Castelsardo ..ovvero Velisti allo sbaraglio

Marcello Acciaro mail del 03/05/01

Alla fine riesco a convincere Alberto ad accompagnarmi all'aeroporto per
prendere Lavinia, in missione strategica in Sardegna.

Siamo intorno alla mezzanotte del 20 e l'indomani è prevista la "grande
prova".
Cerco di far passare Lavinia come "grande velista", giocando un po' sul
contrappasso (Lavinia è minuta) e un po' sull'adesione alla lista.
Ma Lavinia non sa dire bugie e confessa ad Alberto,
regatante-istruttore-giudice-presidentedisocietà-velista incallito, la
sua natura da "absolute beginner" (per sanare la vostra insana mania per
l'inglese).
Decido di vendicarmi, vuoi per lo sputtanamento vuoi in memoria della
Brugherio by night e, con la scusa di accompagnare Alberto a casa,
faccio la strada per casa (way home) più lunga in assoluto.
Ma Sassari non è Milano e io paragonato a Renato sono un pivellino. 10
minuti e siamo a casa.

L'indomani andiamo a Porto Torres e prendiamo confidenza con i 30 nodi
che recitava il mio anemometro.
Si fa, non si fa, tutti a chiedere.
Dato che il Presidente del CDR sono io e che mi avvalgo di un altro
matto come me (Gino Muzzoni), la regata si fa, corpo di mille balene.
Ma siccome c'è un'onda fastidiosa e questo vento.........sì, proprio
fastidioso, decidiamo di farli partire con una formula da noi già usata:
la partenza scaglionata con l'handicap "prepagato". In sostanza parte
prima il più lento e poi, in base al rating, tutti gli altri e poi la
regata E' IN REALE. Chi arriva primo vince e ogni barca superata è
battuta. Punto.
E poi noi stiamo più o meno comodi (si fa per dire visto il vento e
anche una fastidiosa pioggerellina) sul molo.
Alberto e Lavinia, su un favoloso Centurion 42, partono tra gli ultimi e
iniziano l'inseguimento.

Sulla regata non posso dire, anche se i commenti sono poi stati
lusinghieri, a parte qualche tanghero che mi voleva impiccare su un
certo pennone per aver fatto partire la regata. Ma poi come si faceva a
cenare tutti a Castelsardo?

Vi racconto invece quello che è avvenuto a regata finita nell'ingresso
nel porto di Castelsardo.

AVVISO: chi teme per le sue coronarie non vada avanti.

Ab initio vi narro le vicissitudini del Comitato che faticosamente ha
cercato di raggiungere il pilone verde in testata del molo; infatti le
onde erano così violente che se ne stracafottevano del frangiflutti
passando da parte a parte come se i massi fossero lì per scherzo.
In sostanza sono arrivate un po' di ondate che hanno trasformato un
gruppo di valorosi giudici in un gruppetto di molluschi attaccati alle
rocce (più patelle che cozze :-))) )

A fatica le barche entrano surfando tra i marosi sempre più imponenti.
Entra infine un piccolo Nytec 23, di nome Viro primo, che piano piano
cerca di guadagnare, bordeggiando, l'approdo sicuro, ormai già
all'interno del molo.
A seguire un fiammante First 31.7, gemello di Zinzura, di nome Sienda,
anche lui già all'interno, ma ancora all'altezza del pilone verde.

Ma ecco che cavalcando un maroso più grande degli altri (era più alto
del molo e non di poco - ne narrano ancora) arriva Alberto e il "Suo"
Centurion, in planata (mezzo scafo fino al bulbo all'aria aperta) a 16
nodi.


I poveretti del First, vedendo questo mostro di 13 tons. alto sull'onda
sopra di loro, si sono letteralmente c§§§ti sotto.
Ma l'onda a quel punto ha franto e ha rovesciato la barca come fosse un
tappo di sughero e l'ha trascinata sulla sua schiuma per 30 metri verso
le rocce sghignazzanti pronte ad afferrare il prelibato boccone.
Io, umido e vituperante sotto il pilone, sono rimasto ammammaloccuto
(termine rubato a Camilleri, ndr). Una così bella barca........due ex
amici.......


Mi giro per richiamare l'attenzione degli altri e vedo che l'onda ha
travolto anche il First rovesciandolo fino a mettere l'albero in acqua e
trascina anche lui verso le rocce ad una velocità impressionante. Mamma
mia, e ora cosa racconterò al magistrato?
Ma non appena la barca, travolta e scarrocciata dalla spuma dell'onda,
si riprende poco poco, dopo aver lasciato a mollo un membro
dell'equipaggio, parte sparata a non meno di 10 nodi verso le rocce,
ormai ingovernabile.
Anche il Nytec però è diretto verso le rocce........BAAAAANGGGG.
Questo è il rumore sinistro che hanno fatto le barche quando la prua di
Sienda si è accanita contro la fiancata sinistra di Viro primo, mettendo
in risalto gli interni.
La botta però ha bloccato la corsa alle rocce di entrambe le barche che
hanno strambato (Sienda) e virato (Viro primo) e, oramai salve, hanno
fatto rientro in porto.

E i Velisti?
Alberto, cereo in volto, ha poi raccontato che l'onda ha sollevato lui
(oltre 90 Kg.) e il pagliolato e che questo si è incastrato nelle razze
del timone bloccandolo. Lavinia ha riferito che Alberto, in piena
planata sull'onda con le rocce a uno sputo ha dichiarato: il timone è
rotto.
Con tutto il peso si è buttato a sinistra e il timone si è sganciato dal
carabottino. Come la barca si è risollevata (ancora travolta dalla
spuma), ha strambato e si è ritrovata prua al vento e alle onde
successive a un passo dalle patelle.

Con non poco panico anche l'uomo a mare è stato ricuperato e tutto è
finito più o meno bene per tutti.
Niente morti e niente feriti.
Lavinia bianca era e bianca è rimasta. Taciturna era e muta è rimasta.
L'indomani abbiamo fatto un giro per il Paese. Abbiamo visitato diverse
chiese. In ognuna ha acceso un cero.
Alberto, una volta in porto, è sparito per un bel po'. L'hanno trovato
orante nascosto sottocoperta.
Dice di aver avuto gli incubi tutta la notte.
Ma non è stato il solo.

Credo però che un contributo lo abbia dato anche l'abbondante libagione.

Marcello, il giudice sadico.

PS: in questo caso, repetita non juvant. Si suggerisce di rifuggere da
tentativi di imitazione.


Cosa Racconta dopo Lavinia


"La regata Porto Torres-Castelsardo è andata piuttosto bene devo dire,
istruttiva, divertente (nonostante il freddo, il tempo di c...a, un po' di
mare: fortuna che si era
al lasco)
Eccetto l'ingresso in porto a Castelsardo.

Una barca che ne ha speronata un'altra, un uomo a mare a pochi metri dalla
diga foranea con onde alte e frangenti.
Alla barca sulla quale ero io in fondo niente di grave rispetto agli altri.
Al timone del Centurion 42 Alberto Roggero, alla randa Franco Cuccu.
Io: riserva :-).

Il maestrale soffia a circa 30 nodi. Le onde all'ingresso del porto
sono piuttosto alte, non so quanto (direi
una fesseria) e frangono abbattendosi sulla diga foranea. Dall'altra parte
la barca giuria è investita da gavettoni d'acqua.

Dopo una strambata violenta, entriamo praticamente con vento in poppa, mure
a dritta. Arriva un'onda enorme. Alberto grida a mezza voce
"non giratevi!".
Qualcuno non gli da retta e la vede... sopra di noi. Acceleriamo. Surfiamo a
quasi 17 nodi, sento che la barca vibra.
'WOWWWWW'. Per qualche attimo mi è
sembrato divertente. A dritta la diga che ci viene incontro
vertiginosamente, le distanze sono deformate, 'le rocce sono lì!'. La poppa
si solleva. Si vede il bulbo!
Il timoniere vede il fanale verde del porto alla sua altezza; di fronte, a
poche decine di metri, la scogliera; davanti a noi, sotto di noi, nel cavo
dell'onda, una barca aspetta con orrore l'attimo in cui gli piomberemo
addosso.

Alberto urla "SI È SPACCATO IL TIMONE!!". (L'acqua è entrata di forza
dagli ombrinali ha sollevato carabottino e lui di 90 kg incastrando
incastrando la ruota del timone.
Ma il timoniere non se ne rende conto, sente
solo che la ruota è bloccata).
Ora non è più divertente 'c....', ho una scarica di adrenalina, paura vera.

L'onda frange. Sento e vedo la barca che si corica a dritta. Cerco di
aggrapparmi da qualche parte 'Ricordati che
le barche non si rovesciano... calmati'. Credevo di essere lì lì per
piangere. In realtà non mi esce un suono. 'ci sfracelleremo sulla diga...'.
La barca non riesce a risollevarsi, non subito almeno, la cresta dell'onda
che schiuma ci tiene giù.
Come una trottola ruotiamo di 180° e siamo prua al vento. La randa lascata
al massimo, il fiocco rollato, il motore ancora spento. Non riesco a capire
cosa succede,
continuo a cercare un equilibrio che non trovo. In apnea.
Il timoniere grida: "cazzate la randa!!!!!!". L'urlo mi scuote un pò. 'come
fa ad essere lucido?'.
Vedo la scotta, l'agguanto e provo a cazzare: un giro di winch, due al
massimo. Poi vuoto.

Qualcuno urla spaventato "c'è un'uomo a mare!!!". Ho creduto fosse il nostro
prodiere che invece era rimasto avvinghiato
disperatamente all'albero. Ssotto di se' a prua, durante la planata anzichè
vedere acqua dice di aver visto ... la sabbia del fondo.

Un'altra onda ci fa ruotare di altri 180°? Boh?
Non so perchè o come ma mi ritrovo (quanto dopo?) senza la scotta in mano e
sento il timoniere ancora che grida: "cazzate sta randa!!!!!!!!".
'Porca p.... ma lo stavo facendo...!!!' Vedo la scotta e braccia e mani che
l'afferranno
e cazzano.

"Accendete il motore!". Lo aveva già ordinato? Forse si. Quando? Non
ricordo. Mi volto e vedo la mano dell'armatore che gira la chiavetta.
Ci stabilizziamo.. iAlberto era riuscito a sbloccare la ruota
aggrappandocisi con tutto il proprio peso, ma quando è successo? Non lo so
non l'ha detto, era occupato a cercare di governare, e io ho continuato a
credere di essere su una barca impazzita.
Siamo dentro il porto, finalmente riesco a guardarmi in giro e vedo l'uomo
che nuota a fatica con le onde che lo trascinano verso la diga e tutto
quello che riesco a dire, istericamente, è: "ma lo vogliamo buttare un
salvagente all'uomo a mare?!" come se solo io avessi avuto paura, come se
solo io fossi preoccupata. E cerco il salvagente con gli occhi, non lo trovo
'c.., dov'è?, magari quello affoga, finisce sulle rocce o viene travolto da
una barca...'

In quel momento vedo un motoscafo che arriva a soccorrerlo.
"Ammainate la randa!".
'Piove pure adesso... ma chi se ne importa'.

E la storia dei ceri... è assolutamente vera, ma ancora continuo qui a
Milano. ;-)

Lavinia