Mario Fabris: "Verso il Pacifico 3 - Panama e dintorni"

Venerdi 8 marzo
Il canale di Panama
E così è arrivato il momento, il count down è terminato, e finalmente oggi siamo ripartiti. Gli ultimi giorni di attesa si sono trascinati stancamente, da un lato per il clima che non favorisce l'accelerazione nel fare, dall'altro perché comunque ogni attività dipende dagli altri, come minimo dai trasporti per uscire dal marina, dove tutto procede a rilento, e neppure una promessa di propina (mancia) da garanzia di sollecitudine. Così per andare a Panama a cercare un pezzo di ricambio per il motore il comandante è partito con la navetta del marina (via Colon) alle 8 di mattina ed è arrivato a Panama alle poco prima delle 12, per ripartire già alle 17... e concludere ben poco, neppure uno sguardo alla città.
Poi, per fare cambusa, siamo partiti per il supermercato con la navetta sempre alle 8 e siamo rientrati alle 14, per terminare di stivare alle 18...abbiamo fatto provviste fino alla Polinesia, almeno 3 mesi di sopravvivenza (a parte il fresco) con una spesa di quasi 2500$...

Stamane sveglia alle 7, dopo colazione mi son messo a cucinare per avere i cibi pronti per il pilota e per noi, e dopo aver esaurito le pratiche portuali di uscita, pagato il marina e l'agenzia, alle 13 ci siamo avviati verso il punto segnalatoci dall'autorità del canale dove si sarebbe imbarcato il pilota. Ci siamo messi alla fonda, dove alla spicciolata sono arrivate altre barche a vela, come noi per attraversare il canale, e siamo entrati nell'atmosfera: eravamo tutti abbastanza tesi, avevamo preparato fuoribordo i 12 parabordi che ci avevano consegnato, le quattro cime da ormeggio azzurre, due a prua e due poppa da 50m ognuna, i vettovagliamenti per il pilota, perché fra le regole che ci avevano fatto sottoscrivere c'era quella di non fargli mancare acqua e riso pena una multa di 300$, e sotto un sole cocente è iniziata l'attesa.
La baia di Colon è molto grande, piena di navi all'ancora in attesa di fare il canale o di scaricare in porto, e bisogna dar fondo solo previa autorizzazione: le regole che assicurano il transito del canale sono ferree, i controlli altrettanto ed il costo invece... elevato: abbiamo speso in tutto oltre 1800$, che contribuiscono per fortuna anche alla costruzione del secondo canale, che sarà pronto per il 2015.

Alcune navi in uscita scivolavano veloci verso l'Atlantico uscendo dal canale, una gasiera, una porta container, una porta-vetture, e finalmente dopo un'ora di attesa è arrivato il nostro uomo, che in tutta fretta ci ha fatto salpare e poi... avanti tutta, ed in men che non si dica siamo entrati in un'atmosfera magica, effervescente, elettrica quasi ci attendesse una prestazione da primato, come se dovessimo giocare allo stadio la partita della vita, con il mondo che ci guardava alla televisione, in diretta... perché alla fine è stato così.
Il giorno prima ci avevano detto che sul canale c'erano delle web-cam che riprendevano il passaggio delle navi sulle chiuse, e lo trasmettevano in diretta sul sito del canale di Panama, http://www.pancanal.com/eng/photo/camera-java.html, e la sera precedente ero andato a cercarlo in internet, lo avevo trovato, riscontrando che effettivamente si poteva vedere in diretta il movimento nelle chiuse.
Quale occasione per coinvolgere gli amici nella mia avventura: e così ho inviato un'email a tutti indicando che c'era la possibilità di partecipare al passaggio di Refola nel canale assieme a me, con un orario approssimato. Per un velista "aficionado" ero certo sarebbe stato un gesto di amicizia e di piacere, un po' come partecipare alla traversata assieme a me, un po' rivivendo l'atmosfera vissuta l'estate scorsa a bordo del "Sound of silence", un po' perché nelle mie "peregrinazioni (in mare e non)" porto sempre con me tutti coloro che mi vogliono bene, e quindi perché non tentare un collegamento virtuale durante il passaggio nelle chiuse? Beh, ascoltate ora che cosa è successo...

Sabato 9 marzo
Sveglia alle 5, colazione (anche se lo spirito soffre il corpo non deve soffrire.è la massima di Carlo) e siamo in attesa del pilota, che arriverà con oltre mezz'ora di ritardo.
Nell'attesa sonnecchio in pozzetto, ripensando alla giornata precedente, alle emozioni provate e mi pregusto anche quelle di oggi: chissà se gli amici ci saranno anche oggi davanti al PC.
Il pilota che arriva è un robusto giovanotto, che risulterà molto preparato, più di quello di ieri, togliamo le cime dalla boa alla quale ci eravamo ormeggiati la sera precedente e partiamo subito: dovremo percorrere circa 30 miglia, per cui dopo un po' tiriamo fuori anche le vele e mantenendo sul canale sempre il lato destro prendiamo velocità. Incrociamo molte navi, vediamo le draghe che mantengono profondo il canale ed altre che invece stanno dragando per allargarlo in previsione del nuovo tronco.
Offriamo un caffè al pilota, gli faccio compagnia anch'io, ed approfitto del clima tranquillo per fare due chiacchiere in spagnolo sul canale, che parlo ancora abbastanza bene. Vengo così a sapere che il lago dove stiamo navigando è artificiale, e non poteva essere evitato un bacino di compensazione fra i due oceani perché la loro differenza di marea di molti metri generava una corrente di una forza insuperabile.
È stato così deciso di crearlo allagando tutto il territorio sbarrato fra le chiuse ed altre dighe edificate all'uopo, e così tutta l'economia del canale dipende dalla gestione dell'acqua, dalle provviste idriche che vengono garantite da alcuni fiumi della zona, dall'acqua delle foreste pluviali e dalla pioggia che cade copiosa. Se non cade abbastanza acqua, o se ne cade troppa, viene messa a rischio la percorribilità del canale, ed è già successo che il livello del lago si fosse abbassato al punto che se non fosse piovuto il transito sarebbe stato chiuso; nel frattempo era stato concesso solo a navi con pescaggio inferiore che comunque erano procedute incolonnate in mezzo al ...poco canale rimasto. Sono poi stati necessari molti mesi per ripristinare il massimo livello del lago, che è molto esteso.
Altrettanto è successo che la troppa pioggia abbia quasi fatto tracimare il livello del lago e delle vasche, con grosso rischio di compromettere il funzionamento delle chiuse.

Una curiosità: le vasche delle chiuse in azione sono sempre due, ed avevo visto che quando le porte delle vasche venivano chiuse, rimaneva fra i due battenti alle nostre spalle una fessura larga quasi un metro, e mi chiedevo come venisse serrata, con quali pompe; il pilota mi ha spiegato che non esistono pompe in nessuna chiusa, e tutte le porte vengono serrate per compensazione dalla pressione dell'acqua che esce o che entra nella vasca, a seconda che si scenda o si salga.
Infine, mentre le attuali chiuse hanno i portoni a "battente", quelle del nuovo canale saranno molto più alte e scorrevoli, ed inoltre il trasferimento delle navi fra una vasca e l'altra di una chiusa non sarà più effettuato dalle motrici e con l'aiuto del personale che gestisce i livelli spostando le cime a terra, ma tutto il lavoro sarà fatto dai rimorchiatori, uno davanti ed uno dietro, o di fianco, il che eviterà enormi costi di gestione del parco elettromotrici, del personale e consumo di energia...tutto cambia, anche la poesia del canale, antichi e collaudati movimenti ed esperienze di personale che per un secolo hanno permesso di scavalcare due mondi...
Fra una chicchera e l'altra ci sta uno spuntino per il nostro amico, un succo di frutta, ed impariamo come i piloti vengono aiutati nel loro lavoro anche da un sistema di allineamenti, effettuato da mede o luci o fanali che da terra permettono di "guidare" la nave, consentendole di mantenere la giusta posizione nella corsia dedicata. Si vede un faro che cambia di colore, a seconda che ci si trovi a dritta (verde) a sinistra (rossa) o al centro (bianca), e di conseguenza si danno le disposizioni al timoniere per l'allineamento. Ognuna di queste lampade costa 40.000$, e ce ne sono 14 nel canale...la tecnologia al servizio della sicurezza...

Fra una curiosità e l'altra arriviamo alla prima chiusa, formiamo il tridente con le stesse barche del giorno prima, senza alcun problema di manovra, mando il messaggio agli amici in Italia, e mi risponde subito Alessandro: "credo di vedervi. Siete in una barca da soli?". Evidentemente la webcam sta riprendendo una barca davanti a noi, e mi affretto a rettificare il messaggio: "fra 10 minuti entriamo nella chiusa MiraFlores, siamo in 3 come ieri, noi al centro". E subito Alessandro risponde: "OK, vi vedo bene adesso". Poi è la volta di Paolo che mi avvisa:" fra 10 minuti sono a casa". Poi ancora Alessandro: "ben visibili" e Giancarlo che sta vedendo bene il tridente e mi chiede dove sono. Nel frattempo Paolo è arrivato a casa e mi scrive:" vi vedo, mi viene in mente Dante: "e volta nostra poppa nel mattino dei remi femmo ali al folle volo". E poi lasciandoci mi invia gli auguri, sempre ispirato dalla letteratura storica: "buon vento, che Poseidone vi sia propizio".
Poi arriva il messaggio di Giancarlo: " vi vedo, Catamarano e le navi sono già passate. Rimanete solo voi e vedo la tua barca al centro". Alessandro: "Mi è sembrato di essere là con te. Ora siete fuori dalla webcam. Buon vento in Pacifico! In culo alla balena". Infine Wilma che mi invia un "great"...Così, fra un messaggio e l'altro, anche la traversata della seconda parte del canale di Panama passa in un baleno, e ci troviamo fuori da Miraflores, direttamente in Pacifico.

È finito tutto, il canale non è più un mistero, né una preoccupazione, ma una realtà che conosciamo di persona, dopo tante storie che avevamo sentito al riguardo per strada dagli skipper, tutte arricchite da personalismi ed interpretazioni create per darsi un tono nel parlarne. Tutto si è svolto nella massima calma, supportati da un bravo pilota, da un equipaggio preparato e da un comandante di grande esperienza che ha sempre avuto in mano la situazione e la sua barca, il grande Refola. Il pilota sbarcherà dopo poco e noi ci avvieremo all'ormeggio dove staremo fino a martedì.
Che emozione cari amici essere stati anche oggi assieme a voi: ora che vi sto scrivendo siamo dalla fonda nella baia di Playita, a Panama, e pensando che solo tre ore fa eravamo con Refola a Miraflores, scrivendovi mi emoziono ancora, credetemi. E poi... mi ha fatto piacere essere assieme a voi, idealmente con me.
Ciaociao, alla prossima dal Pacifico.

Giovedì 14 marzo
Viveros - Las perlas.
Dovevano essere i carabi del Pacifico, con acque azzurre e trasparenti, patria dei subacquei, con spiagge bianchissime, ed invece troviamo con un mare grigio e freddo, dove le spiagge si vedono solo con la bassa marea, perché quando questa risale, con oltre 5 metri di dislivello, la sabbia sparisce.
Senza carte dettagliate è sconsigliabile navigare, ci sono molti reef, e bassi fondali, isole e scogli affioranti, e con l'acqua torbida e senza sole bisogna stare attenti, molto. Ieri da Panama eravamo andati a vedere l'isola di Toboga, a poche miglia dal marina di La Playita, dove il fine settimana si riversano i vacanzieri della città; passiamo vicino all'isola di Taboguilla, che funge da appoggio per il bunkeraggio delle navi in transito, assicurando un inquinamento a tutta l'area, ed arriviamo a destinazione nel primo pomeriggio, con un po' di sole, e prendiamo una boa in una graziosa baia proprio davanti al paesino.
A terra una bella spiaggia, ombrelloni colorati, alcuni bagnanti, ed un istmo di sabbia bianchissima che unisce la terra ad un'isola poco distante. Vorrei fare il bagno subito ma è ora di pranzo, e preferisco rimandare al pomeriggio: errore gravissimo, perché verso le 16 la spiaggia è sparita, l'alta marea ha già coperto l'istmo, e sopra di esso scorre la corrente proveniente dal mare aperto.
Mi tuffo ugualmente per raggiungere terra, anche se l'acqua ha un cattivo odore ed è scura, e mi devo impegnare per raggiungerla, dove arrivo infreddolito. Mi incammino verso il paesino, incontro prima un pescatore, poi Ninin, il guardiano che ci aveva fatto pagare la boa, che mi ragguaglia sull'isola e sui pericoli della navigazione nella zona, sia per il traffico di navi che per i narco-trafficanti. Rientro a bordo sempre a nuoto, ma questa volta tuffandomi dal molo che esce in mare per oltre 50 metri, per ovviare ai molti metri di dislivello che impedirebbero ogni attracco sotto riva con la bassa marea. Non solo l'acqua è fredda, ma anche l'aria, e la sera siamo costretti a cenare vestiti e coperti, sì, perché finora una maglietta era stata più che sufficiente.

La mattina partenza alle 8, dopo aver fatto una buona colazione, e con un unico bordo, a vela raggiungiamo l'arcipelago di Las Perlas. Durate la navigazione ammiriamo i tuffi dei pellicani che si tuffano dall'alto per pescare, incrociamo parecchie navi, mettiamo in acqua la lenza che ritireremo all'arrivo senza aver pescato alcunché, e mentre il comandante prepara una torta di mele io controllo la spedizione con Winlink/SSB tutta la posta e le news che avevo accumulato.
Prima dell'arrivo c'è anche tutto il tempo per sedersi in pozzetto e pensare. Si, perché un esercizio che non manca quello di organizzare e dare spazio a tutti i pensieri che affluiscono alla mente. È un esercizio mentale che a noi del Nautico S.Venier di Venezia ha insegnato l'emerito Prof. Pinelli, detto Il Baffo: allievo di Benedetto Croce e relegato al Nautico per i suoi metodi di insegnamento fuori dagli schemi, ci ha insegnato, anzi ci ha obbligato a pensare sin dal primo compito di Italiano in 3^ Capitani, quando entrando in classe ci disse: cari voi, con le vostre testoline dovete abituarvi ad esprimere le vostre idee, cosa volete che vi dica, di parlare delle mosche? beh, per tre anni è stato il nostro riferimento, ed ancora oggi quando noi compagni di scuola ci troviamo, ed accade molto spesso, parliamo di lui. Un po' misantropo e rimasto "signorino" viveva con la sorella a Casteldario, in provincia di Mantova, veniva a Venezia tutti i giorni in treno, d'estate andava in moto fino a Verona, e leggeva i classici in latino e greco. Anni fa volevamo andare a trovarlo, ma scoprimmo che era morto, e i paese nessuno quasi lo conosceva. Addio Baffo.

Beh, dei pensieri parleremo un'altra volta, perché pensando al baffo e ai miei compagni di scuola siamo arrivati all'isola di Viveros: tutto l'arcipelago è caratterizzato da un basso fondale che non supera i 20 metri, ed è costellato di scogli ed isolette. Alla fonda fa bella mostra di se una navetta inglese con 2 alberi, con uno stendardo issato a prua che sembra quello della corona: a bordo sembra non ci sia nessuno, ma lo scalandrone di dritta è abbassato, e a sinistra una lancia coperta è pronta a portare i passeggeri: ci sarà qualche reale. Proseguiamo per la baia scelta dal comandante per rimanere alla fonda, e con l'acqua che non si riesce a perforare con lo sguardo gettiamo l'ancora. Arriva dopo di noi anche Bellissima, un altro Super Maramu del francese Remi, e la serata è vivacizzata prima da una visita fatta a loro, poi dalla cena con loro a bordo da noi.
Simpaticissima serata, con una meravigliosa coppia ultrasessantenne che sta facendo il giro del mondo come Refola.

Venerdi 15 marzo
Pedro Gonzales
Dopo la simpatica serata con l'equipaggio di Bellissima, una notte tranquilla e una stellata luccicante hanno favorito un sonno ristoratore, e stamane il sole ed un bel vento da nord hanno subito invogliato a togliere l'ancora per una veleggiata fino all'isola Pedro Gonzales.Abbiamo dato fondo davanti al paese, e siamo scesi in visita con il dinghi. Gli abitanti sono pochi, le case dignitose ma povere, le persone disponibili e comunicative. Faccio molte fotografie, incontriamo un gruppo di ragazzi che con un insegnante studiano l'inglese, visitiamo l'unico negozio del paese che ha pochissime provviste, e quando in spiaggia chiediamo ad alcuni ragazzi se ci sono frutta e verdura fresche, uno di loro ci dice che ci avrebbe pensato lui: corre verso la foresta dietro alla spiaggia e sale sull'albero di papaia e mango per raccoglierne alcuni frutti che ci porta... a chilometro zero. Altro che supermercato, così si è meritato un compenso di 5$.
Ripartiamo poco dopo e ci ancoriamo per la notte nella baia adiacente. Arriviamo con la bassa marea, fondale circa 5 metri, e diamo fondo con 60 metri di catena perché la baia è esposta a nord e, per quanto le previsioni siano buone, non si sa mai, la prudenza non è mai troppa.
La baia è bellissima, vicino a noi ancorata anche Bellissima, e a terra una lunga spiaggia fa da cornice alla foresta lussureggiante. Sotto gli alberi di cocco sulla spiaggia però si nota una grande terrazza coperta, che ci richiama l'attenzione: sarà un resort? un'abitazione privata? un bar? Decidiamo così di andare a terra, anche per fare una passeggiata, fare alcune foto e prendere confidenza con l'isola.
Sbarchiamo tutti e cinque proprio davanti alla terrazza, sabbia e spiaggia sono pulitissimi, e vediamo che all'interno fervono i preparativi per un rinfresco; c'è un signore con il binocolo che scruta l'orizzonte, e gli chiediamo se siamo davanti ad un bar o un albergo, e ci risponde che la spiaggia è privata e deve arrivare il padrone con degli ospiti. Non facciamo neppure in tempo sorprenderci (come, qui una spiaggia privata, con un rinfresco di fronte al mare?) che arriva proprio lui a bordo di un pick up ed alcuni ospiti. Ci dice che effettivamente la spiaggia appartiene ad una società che ha investito per sviluppare il turismo nell'isola, sono attesi ospiti, e capiamo immediatamente che non siamo graditi. Chiedo comunque se possiamo fare un giro nei paraggi, il che ci è concesso purchè si rispetti l'ambiente.
Ci avventuriamo così lungo una strada sterrata, che da poco ha sventrato la foresta, sradicando piante ed alberi, snaturando un ambiente naturale incontaminato fino a poco prima. Lungo i cigli giacciono alberi a frutto, palme, banani, manghi, papaia, e molte specie che non conosco, rendendo l'ambiente surreale per il contesto in cui ci troviamo. Dove il terreno è stato sbancato si vedono i paletti che delimitano il perimetro di future costruzioni, in cima alla collina che sovrasta la baia ci sono alcune gigantesche cisterne dell'acqua, ed un promontorio che poteva mantenere una sua identità naturale sta diventando frutto di una speculazione edilizia. Questa isola diverrà lo sbocco del fine settimana per i signori di Panama, alla faccia delle isole incontaminate di Las Perlas! Mi viene subito in mente Berlusconi e Lavitola, il suo uomo a Panama, che con il chiacchierato presidente Martinelli hanno sicuramente qualcosa in comune a questo riguardo.
Mi è tornato in mente il sorrisetto del pilota quando siamo passati davanti al porto dove erano ormeggiate alcune navi militari americane e panamensi, allorché facendoci notare alcune vedette ha detto: quello è un regalo dell'Italia a Panama... intelligentis pauca...

Mentre rientriamo ci accorgiamo che la marea sta salendo (a sera arriverà a +6m dalla minima), il vento è salito a 20 nodi ed alza onda, oltre a creare una corrente che rende fastidioso, lento e bagnato il percorso dalla spiaggia alla barca. Siamo mogi perchè la scoperta di questa deturpazione ambientale ci ha fatto toccare con mano che il consumismo non si ferma, e lo sviluppo nel mondo ha i suoi prezzi; la globalizzazione ormai uniforma tutto e tutti, e pur di creare profitto non si esita a sacrificare le ultime oasi nel mondo: quale sarà la prossima che vedremo distruggere? Con questo giro del mondo che Alessandro Nodari sta facendo con Refola avremo la possibilità di sentire in diretta con le sue news cosa sta succedendo realmente, ed anche io potrò raccontarvi che cosa è cambiato in Polinesia dopo 10 anni dalla mia venuta, e dirvi se e il Pacifico è ancora salvo.

Sabato 16 marzo
Isla de San Jose
Sembra che finalmente il bel tempo si sia stabilizzato, e stamane ci siamo trasferiti con una bella veleggiata nell'isola di San Jose. Una baia splendida, la più bella vista finora, ed anche se non siamo soli, ma ben in. due barche, un catch canadese si è ancorato all'altra estremità della baia) il contesto è unico. Arriviamo con la bassa marea, diamo fondo con 60 metri di catena in 6 metri d'acqua, davanti alla spiaggia che si estende per circa 2 chilometri, e gira attorno a tutta la baia, a ridosso della foresta, dove le palme da cocco sono non solo corografiche ma invitanti per i loro frutti.
Verso le 11 noi uomini (soli) scendiamo a terra con il dinghi, che "posteggiamo" fuori dell'acqua, e andiamo in perlustrazione. Mi sono portato una borsa per i cocchi, ed armato di macchina fotografica comincio a "rubare" immagini che mi porterò dentro per la vita (che mi rimane da vivere) e sotto un caldo sole ci avviamo camminando sopra una sabbia sicuramente incontaminata, anche perché con una marea di 6 metri poi l'acqua sommergerà tutto.
Camminando lungo la spiaggia si scorge il sottofondo della foresta, impraticabile, con alberi dalle fronde altissime, ma con le radici tutte fuori di terra, con arbusti che fanno dei fiori arancione, già visti in Polinesia, e alberi del cocco di tutte le dimensioni: altissimi e ricchi di frutti ed altri appena spuntati, ancora con il cocco attorno alla radice.
Questa è anche la patria del granchio del cocco, e le sue tane caratteristiche per i grandi buchi sulla sabbia ne fanno trapelare una vasta colonia. Sono buonissimi da mangiare, e sono giganteschi: pensate con la loro grossa chela rompono il guscio del frutto per mangiarne la polpa, tant'è che è pericolosissimo cercare di prenderli con le mani perché un loro colpo di chela trancia le dita. Spero che ne assaggeremo in Polinesia, dove a Raiatea conto di ritornare a mangiare da Miscelle che 10 anni fa mi ha viziato con i suoi manicaretti polinesiani, primo fra tutti il poisson crue.

Con Giancarlo raccogliamo alcuni cocchi, sia verdi dall'albero che maturi a terra, avventurandoci appena appena nel sotto-foresta: abbiamo letto che nelle isole di Las Perlsas ci sono serpenti e coccodrilli, e non vorremmo fare brutti incontri, perciò non insistiamo nella perlustrazione e poco dopo ce ne torniamo verso il dinghi, e quindi a bordo.
Un bagno non me lo toglie nessuno, e dentro un'acqua comunque fresca ma finalmente più pulita mi faccio prima una nuotata e poi con la spugnetta pulisco il bagnasciuga della barca: c'erano ancora le tracce dei parabordi usati nel Canale e la sporcizia della sosta a Panama, ed è un peccato che Refola si faccia vedere con le gonne rosse sporche, perciò... olio di gomito e faccio il mio dovere di marinaio.
Abbiamo inaugurato il ...cinematografo a bordo, e ieri in dinette abbiamo iniziato le proiezioni: per l'inaugurazione l'armatrice ha scelto il film Limitless, con De Niro, e penso che questo passatempo avrà un seguito; sicuramente da parte mia, quando la sera da solo mi vivo la mia notte, scrivendo, leggendo, e quando sono già tutti a nanna, magari guardando una pellicola prima di andare a letto.
La vita di bordo ha preso i suoi ritmi, dove spicca il rito dell'aperitivo serale. Alessandro (il comandante) è un amante del gin tonic, come l'amico Carlo, e per lui è un rito assolutamente irrinunciabile: pensate che abbiamo a bordo la scorta di sweeps e gin calcolati fino alla Polinesia... sperando di farla durare fino a Papete, dove comunque dovremo fare un... rabbocco.

Oggi ho valutato alcune decisioni da prendere per il mio "Sound of silence":
  1. potrei usare il bimini vecchio come base su cui cucire i pannelli solari flessibili, e posizionarlo con una cerniera sopra il bimini esistente, in modo da usare tutta la superficie (che è ampia) senza il vincolo di una struttura fissa. Avrei il vantaggio di poterlo togliere senza fatica, in fretta, e tenerlo arrotolato senza che mi occupi molto spazio: farei scorrere i fili dentro i tubi di acciaio della struttura del bimini esistente, con un attacco ad hoc in coperta..con grosso vantaggio per caricare le batterie.


  2. potrei cambiare la zattera di salvataggio sfruttando la possibilità di tenere divise le provviste di sussistenza dal mezzo di salvataggio, a tutto vantaggio dello spazio e del peso, posizionandola a poppa, liberando quindi lo spazio a poppavia dell'albero.


  3. potrei cambiare computer di bordo, come già avevo pensato di fare l'anno scorso, copiando la soluzione adottata da Remi a bordo di Bellissima, di cui ho preso gli estremi.


  4. potrei mettere il serbatoio per le acque nere da usare nei porti
Inoltre ho già un elenco di altri interventi che potrei mettere in atto per migliorare sia la vita a bordo che la sicurezza della navigazione... tutto dipenderà dai costi, dal budget a disposizione e dalla possibilità di realizzare le varie soluzioni.

domenica 17 marzo
Isla Canas
Un'altra bella baia, completamente ridossata a Nord (dal primo quadrante arrivano i venti prevalenti), e ci siamo goduti questa domenica alla Isla Canas, con due bei bagni ed una bella gitina con il dinghi ad paesino di pescatori qui di fronte. Un'unica stradina in riva al mare su cui si affacciano le case colorate di colori sgargianti: azzurro, verde, arancione, una cabina telefonica con il telefono muto, i lampioni senza luce, una chiesa dentro ad una capanna ed un unico bar che vendeva solo birre, dove c'erano tre vecchi ubriachi fradici. Le persone sono gentili, ci hanno chiesto se volevamo comperare frutta, alcuni bimbi uscivano da una casa con una fetta di torta in mano e si sono messi a giocare sulla strada mangiando e pennellandosi il viso con i colori della guarnizione. Mi sono divertito a fare loro alcune foto alle quali si sono prestati con simpatica vivacità.
Alcuni alberi di mango sullo sfondo, un'immagine di pace fuori dal mondo, con il frangere della marea che in pochi minuti è salita di un metro, raggiungendo il dinghi che avevamo messo in secca sulla spiaggia. Ce ne siamo tornati a bordo di Refola pronti per il rito del Gin Tonic prima, e par la cena poi. Anche queste routine fanno parte dei ritmi, e guai se non si da loro la giusta importanza: la colazione, il pranzo, l'aperitivo serale e la cena, e.attenti a sgarrare o far attendere l'equipaggio..è come aver a che fare con i bimbi all'asilo, o con gli operai in fabbrica, che attendono l'appuntamento della mensa con lo spirito de ".qui o si fa l'Italia o si muore.", altro che i sindacati e lo sciopero! Ma anche questa è la vita di barca.

Ora sono tutti a letto, sono rimasto un po' fuori (dopo aver lavato i piatti) per tuffarmi nel cielo blu notte, costellato di stelle e costellazioni che mi accoglie con tutti i miei pensieri.
È un mese che sono a bordo, ormai mi sento mio agio, sto bene fisicamente (non lo dico troppo forte) dopo la scoppola di dicembre, e non vedo l'ora di iniziare la traversata vera e propria.
Stiamo ancora bighellonando dentro al golfo di Panama, aspettando che arrivi un pezzo di ricambio del pilota automatico Rymarine (a proposito: devo fare anche io manutenzione al mio, dopo quello che ho visto su quello smontato) e comunque dobbiamo ancora arrivare alle Galapagos, da cui non salperemo prima del 25 aprile, quindi... c'è tempo!
Il mio intento di completare la traversata del Pacifico è non tanto di dire: "l'ho fatto", ne tantomeno per la parte della navigazione (è un "fare", per cui nel momento che si prende la decisione do per scontato che sia tutto pianificato, dalle risorse al mezzo e alla sicurezza) bensì di ascoltare le sensazioni che si vivono durante la traversata, di vedere le reazioni nei rapporti, l'evoluzione delle relazioni e dei comportamenti, dello spirito di bordo e della comunicazione fra l'equipaggio.

Ho ancora forte il ricordo del periodo trascorso a bordo del Lycia 10 anni fa, un imbarco di oltre 5 mesi da Raiatea alle Fiji, dove sono emersi aspetti caratteriali e personali delle persone a bordo che mai mi sarei aspettato. Ho visto l'animale che è dentro ad ognuno di noi, perché dopo una settimana di mare non si riesce più a controllare l'IO, la bestia che abbiamo dentro, e ne sono rimasto talmente colpito da voler capire se quello che è successo è stato occasionale, e quindi completamente riconducibile solo alle persone che c'erano, oppure una matrice applicabile sempre.
Non vi anticipo niente, anche perché non ne ho parlato con l'armatore, e tutto sommato la sua esperienza di traversate già effettuare mi rassicura sulla validità di questa nuova esperienza. Comunque alla fine di questo viaggio avrò la soddisfazione di aver fatto una significativa esperienza sui percorsi più ambiti per chi voglia andare per mare: oltre al Mediterraneo, che mi son goduto sia navigando da giovane Ufficiale con la Costa che da velista con A. Coppi sul suo Fabinou e con il mio Sound of Silence, ho fatto C°Horn, C° Good Hope, l'Oceano Indiano, l'Oceano Pacifico tutto, l'Oceano Atlantico, ho attraversato il Canale di Singapore, il Canale di Panama, il Canale di Gibilterra, lo Stretto di Torres, ho visto Darwin, Perth, Sydney, e Auckland, e .... mi mancherà solo Suez, in programma per il 2014, con la mia barca, in carovana con A. Penati e P. Liberati e tanto altri, spero.
E vaiiiiiiiiiii...