Mario Fabris: "Verso il Pacifico 4 - Costa Ovest di Panama"

Sabato 23 mazo
Ensenada Benao
Ieri è successo il primo inconveniente, fortuito, accidentale, ma è successo, e poteva essere evitato: sicuramente non capiterà più. Ensenada Benao è una spiaggia da surfisti, a terra spiccano un residence, una villa, un'antenna molto alta e un albergo, il tutto affacciato su una spiaggia ad anfiteatro lunga oltre un chilometro, e profonda... oltre 5 metri di differenza di marea.
Decido di scendere a terra a nuoto, per recarmi all'albergo e farmi dare la password per il collegamento ad internet: la spiaggia è vicina e l'acqua è buona, ma anche il comandante propone di scendere a terra con il dinghi, per cui opto per quella alternativa. Gommone in acqua, motore, mi cambio, occhiali da sole/vista, soldi, sandali, cappello e si va.
Ci sono onde alte, dovremmo scendere dove non frangono, ed approfittando di un'apparente attimo di calma il comandante al timone punta deciso verso terra. Vedendo le onde alte riflette che sarebbe meglio rinunciare, poi invece ci ripensa e propone di sollevare il motore e atterrare a remi.
Ci prepariamo, io remo a sinistra e lui a destra, ma le onde tendono a traversare il gommone, per cui bisognerebbe remare con forza e surfare sull'onda quando questa arriva

E a questo punto è successo tutto in un attimo: siamo quasi a riva, quasi si tocca, arriva l'onda, il gommone tende a traversarsi a dritta, io non posso remare perché accentuerei la rotazione, l'onda frange, solleva il gommone, lo traversa, il comandante cade in acqua, il gommone si rovescia, io gli vado dietro e mi ritrovo sotto acqua a mulinare sotto il frangere dell'onda e della successiva, con il serbatoio staccato sotto acqua e l'ancora pure.
Riemergo, il gommone per fortuna si rimette in galleggiamento, semi-pieno d'acqua, ed il motore non si è staccato. Io mi riprendo in un attimo, sotto un'altra onda ancora frangente cerco di fermare il serbatoio, l'ancora, i remi, le ciabatte, il cappello, e mi ritrovo a sgottare l'acqua dal gommone semi sommerso per alleggerirlo e poi trascinarlo a riva. Alcuni minuti di lavoro di gomito ed il gommone è a terra: siamo bagnati fradici, ma abbiamo recuperato tutto... quasi: mi sento un po' nudo, manca qualcosa, il sole mi acceca e concretizzo che non ho più gli occhiali. Lo dico al comandante, ed anche lui si rende conto di non averli più addosso. Mi metto a cercarli, sperando in un miracolo, batto per mezz'ora la spiaggia ed il bagnasciuga che nel frattempo si è ritirato di 3 metri, ma capisco presto che il miracolo è impossibile: non avevo preso il biglietto, e S.Gennaro non poteva farmi vincere alla lotteria.
Unica ma magra soddisfazione: il comandante riesce comunque a farsi dare la password per collegarci ad internet da bordo, la ripartenza dalla riva avviene senza incidenti, il motore si avvia subito, e solo ripensandoci più tardi capisco che cosa è avvenuto, perchè e come è successo. Il gommone, nuovo, ha la chiglia rigida in alluminio, la cui prua pesca almeno mezzo metro più dei serbatoi d'aria laterali, per cui non appena questa tocca terra, sotto la spinta di un'onda, fa perno e tende a traversarsi, cosicché i serbatoi più alti offrono resistenza al frangente ed il gommone si capovolge. Neppure remando in fretta avremo potuto evitarlo, forse solo scendendo in acqua prima del frangente ed accompagnare il gommone a riva tenendolo perpendicolare all'onda, ma chissà... meglio non riprovare, la prossima volta vado a nuoto.
Ultima soddisfazione: la sera quando il comandante ha esaurito i suoi impegni mi sono collegato ad internet dal PC di bordo, grazie all'antenna esterna, e sono riuscito a spedire tutto l'arretrato, a leggermi la posta, le ultime notizie dall'Italia, a chieder a Wilma di ordinarmi un altro paio di occhiali...

Stamane levataccia alle 5.15: con una notte abbastanza "rollata" , e con un oceano pacifico sotto tutti i punti di vista dirigiamo a motore verso la nuova tappa. Sarà una navigazione lungo costa, con la possibilità di vedere la foresta degradare sulla spiaggia, molti incendi sui crinali, rarissime barche da pesca, qualche delfino che ci incrocia per qualche minuto, ed una sola nave.
Abbiamo calato l'esca a poppa, con la speranza che qualcosa abbocchi, anche se non ho fiducia in quell'esca: un polpetto neppure argentato, con i tentacoli colorati, ed ogni volta che il comandante cala la lenza lo guardo con rassegnazione come per dirgli: "ci vuole il rapala, me lo hanno detto gli amici pescatori, Franco e Paolo".
Una nave ci supera ad un miglio, sono un po' assonnato, guardo il mare calmo e mi lascio drogare dal lento sussulto prodotto dall'onda di almeno due metri prodotta dal fech che ha un cavo di almeno 200 metri. La barca va lentamente su, cala la velocità sul cavo di qualche decimo, e poi scende sul fianco, recuperando velocità. Guardando verso l'orizzonte sembra di camminare su un altopiano di montagna, che alterna saliscendi senza interruzione di continuità: sali e quando sei in cima vedi solo creste ed avvallamenti, scendi e vedi davanti solo la parete d'acqua che dovrai risalire, e così per tutta la mattina. Mi lascio tentare da un pisolino per un'oretta, e poi riprendo ad accompagnare il sole nel suo percorso giornaliero e secolare attorno alla terra... che fatica!
È mezzogiorno, si parla di cosa mangiare, e all'improvviso sento: crrrrrrrrrrrrrrrrrrrr, crrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrr, ed il mulinello impazzisce sotto la sollecitazione della preda che ha abboccato. Penso a Paolo ed a Franco, allo stesso emozionante avvenimento che si è ripetuti tre volte l'anno scorso in Grecia, e mi precipito a poppa, cerco di chiudere la frizione, ci riesco ed inizio a prendere le... misure alla preda. Deve essere un bel pesciotto, provo a recuperare, e dopo un po' sento che sta già mollando la tensione: saranno una decina di chili, penso, paragonando lo sforzo alle precedenti catture, e così facendo lascio l'onere e l'onore del recupero al comandante. Io lo assisto di fianco, inizialmente gli sfugge che è troppo grande e lo lascia andare, lo guardo con stupore e lui continua a recuperare, per fortuna senza problemi. L'ombra della preda si intravede ormai sotto la barca, prendo il raffio (troppo corto), purtroppo non c'è la rete (faremo senza), e finalmente LUI appare sotto bordo. Sembra un tonnetto, un pinna gialla, ma non lo è; forse un dorado, ma neppure, e nell'incertezza di come si chiama comunque dopo un po' di tentativi lo arpiono sotto la branchia, peserà circa 7 Kg, e lo tiro a bordo senza fatica.

Sono le 12.30, ed è già tutto finito. Foto di rito, e già mi pregusto un assaggio di pesce, ma non sarà così. Il comandante attacca il pesce a poppa per la coda, e scende in dinette: ma come, gli dico, non lo prepariamo? Sarebbe meglio pulirlo subito, gli propongo di pensarci io, non possiamo lasciarlo al caldo, appeso a poppa, e magari possiamo anche mangiarne un po' a pranzo, io faccio presto a tagliarlo e farne 4 filetti...
La proposta di pulirlo subito viene accettata, è comunque logica, e a poppa mi preparo, con il secchio, coltelli, tavola e tutto quanto serve. Ha la carne molto compatta, più del tonno, molto rossa, ha i denti seghettati da predatore, uno stomaco alto, compatto e stretto, una pelle squamata (che il tonno non mi sembra abbia ), e spine molto dure e lunghe che racchiudono lo sterno (si chiama così anche per i pesci???). Tuttora non so che pesce sia, però sicuramente verrà mangiato. Procedo con lo squartamento e alle 13 anche questa operazione è finita. Ho messo da parte i latticini, che la sera saranno per me il miglior boccone, ed in frigo i quattro pezzi, due per la sera e due per un'altra volta. Buon appetito.

Domenica 24 mazo Isla Cebaco- Ensenada Naranja
Il boccone migliore è stato il pentolino con le frattaglie del pesce pescato ieri (che spero dalla foto qualcuno riconoscerà): sicuramente Franco e Renzo lo ricordano...olio, aglio, cipolla, peroncino, frattaglie, lime, vino bianco, sale, a fuoco alto 5 minuti finchè si consuma il sughetto...un bicchiere di vino rosso ed i gioco è fatto. Poi ho preparato un'altra teglia, sempre con gli stessi ingredienti, ho tagliato a fettine due filetti del pesce pescato a mezzogiorno, una carne spessa e rossa non invitante (a dire la verità) ma di buon sapore (ne avevo mangiato un pezzo crudo durante la macellazione), l'ho cotta 10 minuti sempre a fuoco alto, e ne è uscito un buon piatto: sembrava quasi carne e non pesce, magari carne di canguro, e me la sono gustata. Gli altri non ne sono stati entusiasti, a parte il comandante, evidentemente non c'era abbastanza fame...
Oggi a mezzogiorno infine abbiamo preparato un pezzo del filetto avanzato, solo per il comandante e per me: saltato sulla padella solo con un po' di olio... ci è piaciuto, sempre una carne saporita, ma mi sa che gli ultimi due filetti ce li mangeremo ancora noi due...

Beh, oggi siamo arrivati in questa nuova baia, Ensenada Naranja, nell'isola Cebaco. Con sorpresa abbiamo trovato un piccolo marina gestito su boe, ad uso quasi esclusivo dei pescatori hobbisti. Ci hanno chiesto 2$ al piede, ma abbiamo preferito dar fondo davanti ad una bella spiaggia: tutti soldi risparmiati. Poi me ne sono andato a terra a nuoto, acqua stupenda, atterrando sulla spiaggia serfando sui frangenti, quasi uno sci nautico...come ai bei tempi quando, allievo ufficiale sull'ANNA C, a Palma de Maiorca , dopo aver sbrigato le pratiche consolari, venivo accompagnato con una vettura a mia disposizione ad un albergo convenzionato con la Chiariva (che gestiva le crociere) dove potevo usufruire di tutti i servizi per i clienti: piscina, bar, ed anche motoscafo per sci nautico...questo dalle 9 alle 12, giusto in tempo prima di rientrare a bordo perchè alle 13 si partiva con direzione Tunisi... che vita ragazzi.
A terra un fiumiciattolo sfocia in mezzo alla baia, provenendo dalle colline retrostanti: una vegetazione esplosiva, colori superbi e molte palme da cocco. Ne ho raccolta da terra una più grossa di un pallone da calcio, che poi ho portato a bordo, rimpallandomela fra una bracciata e l'altra, come a pallanuoto. La sabbia è nera, soffice, e pulita, potrebbe essere questa un'isola vulcanica, e mi è venuta voglia di fare una corsa liberatoria..che gioia, dopo tanta staticità a bordo. C'era anche una location per i pescatori, ma senza ospiti: ci si arrivava attraverso una pista da fuoristrada, attraversando un giardino pieno di piante da frutto, unico guardiano un cane che mi si è avvicinato in cerca di carezze.
Bau bau, ce le siamo fatte..baubauuuuuuuu.

02 aprile
Porto Armuelles
Conclusioni sulla navigazione sotto costa allo stato di Panama versante Pacifico: credo che pochi armatori abbiano scelto di conoscere questa parte del mondo prima di avventurarsi nella traversata del Pacifico, spinti forse dalla bramosia di fare subito il grande salto. Il programma di Refola invece aveva sempre contemplato di curiosare a nord del Canale, fino al Costarica, anche perché è un'occasione che non si ripeterà, sicuramente via mare. E la scelta è stata indovinata, e sarebbe stato un errore partire con delle aspettative: io non lo faccio mai, proprio per non farmi influenzare, ed in effetti poi si rimane un po' sorpresi nel toccare arcipelaghi dove la presenza dell'uomo è pressoché inesistente, pur a poche decine di miglia fuori dal canale di Panama. È una sensazione strana, abituati a vedere gente, barche, vita, e di colpo trovarsi su una costa disabitata, a fare i conti con la marea per scendere a terra, magari prendere punture di insetti su spiagge incontaminate, fare il Robinson Crosue per raccogliere cocchi, sapendo che ci sono alligatori nascosti nell'entroterra, e magari qualche squalo in acqua...
I primi giorni è una novità, come dicevo, anche nelle sensazioni che si provano. E' dopo, con il tempo, che la novità diventa modo di vivere (non stile, per carità), e l'ambiente comincia a dettare i ritmi, ad imporsi con gli appuntamenti del giorno, ed il viaggio entra nella sua vera atmosfera.
Farà parte di questa anche " l'aria che tira", così ho chiamato le pillole riguardanti la vita di bordo ed i comportamenti fra le persone, perché siamo in una barca, per fortuna non metaforicamente. Finora è stata una piacevole novità, sia nel visitare baie non frequentate che scoprire isole esclusive, e poter ogni tanto abbinare alla scoperta della costa anche la scoperta del paese, visitando in bus qualche cittadina. Non vi nascondo che potrebbe risultare una piacevole sorpresa per chi volesse trascorrere una vacanza itinerante, da Costarica alla città di Panama..., con qualche puntata nelle spiagge deserte, e magari raggiungere Bahia Honda a cavallo.. perché non c'è strada...

Mi sta aiutando molto la lingua, me la "cavo" con lo spagnolo, e nell'avvicinarmi alle persone che mi vedono straniero colgo il loro piacere nel sapere che sono capiti quando si rivolgono a me... ed allora nasce una piccola complicità, magari ricorrendo a qualche loro modo di dire che ricordo dal passato. Mi piacciono gli sguardi dei bimbi in braccio alle loro mamme che ti guardano con gli occhioni neri neri, i colori dei fiori molto diversi dai nostri (siamo ai tropici), il caldo che permea tutto, il grande mare, l'Oceano mare che ti accoglie sempre fra le sue braccia, riscoprire il piacere/sapore dell'acqua fresca (mentre gli altri magari si fanno una birra, ma cosa si perdono... l'acqua...), ascoltare il fendere l'acqua con la prua, ma soprattutto stendermi la sera in coperta quando tutti sono a letto e perdermi nel cielo, e pensare...
Penso anche al Soundofsilence, alle altrettante emozioni che mi ha dato assieme a quanti lo hanno conosciuto con me, e magari mi coglie un po' di malinconia: in fondo è emozione anche questa, e per me, che ho iniziato a conoscere questa sensazione da giovane, imbarcato, durante le traversate da Genova a Baires, è parte integrante della vita, e quindi la vivo con un misto di gelosia (è mia) pur consapevole che implica solitudine. Ma questa è la vita.

p.s.= mi ha fatto piacere ricevere da Giancarlo un'email dove mi riscontra su Gianni Pigozzi, il proprietario dell'isola SIMCA: "..è figlio del fondatore della Simca, fotografo mondiale per le mostre d'arte, amico di Gianni Agnelli, il più grande collezionista al mondo di arte africana. Ha interessi in tutto il mondo". Grazie gc.

David: una strana cittadina, senza alcuna ambizione metropolitana, nonostante sia la 3^ città di Panama, senza centro finanziario, senza grattacieli (non ne no visto nemmeno1 di.. basso.), in compenso con una serie di centri commerciali dove trovi di tutto. Ed i effetti ho saputo che David è il centro commerciale più importante al nord di Panama.
Ci siamo arrivati (il comandante ed io) in autobus, anzi con un mini bus da 25 posti, che fa fermate ovunque: ne parte uno ogni 10 minuti da Porto Armuelles, e in poco più di due ore si arriva a destinazione, in compagnia di un via vai di persone che si trasferiscono dalla periferie alla cittadina più vicina prevalentemente per andare al mercato o in banca a ritirare il sussidio governativo; siamo ai primi del mese, ed è come da noi per la pensione... solo che qui invece della pensione esiste un programma di sussistenza che attraverso la banca centrale da soldi alla gente povera. Da questo le lunghe file che ieri ed oggi abbiamo visto e non ci spiegavamo.
Il viaggio è stato interessante (conoscere il territorio è una delle mie peculiarità), i prezzi del biglietto bassi (3,6$ per 80 Km con aria condizionata), la viabilità è ottima, le strade poco frequentate ed il manto d'asfalto è tenuto bene. Lungo la strada si sono alternate abitazioni private (tutte ad un solo piano, piano-terra) a latifondi coltivati a banane, palme da cocco e da olio, e pascoli con bovini e cavalli; unica osservazione: tutte le case sono circondate da uno steccato di protezione e le finestre hanno le inferriate, il che significa che esiste delinquenza... e questo mi era stato detto anche dall'autorità del porto all'arrivo. In città il terminal del bus è forse il punto di riferimento di ogni cosa, ed infatti tutto gravita attorno ad esso: c'è un gran movimento di taxi (che costano poco) e nel raggio di un chilometro c'è tutto: chiese, parco, centri commerciali, banche (c'è n'è anche una Svizzera.), negozi, e ristoranti. Abbiamo trovato tutto ciò che cercavamo, ci siamo rifocillati, ci siamo gustati anche l'occhio perché ci sono belle ragazze, e dopo una breve camminata ci siamo ritrovati alla stazione dei bus per il ritorno, che abbiamo fatto sotto la pioggia. Speriamo che non sia già arrivata la stagione delle piogge, perché il periodo è questo, e durerà 6 mesi...

Domani mattina faremo i documenti di uscita all'ufficio immigrazione, ultimi rifornimenti di frutta e verdura e pane, e poi circa 300 miglia con rotta 238 per arrivare alle isole del Coco, dove ci fermeremo un paio di giorni, per poi deviare verso le Galapagos: speriamo di incontrare vento, perché finora è stato l'elemento scarseggiante.