Mario Fabris: "Verso il Pacifico 9 - In navigazione e atterraggio"

Giovedì 9 maggio
Posizione alle 12 (21 Ita) : 06°38,3 S, 115°29,9W; Rv: 255°; miglia percorse 152, mancanti 1398.
ETA 19 maggio, baia delle vergini.

La navigazione continua tranquilla, vento un po' scarso nella giornata, più sostenuto nella nottata, il che ci fa mantenere una media accettabile. Ieri abbiamo pescato un tonnetto, 7,5 Kg, ed a pranzo abbiamo fatto una scorpacciata sia di cervice che del "pignatin" che ho preparato per me e Angelo. Come avevo accennato a bordo ci sono problemi energetici, ed ieri ne è uscita la causa: il comandante, stanco di dover subire forti cali di capacità nelle batterie di servizi, che condizionano l'uso della 220 e quindi dei computer di bordo, è andato a fondo del problema ed ha scoperto che 6 batterie su 12 avevano la spia rossa accesa, le altre sei la nera, nessuna la verde. Erano batterie Varta, cambiate l'anno scorso, prima della partenza, ed era impensabile che succedesse una cosa del genere. Ha mandato un msg via SSB al papà di Davide Zerbinati, che gli ha risposto di tener duro fino a Papete, ricaricandole con l'alternatore o il generatore, dove dovrà provvedere a cambiarle. È proprio un problema ricorrente, lo sento anche dagli altri navigatori che in questo momento sono in Pacifico o Atlantico, o a causa del generatore, o dell'inverter o delle batterie. Anch'io ho lo stesso problema, dopo aver cambiato l'anno scorso quelle che c'erano (Sunnerscine) con le Mastervolt sono passato da un utilizzo di 4 gg, a 36 ore, una vera truffa, non solo, ma nonostante avessi smontato il generatore per fare una revisione globale, dopo 1 ora di funzionamento è scoppiato, e a settembre ho dovuto sbarcarlo. Ora quando riprenderò in mano il discorso prenderò le dovute contromisure: farò un reso alla Mastervolt, ritornerò alle precedenti batterie, e vorrei percorrer la strada dei pannelli solari flessibili della Solbian, di nuova generazione, da mettere (e togliere) sul bimini: andrò anche alla fiera di Genova per le ultime novità al riguardo.

Cominciano anche a farsi sentire i primi acciacchi da turni, in quanto già 2 membri si alzano ad orari sbagliati o non riescono a dormire quando dovrebbero; inoltre il comandante ha 2 volte di notte i collegamenti in radio con i vari Luigi, Rosario, Andrea, Leopoldo, Paolo, Carlo (Venco si è fatto male, è nell'Indiano in solitario), oppure deve trasmettere le email via Wunlink e quindi deve stare in piedi, il che sballa anche per lui tutti gli orari. Dovrei dire lo avevo detto, ma sto zitto...
E così mancano già meno di 1500 miglia, una decina di giorni alla media di circa 150/gg, sperando che questo buon equilibrio a bordo continui.

Risotto con la verza rossa. Tritare finemente la verza rossa, cucinarla (a vapore o lessarla) e quindi saltarla in padella con olio extravergine, abbondante cipolla, 2 spicchi d'aglio, peperoncino.
Aggiungere il riso, dado, e cucinare a fuoco vivace con del brodo (poco poco) ed usare invece un buon vino rosso da aggiungere piano piano.
Servire con abbondante formaggio grana (se piace). Risulterà un risotto di colore violaceo, di sapore avvinazzato comunque simpatico.

Domenica 12 maggio
Posizione alle 12 (21 Ita): 07°37',2 S, 124°41',8W; Rv: 255°; miglia percorse nelle 24 ore 197, mancanti 848.
ETA 17 maggio.

Sabato: e la barca va, l'aliseo ha rinforzato fra i 15-20 nodi da poppavia del traverso e così filiamo a 8/9 nodi verso la meta, con randa, fiocco e mezzana. Il tempo trascorre velocemente fra una guardia e l'altra, con tre cuochi che fanno a gara per esprimersi: chi con i dolci, chi con il pane, chi con la pasta; oggi è il compleanno dell'armatrice, e un dolce alla cioccolata fatto con un uovo andato a male (vi ho già detto che molte uova erano tenute fuori dal frigorifero), è finito in pasto ai pesci, sostituito nel giro di poche ore da una crostata al cioccolato/cacao. In fondo questo è un buon modo di essere impegnati, mentre il comandante segue gli appuntamenti alla radio e monitora costantemente lo stato di carica delle batterie. In fondo questa navigazione sta esprimendosi con una tranquilla galoppata, pacifica in tutti i sensi, caratterizzata dal ritmo dei turni e dal rimescolio in cucina. Forse alla fine saremo stati anche fortunati, ma è la seconda volta che navigo in Pacifico e se si prendono le giuste misure si possono evitare i problemi. D'altronde l'alta prevedibilità metereologica fino a 100 ore e la proiezione utile fino a 15 giorni dei file grib consentono di effettuare la traversata di 3000 miglia senza particolari patemi d'animo. Le uniche incognite vengono dalla barca e dall'uomo, e con questa semplice sintesi potrei contemplare ogni risposta alle aspettative che mi ero posto con questo viaggio. Forse erano prevedibili, ma pensarlo è una cosa, farlo è un'altra, e mi piace toccare con mano certe esperienze per farle mie e possibilmente raccontarle.

Barca? come dice Angelo Preden meno apparecchiature ci sono e meno se ne rompono. Su Refola, che ha standard di sicurezza elevati, abbiamo avuto cinque grossi problemi: pilota automatico, batterie, alimentazione, dissalatore, inverter, e per fortuna per il dissalatore ci sono 2 alimentatori (24V e 220V) e 2 piloti automatici, ed il generatore supplisce alle batterie e all'inverter.
Uomini? Sta tutto nel manico, nel crederci e nel saper creare un gruppo che sappia portare la barca fino alla meta, dal quale dipende la cambusa, la scelta dei turni, e degli uomini. Ero un po' preoccupato durante la prima parte del viaggio, lo avrete percepito, perché la composizione dell'equipaggio e le scelte effettuate sulla vita di bordo (cambusa, soste, navigazione, non ultima la logistica di bordo) non mi erano piaciute, al punto che avevo anche pensato di sbarcare.
Poi il "confio" che le cose potessero cambiare, con il nuovo equipaggio, la voglia di conoscere e vedere questa parte del mondo, hanno avuto il sopravvento e per fortuna la mia scorza dura nonché il mio "spirito di adattamento" mi hanno dato ragione ed ora... stiamo arrivando alle Marchesi.
Sicuramente ci sono state grande attenzione e concentrazione da parte di tutti, e di intelligenza, per cui ora mi vien da dire tutto qua?..., come successe l'anno scorso durante il trasferimento da Trieste a Corfu, A/R, con due meravigliosi equipaggi.
Ma anche se era l'Adriatico e non il Pacifico bisognava farlo per dirlo, e vi posso assicurare che la perizia richiesta all'equipaggio è stata ben più elevata in Adriatico... checchè se ne possa dire...

Domenica: vento e mare sono rinforzati ulteriormente, e la velocità pure, tant'è che abbiamo fatto la miglior prestazione giornaliera in miglia percorse della traversata, 197, anche se sono ancora lontane le 208 percorse dalla barca gemella francese, Bellissima, che sicuramente il nostro comandante vorrebbe superare... mah!
Abbiamo consumato tutte le verdure, delle uova non ci si può fidare, il menu è un po' cambiato: ieri bistecchina e patate lesse, la sera pasta con i broccoli, oggi pizza, stasera forse cuscus con verdura cotta.

Mercoledi 15 maggio
Posizione alle 12 (22 Ita): 09°50'7 S, 132°58',1W; Rv: 275°; miglia percorse nelle 24 ore 181, mancanti 341.
ETA venerdi 17 maggio in giornata.

Martedì. Tutto procede senza intoppi, e non ci sono particolari novità da segnalare; alcune considerazioni che oggi sono emerse riguardano l'attuale numero di barche italiane in traversata su questa tratta, dalle Galapagos alle Marchesi, e sono ben 5, Alessio, Rosario, noi, Leopoldo e Marzia, oltre a quelle che sono appena arrivate in Polinesia, che sono almeno altrettante. Italia: popolo di navigatori...
Stamane il comandante parlava al telefono con Leopoldo, lui naviga in solitario, e sentivo che era giù di morale; credo che questi possano essere fatti normali in situazioni analoghe, dove le prove che si devono superar da soli sono indubbiamente limiti prima non conosciuti, ed il rischio che ledano la sicurezza dell'UOMO sono concreti, e mi è già capitato di riscontrarli.
Forse anche per questo non ho mai voluto accettare certe esperienze in solitario, perché non occorre essere da soli per essere soli... e le prove per conoscere il nostro limite sono ovunque attorno a noi, basta saperle e volerle vedere.

Mercoledì: le condizioni meteo sono un po' peggiorate, vento da poppavia intorno ai 30 nodi reali, oltre i 20 di apparente, che ci consente di toccare oltre 9 nodi di velocità; le condizioni "logistiche" non sono ottimali, si rolla parecchio, e stanotte in cuccetta non ho certo dormito bene, per fortuna c'è la spalliera per non ruzzolare a terra. Le onde superano i tre metri, la loro cresta è un pezzo di cristallo azzurro trasparente, corrono velocissime, ci superano verso prua, ci sballottano e quasi ci fanno planare. Oggi durante il mio turno di guardia ad un certo punto mi son sentito... provocato, ed ho preso in mano il timone, ricordando la grande esperienza con il soundofsilence sotto l'Eubea, ad Andros, con oltre 30 nodi di meltemi, altro che la cavalcata delle valchirie; con l'Amel è un'altra cosa, poca emozione, si timona da seduti, in posizione scomoda e non centrale rispetto all'asse prua-poppa, e dopo un po' ho preferito lasciare al pilota automatico oneri ed onori di tenere la rotta: 275, dritti sulla meta.
Ormai siamo agli sgoccioli, siamo ancora tutti molto "caricati", e siamo pronti a prendere terra, presumibilmente venerdi.

Ora l'esperienza relativa alla navigazione Pacifica ha quasi esaurito di fornire rispose, mi manca solo di conoscere la Polinesia Francese orientale, e poi si torna a casa... comincio ad avere nostalgia dei miei affetti, delle mie cose, della famiglia, della mia barca, degli amici che mi aspettano, e che anch'io aspetto di rivedere...per questo però mancano ancora più di due mesi, ma passeranno in fretta, nel frattempo ci terremo ancora compagnia...

Giovedì 16 maggio
In navigazione

Domani ...atterriamo!. Gli ultimi giorni sono stati caratterizzati da una cavalcata un po' scomposta sulle onde, veloce, ma non tanto da battere il record giornaliero della barca che ha fatto da lepre, l'alro Amel. A bordo sono iniziati i primi sintomi di stanchezza, meno attenzione agli altri e meno pazienza, fortunatamente atteggiamenti molto lievi e comprensibili anche per il cedimento sulla concentrazione dovuto al fatto che... siamo di fatto arrivati. Mi piace Angelo, il gigante buono, è emerso alla distanza, ed è diventato il re della cucina, tant'è che il comandante gli ha ceduto gli arnesi del mestiere. Decide lui cosa fare, oppure gli si commissiona il menu: pensate che oggi il primo pensiero di qualcuno (immaginate chi) è stato di prenotare il pasticcio per domani sera. Bel coraggio, arrivare e mettersi subito ai fornelli per fare il ragu, la besciamelle, lessare la pasta, fare il pasticcio, e cuocerlo in forno, e poi noi ci dovremo sacrificare.
Io invece mi sono concentrato su me stesso, sulloscrivere le news e poi riportarle sul PC, e sui turni, perché non è facile mantenersi in piena efficienza quando si devono sempre cambiare i ritmi per recuperare il sonno perduto con orari di guardia diversi ogni giorno.
Alla fine cosa mi è rimasto di questa esperienza? L'esperienza, la soddisfazione di averla fatta, che non è poco, ma non posso certo parlare di emozione e di felicità. Posso dire che questa traversata è oggi alla portata di tutti ( o quasi), tant'è che Luigi in radio stamane ha detto che quest'anno hanno attraversato il Pacifico già più di 1000 barche a vela, e non è poco. Come ho già scritto basta conoscere le variabili ed i rischi connessi (barca ed uomini), e conoscere il proprio limite, il mare e le proprie capacità, perchè comunque non è da tutti stare in mare una ventina di giorni in una barca con altre persone, senza toccare ne vedere terra..c'è molto tempo per pensare, per desiderare di essere padroni del proprio tempo e di scegliere.
Scegliere, preferire, decidere, fare, poter far seguire con i fatti decisioni prese liberi da condizionamenti. Non siamo certo abituati a sottostare all'altrui volontà, se non per scelta propria, e questo mi riporta alle scelte fatta da giovane, quando ho deciso prima di navigare come ufficiale della marina mercantile, ma di smettere poi dopo 5 anni perché non accettavo l'idea di non avere una vita mia, ma condizionata dal tempo e da una nave... e volevo essere io a determinare le scelte della mia vita, o per meglio dire tener il coltello dalla parte del manico. Mi è rimasto però l'amore per il mare, la mai assopita curiosità, la voglia di conoscere, di viaggiare, e la barca è presto diventata una fedele e cara compagna di vita!

Alcune riflessioni sulla traversata.
Vento: è stato prevalente dal terzo quadrante, ed ha soffiato fra i 10 ed i 30 nodi, crescenti in avvicinamento alla meta.
Mare: non ha mai superato il limite di guardia, e si è mantenuto sempre da forza 2 a 4 in crescita, formato ma con fech lungo ed onde mai sopra i 3 metri.
Corrente: sempre presente, da 1 ad oltre 2 nodi, da poppavia, quindi favorevole.
Barca: buon comportamento, sicura sull'onda, ottimo il pilota automatico (autohelm 7000) , ma soprattutto una ottima impressione l'uso del baloon, la vela di prua (leggera, tipo gennaker) infierita sulla stessa canaletta del fiocco, a formare una farfalla: le vele sono tenute aperte con i tangoni, e si possono avvolgere assieme sullo stesso avvolgitore del fiocco. Pensate che con questo armo abbiamo fatto prima 690, poi 480 miglia sempre con pilota automatico e sullo stesso bordo, logicamente con vento al gran lasco, fra 160/180°. Ottima anche a performance del fiocco di mezzana, che ha consentito di usare assieme ficco, randa, fiocco di mezzana e randa di mezzana.
Equipaggio: ottima armonia, gente abituata a navigare, tutti buoni cuochi buone forchette, peccato che la cucina avrebbe potuto essere gestita con maggior elasticità, anche se non si può certo dire che su Refola si mangi male, tutt'altro.

Venerdi di 17 maggio
Fatu Iva - baia delle vergini

Oggi alle 13.00 abbiamo dato fondo all'ancora. Poco meno di 18 giorni, tanto è durata la traversata dalle Galpagos-Isabela alle Marchesi-Fatu Iva. 3000 miglia di Oceano Pacifico tutte a vela, neppure un'ora di motore, cose da non credere, con l'aliseo da ESE che ci ha sempre spinto prevalentemente di poppavia, consentendoci di mantenere una rotta molto vicina all'ottimale; ed infatti al nostro arrivo in baia gli amici francesi di Bellissima, l'altro Amel gemello di Refola, ci hanno detto che siamo stati i più veloci fra le barche alla fonda, una bella soddisfazione per il nostro comandante.
Abbiamo avvistato l'isola verso le 10, immersa nella foschia, e solo nelle immediate vicinanze è stato possibile distinguere la sua formazione vulcanica, con i contrafforti scolpiti dal vento che scendevano dalle valli direttamente in mare, coperti da un vello verde che si poteva scambiare per un bosco, ma in effetti erano licheni o bassi cespugli, dove nessuno ha mai messo piede.
L'isola è un blocco monolitico che si erge dal mare, con cime che arrivano sopra 2500 metri, che sono caratterizzate da creste che la rendono riconoscibile in qualsiasi fotografia. Il vento soffia costantemente dal secondo quadrante, e nella parte sottovento dove ci sono gli unici due ormeggi praticabili il panorama che si gode è stupendo; dominano i colori della roccia vulcanica e il verde dei tropici con tutte le sfumature immaginabili, boschetti di palme abbarbicate su ripidi crinali, le nuvole che veloci corrono sopra l'isola e a tratti scendono scure rapidamente verso il mare. La baia è aperta ad Ovest, ed al tramonto i giochi di luce consentono di fermare immagini da incorniciare, anche per la presenza di rocce dalle forme più strane che si stagliano verso l'alto, lasciando trasparire nella valle retrostante macchie boschive illuminate dal sole. Ci sono una ventina di barche alla fonda, il paesino è piccolissimo, fortunatamente la baia è sicura anche se i fondali sono alti (abbiamo dato fondo su 35 metri ) e tutto invoglia a prendere contatto con l'isola e gli isolani. Qui ogni forma di commercio è praticata solo con lo scambio o baratto, e questa sembra essere la caratteristica voluta e praticata solo dagli abitanti di quest'isola. Domani andremo in gita: raggiungeremo il paese vicino dov'è l'altra baia, in barca, tanto per non perdere le buone abitudini; mi sarebbe piaciuto andarci a piedi, ma sono 17 Km con salita a 1000 metri e discesa poi al mare, e quindi a malincuore ci vado via mare. Comunque spero di vedere ugualmente qualche scorcio da portarmi a casa e scolpire nel cuore.

Sabato 18 maggio
Fatu Iva

Vi avevo mai raccontato che ciò che veramente mi interessava del viaggio, esperienza di navigazione a parte, era visitare le Marchesi? Ci sarei venuto comunque prima o poi, mi attiravano le loro alte montagne che vedevo nelle foto, l'atmosfera un po' naif che dipingeva Gogain, la vegetazione tropicale che caratterizzava ogni reportage, e poi la Polinesia è la Polinesia...
Ed oggi ne ho avuto la riprova, trascorrendo tutto il giorno nel villaggio di Omoa che abbiamo raggiunto di buon'ora come avevamo programmato. Mentre Franco se ne andava a piedi con altri 5 velisti di barche in rada, fra cui Enzo (velista imbarcato con Rosario, ambedue di Catania e conoscente del Nunzio detto il vate di VeLista), noi vi siamo arrivati con un barchino veloce, potendo ammirare 3 miglia di costa vergine, che nessuno ha mai calpestato. Questa baia è molto pericolosa, piuttosto aperta al mare, tant'è che due anni fa vi è affondato un grande catamarano, e la risacca sempre forte crea grossi problemi per scendere a terra. Comunque ce l'abbiamo fatta a sbarcare, e si è aperta ai nostri occhi una valle verdissima, lungo la quale si snoda il villaggio, con le abitazioni curatissime, il torrente che a monte fornisce l'energia elettrica, e la foresta comunque accessibile e in parte curata che offre ogni ben di Dio.
Eravamo accompagnati da una guida locale che si era offerta di farci conoscere l'isola, forse l'unica interessata a fare questo lavoro, quindi abbiamo potuto entrare nella vita del villaggio e anche nelle case delle persone, sia perché qui tutti si conoscono, sia perché quasi tutte le famiglie si dedicano all'artigianato, costruendo oggetti in palissandro tapa, dipinti ad intarsio su corteccia di cocco, oltre a seccare il frutto del cocco da cui poi ricavano l'olio e la farina di copra.
Tutte le abitazioni sono povere ma linde, tutte con il giardino con l'erba rasata all'inglese, e in tutte sono presenti piante da frutto. C'è di tutto, mango, papaia, avocado, albero del pane, banane, arance, pompelmi, limoni, frutto della passione, pistacchio (simile al melograno, che cresce a grappoli viola, del sapore del melograno), cocco, oltre ad altre specie di frutta prettamente tropicale. Non ci sono negozi perché hanno tutto di propria produzione, la carne ce l'hanno perché nell'isola non mancano capre e pecore selvatiche, oltre a maiali, cavalli, asini, e logicamente il pesce abbonda... Gli abitanti sono gentilissimi, tutti desiderosi di mostrarsi ospitali, e prontissimi ad offrirti ogni loro prodotto, a salire sugli alberi per staccare ciò che è maturo, specie se si compera qualche loro articolo di artigianato. Tutto si sviluppa lungo l'unica strada: la chiesa, il municipio, la scuola, le comunicazioni dell'autorità vengono effettuate affiggendo l'annuncio su una bacheca sul marciapiede (mi ha colpito l'avviso che c'è una nave, la Gogain, che fa servizio 3 volte all'anno per la capitale), e in cima alla valle c'è l'unico ristorante e B&B a conduzione familiare, dove anche noi siamo andati a mangiare. Prima eravamo saliti lungo un sentiero che entrava nella foresta, per andare a vedere dei disegni rupestri con figure di animali del mare, e con sorpresa abbiamo trovato piantagioni di mango, avocado, papaia, che crescono spontanei e in questa stagione sono maturi: abbiamo riempito un sacchetto di manghi, oltre a mangiarne a volontà cogliendoli da terra appena caduti.
L'atmosfera è comunque da paradiso terrestre, e ci si sente veramente fuori dal mondo. Alzi le mani e trovi sugli alberi tutto ciò che desideri, lungo i crinali della montagna che domina la valle ci sono caprette... invitanti ad essere catturate, i maiali sono presenti quasi ovunque ai bordi della foresta, e si cibano di frutta che logicamente non manca, polli, galli e galline circolano liberamente anche nei giardini, persino in quelli della chiesa, e quindi... lo stupore e il piacere di trovare questo ambiennte così naturalmente vissuto depongono a tutto favore di questa isola.
Siamo stati ospiti per il pranzo da Lionel, che ci ha fatto gustar alcuni sapori marchesani: polpette di tonno con papaia e banana fritta, tonno cotto nel latte di cocco, riso e frutto dell'albero del pane, pompelmo fresco, e da bere succo di pompelmo naturale, tutto per 16€...

È sabato, e l'aria di festa si percepisce ovunque: gli uomini puliscono i giardini, tagliano l'erba e potano le piante (qui cresce tutto velocemente con il clima caldo e l'acqua che non manca), le donne si incontrano per strada con gli abiti della festa che la sera avremo modo di rivedere davanti alla chiesa per la messa, e ci vengono incontro per invitarci a vedere i loro lavori di artigianato.
Ritorniamo in barca verso le 15, con il sole che già a mezza volta volge ad ovest (prima delle 18 tramonta), e ripercorriamo lo stesso tragitto dell'andata, ma questa volta con il sole che illumina dalla parte opposta, e coi consente di vedere grotte, insenature, alberi che la mattina non si potevano vedere con il sole di fronte. Ci siamo detti che mai nessuno vi sarà mai approdato, e così da mille e mille anni, forse dall'eruzione che ha formato l'isola. Mancano solo i dinosauri e potremmo trovarci in mezzo a jurassic park...
Alle 16 c'era l'appuntamento nell'altro paese, dove avevamo prenotato della frutta da barattare con qualche capo di vestiario, e ci sono andato anch'io per vedere il villaggio e fare qualche foto.
È un ambiente proprio naif, sembra il paese dei fiori, in netto contrasto con la prima impressione da anti-inferno che si potrebbe ricevere avvicinandosi al piccolo molo, entrando in fondo alla baia, nascosto fra pareti di roccia lavica scura: non c'è nessun negozio, solo la chiesa che si staglia bianca sullo sfondo della valle l'ufficio postale, e la scuola.
Il villaggio è praticamente autosufficiente, per questo applicano il baratto come strumento di scambio; nei giorni di festa i giovani giocano a pallone su un piccolo campetto, i bimbi fanno il bagno accompagnati dalle mamme, le signore più grandi preparano da mangiare per tutti nella sala del refettorio della chiesa, e tutti sono invitati, noi pure, anche se poi non ci andremo... peccato, non c'è lo spirito giusto. Rosario, lo skipper catanese della barca accanto, che oggi è venuto a vedere le nostre batterie, ci ha detto che questa è una barca da ricchi ...ha capito tutto! :-)
A proposito di batterie: Rosario le vendeva prima di mollare tutto per fare lo skipper, e dopo un'attenta analisi alle nostre (abbiamo ben 12 batterie Varta da 12V), ha sentenziato che sono adatte per l'avviamento, non per i servizi, e quindi... comprensibile che non tengano la carica, presumibilmente loo stesso problema che ho io con le Mastervolt...

Domenica
Oggi ha piovuto a dirotto tutta la mattinata, e ne abbiamo approfittato per fare le pulizie, dentro (lavaggio biancheria confidando nel sole pomeridiano), e fuori la carena. All'arrivo dopo 3000 miglia era tutta piena di molluschi, tipo patelle, con il vermetto penzolante, una schifezza, che si erano attaccati sul bagnasciuga, fin sotto un metro. Gli amici dell'altro Amel, Belissima, ci avevano detto che durante la notte i pesciolini sarebbero venuti a fare "pulizia", di non preoccuparci, ed in effetti il giorno dopo tutti i vermetti erano spariti, lasciando sulla fiancata sommersa solo la testa calcificata, che lasciandola avrebbe dato luogo ai denti di cane... Stamane quindi olio di gomito, una cima da prua a pooppa per rimanere attaccato, spatola e spugna ruvida, e con Angelo ci siamo dedicati anima e corpo a togliere tutto lo sporco dalla fiancata, con buon risultato.
Ad un certo punto ha ripreso a piovere a dirotto, ma stavamo meglio noi in acqua che fuori alla pioggia.
In effetti qui è iniziata la stagione delle piogge: speriamo che non capiti come 10 anni fa sul Lycia, quando siamo rimasti anche 2 settimane a bordo senza poter scendere per l'acqua torrenziale che scendeva quasi continuamente, salvo brevi sprazzi di calma.