di straorzata.
Ma ormai siamo a casa (io e Andrea siamo di La Maddalena) e passate le bocche cominciano a scendere il vento e la nostra velocità. Oltre Porto Rafael ammainiamo lo spi, accendiamo il motore, ammainiamo la randa ed entriamo in porto.
L'unico commento che siamo in grado di fare é:
"Magnifico, ma non raccontiamo in giro di averlo fatto senza carte".
Sono le 24.00 ci facciamo un affogato al caffé di dimensioni bibliche; disarmiamo la barca; la macchina ce l'ha portata un amico da Sassari e verso Sassari, all'una del mattino, ripartiamo.

Lunedì si lavora.