Mario Fabris: "Verso il Pacifico 11 - Isole Marchesi 2"

Venerdi 14 giugno
In navigazione

Abbiamo ripreso l'assetto di guerra, ma solo per poche centinaia di miglia, 451 per la precisione, e dopo la traversata di 3000 miglia sono una passeggiata. Soliti turni, unico bordo per 186° con vento al traverso, dovremmo arrivare a Raroia nelle Tuamotu intorno alle 12 di domenica, in modo da avere il sole a picco per fare la passe ed entrare nella laguna.
Dopo l'arcipelago delle Marchesi, che è stato all'altezza delle aspettative, ora ci attende quest'altro arcipelago del Pacifico; piano piano si avvicina la data del rientro e finora posso affermare che l'esperienza che ho fatto andava vissuta.
Gli ultimi giorni a Nuku Hiva sono stati un po' languidi, anche per l'imminente partenza: visita alla bella chiesa, con due campanili, che come tutte quelle di queste isole testimonia che la religione cattolica è ben radicata ed osservata, l'incontro con l'equipaggio della barca spagnola, la mattinata in internet per gli ultimi collegamenti, super degustazione di poisson cru, preparato sia con il latte di cocco che senza, sashimi, con soia e senape (al posto del wasabi), e l'ultimo rifornimento al supermercato, con la constatazione che i prezzi sono molto molto cari rispetto ai nostri, senza parlare di alcolici e superalcolici che sarebbero a mio parere inavvicinabili, anche se non tutti a bordo la pensiamo così.

Con l'equipaggio spagnolo abbiamo parlato del loro viaggio, previsione tre anni, che li porterà prima in Australia, poi Nuova Zelanda, per rientrare in Spagna risalendo il Pacifico fino alle Haway, per poi attraversarlo verso Est fino alla California, quindi navigando lungo costa fino a Panama, ed infine New York, Azzorre e Spagna. Sono sempre in 8 a bordo, anche due ragazze, hanno tutti meno di 30 anni, e la loro avventura è vita allo stato puro! Sono rimasti alle Marchesi un mese, aspettando un nuovo generatore, e durante la sosta in una baia hanno conosciuto un ragazzo marchesiano, che poi si è unito a loro, il quale li ha ospitati in casa loro, li ha accompagnati poi a caccia, a pesca, a prendere le aragoste, insomma a conoscere le Marchesi più da vicino, con un'altra visione: che bella esperienza, e che bel viaggio li attende nei prossimi tre anni, un po' li invidio; quando ero giovane, alla loro età, questo non era possibile, il primo navigatore da imitare è stato Bernard Moitessier, e già sembrava un gigante, mentre ora ci sono oltre 1000 barche a vela che ogni anno attraversano il Pacifico, famiglie intere, con bimbi appena nati e in procinto di nascere.
E così ieri mattina, salpate le due ancore di prua e poppa, siamo partiti, con l'ultimo ciaociao a Larka, la barca con a bordo una giovane coppia finlandese, lei "creola" di carnagione, nata da madre della Tanzania e padre finlandese, incinta di 8 mesi; li avevamo incontrati a Isabela, dove il marito la stava accompagnando in ospedale, e mai più mi sarei aspettato di ritrovarla qui, dove mi ha detto che aspetterà il nascituro. Non so se sia incoscienza, certo che una buona dose ce ne vuole per aver fatto la traversata in quelle condizioni, ed ora nascerà una bimba marchesana, da padre norvegese, madre e nonna della Tanzania. Auguri sinceri.
Appena fuori da Nuku Hiva abbiamo trovato un po' di mare, onda al traverso, rollio, ma la nostra attenzione è stata subito catturata dalla pesca di un tonnetto pinna gialla di circa 5 Kg, cui a mezzogiorno abbiamo fatto la festa mangiandolo crudo al Cervice e al sashimi. Il pomeriggio si è quindi trascinato stancamente, avevo un forte arretrato di sonno, perché ogni mattina per un motivo o l'altro alle 6 l'equipaggio è in piedi, poi la notte guardia dalle 1.30 alle 3.30, e stamane mi sono svegliato finalmente riposato alle 9.30, con il sole, mare più calmo, e scrivendovi ci facciamo compagnia, mentre in cucina i cuochi sono all'opera davanti ai fornelli, tanto per non perdere le buone abitudini. Il mare è blu, la barca cavalca l'onda lunga, tutti sono rilassati, chi per aver superato lo scoglio (con le sue incognite) della traversata, chi perché sta per tornare a casa, io perché ho superato le mie "prove" e chi mi conosce può capirmi bene. Domani risentirò il profumo dei motu, delle pass, delle lagune e dei colori della Polinesia. A Papete dopo 10 anni rivedrò l'amico Henere, il marinaio polinesiano ora skipper di un catamarano, con cui ho convissuto un mese a bordo del Lycia. Altra storia ed esperienza Pacifica da raccontare un'altra volta.

Pesto alla camoggina (Camogli): basilico, pinoli, sale,olio extra vergine d'oliva, ricotta freschissima, e a chi piace grana. Dopo il solito pestaggio del basilico con i pinoli e sale nel mortaio, aggiungere la ricotta e l'olio. Mescolare per amalgamare. L'olio deve ricoprire il pesto. Condire le trenette al dente.
Baccalà al pesto: olio, latte, baccalà bagnato, patate,sale, pesto. Sbollentare il baccala e togliere le spine. Lessare le patate a fette a meno di metà cottura. Adagiare nella pirofila uno strato di patate, poi baccalà, poco pesto, un po' d'olio e via così per tre strati. Alla fine bagnare il tutto con un po' di latte e salare. Passare in forno per 40 minuti circa.
Sashimi alla "vigliacca": tonno crudo fresco (o altro pesce crudo fresco), soia, senape ( o cren o wasabi), carote grattuggiate. Tagliare il tonno a fettine e servirlo su un letto di carote. Intingere il tonno nella soia e profumarlo con la senape (o il cren o il wasabi) . È detto alla vigliacca perché ne mangi a sazietà, alle Marchesi te ne danno sul piatto un grosso pezzo tagliato dal tonno appena pescato e pulito, lo si taglia a piacere, lo si intinge a piacere, accompagnato con un buon vino rosso.

Martedì 18 giugno
Raroia

Tamotu: la porta di entrata in Polinesia venendo da Panama, lagune con acque trasparenti, fondali con sabbia bianca, il cielo che vi si rispecchia producendo gamme di colori che vanno dal profondo blu all'indaco delle acque basse. Ciò che vediamo nelle fotografie e nei documentari è tutto vero, ma ad una condizione: che ci sia il sole, altrimenti il panorama è piatto e senza distinguere i colori dei bassi fondali è difficile navigare nella laguna.
Avevo voglia dopo 10 anni di rituffarmi in queste acque, di riassaporare il profumo degli atolli, di provare il brivido dell'entrata nelle pass e di navigare fra i reef e le teste di corallo, per poi dar fondo nel "blu dipinto di blu" e provare la sensazione di essere fuori dal mondo, almeno per qualche giorno. Si, perché anche qui ormai arrivano i segnali del telefono e di internet, e sembra quasi che non si possa vivere senza poter usare questi mezzi, senza fare sapere dove siamo, senza controllare se la banca ha pagato le bollette o se hanno accreditato lo stipendio. Siamo arrivati domenica a mezzogiorno, dopo una nottata a motore per assenza di vento, allietati alle 7 durante la mia guardia da due incontri ravvicinati, uno con una nave porta-container che ci ha superato a meno di un miglio di prua, l'altro con un branco di balene i cui soffi ho colto all'improvviso al nostro traverso a sinistra: dopo un po' altri soffi a prua, poi a dritta, in poco tempo ci siamo trovati in mezzo al branco, e siamo riusciti a sfilare accanto a due balene di almeno 4 metri che dormivano, con il dorso in evidenza a pelo d'acqua, a meno di 30 metri, anche se poi al rumore del motore si sono immerse.

L'entrata nella laguna di Raroia è avvenuta senza difficoltà, nonostante le perplessità in atterraggio per la difficoltà di vedere l'allineamento della pass: la corrente in uscita di almeno 4 nodi, nonostante il momento di stanca, produceva un ribollio nell'incontrare l'oceano tale da destare preoccupazione, ma poi è stato tutto semplice. Vale la vecchia regola di preparare l'atterraggio sul plotter, dove con i rilevamenti segnati è facile seguire la rotta prefissata, sperando che il GPS e la carta siano precisi!!!
A Raroia ci sono 2 cose da vedere: il paesino, con un bel molo attrezzato, la chiesetta linda, e la calda accoglienza degli abitanti; domenica era la festa del papà ed appena sbarcati siamo stati invitati anche noi a partecipare al banchetto, preparato con un ricco pranzo cucinato nel forno nel terreno, con un maialino, una tartaruga di mare, pesci, pollo e frutto dell'albero del pane, tutto avvolto nelle foglie di cocco e messe sotto terra in una buca ricoperta di braci, e lasciato cuocere per 12 ore, tutta la notte, degustato poi al suono di un'orchestrina che poi ha suonato le loro musiche e accompagnato i loro canti. C'è poi la coltivazione di perle, presente in quasi tutti gli atolli, ed abbiamo visitato uno stabilimento con al sua catena di montaggio all'opera: chi sceglie le ostriche da aprire, chi le apre, i giapponesi (sempre loro) che innestano il seme di plastica che poi viene ricoperto di madreperla, e chi richiude il tutto, che verrà re-immerso nell'acqua per completare la produzione di perle nel tempo di 2 anni.
Ci siamo ormeggiati davanti ad una piccola pass, a ridosso del reef, dopo aver attraversato la laguna in mezzo alle boe (l'allevamento di ostriche) e alle teste di corallo, davanti ad un bosco di alberi da cocco, che proteggono dal vento dell'Est. Abbiamo ritrovato gli amici del Zoomax, lo splendido Cigalle di Paolo ed Anna, e un altro equipaggio spagnolo con tre splendidi ragazzi, e con loro abbiamo piacevolmente trascorso un paio di giorni, fra bagni, nuotate, pesca (polipi), riempiendoci gli occhi di questo angolo di mondo. Dulcis in fundo, stamani dopo aver assistito all'apertura delle ostriche per prelevare la perla, ci hanno regalato un sacchetto di questi ottimi frutti, che loro di solito vendono, perchè dell'ostrica, una volta fatto da fattrice, non si butta nulla: il frutto si mangia, e la cozza (il coperchio) viene mandato in Cina dove viene lavorato per ricavarne la madreperla o per farne articoli da regalo posacenere, tazzine, piattini, etc..)

Mercoledi 10 giugno

L'uscita dalla pass è stata veloce come l'entrata, con la differenza che abbiamo seguito le altre 2 barche, il Cigalle e quella spagnola, con ci facciamo il trasferimento a Makemu e quindi buoni ultimi della piccola carovana, abbiamo attraversato i frangenti del periglioso incontro fra le correnti in entrata ed uscita in un ribollio di onde, che per alcuni attimi ci ha tenuto in loro balia. Poi il motore ha prevalso e piano piano siamo rientrati nella normalità con il controllo della barca. Ora ci attende una notte di navigazione, cosicché domani all'alba con il sole alle spalle faremo la pass di Makemu, secondo atollo delle Tuamotu dove ci fermeremo alcuni giorni e dove purtroppo ci lascerà Angelo, il portabandiera della Valtellina, grande cuoco e anche grande e buona forchetta.
Il tempo è nuvoloso, la nostra rotta 211°, fa freschino, ma dopo due giorni di splendido sole può starci anche bene, e con 20 nodi di vento da SE al traverso si procede bene, anzi non dobbiamo superare la velocità di 5 nodi di media per non arrivare troppo presto. Da alcuni giorni lo chef di bordo voleva preparare i fagioli con le salamelle: queste ultime le aveva comperate apposta a Nuku Hiva e ci teneva particolarmente a farci assaggiare questo leggero e rinfrescante piatto tropicale. Ieri sera aveva messo a bagno i fagioli, subito dopo aver preparato gli spaghetti alla carbonara (leggero piatto con uova e pancetta), e già stamane all'alba era all'opera. Io ero uscito a pesca prima delle 8, e già avevo minato i suoi programmi per il mezzodì, rientrando con un polipo di oltre un chilo perso con la fiocina sotto ad una testa di corallo, ma è stato deciso di metterlo in congelatore per un altro momento, con la scusa di frollarlo. Il pranzo era previsto alle 12, dovendo salpare alle13, il cuoco aveva messo sul fuoco l'acqua per il riso (riso, fagioli, salamelle), ma è successo un imprevisto: al rientro dalla visita allo stabilimento della lavorazione delle perle, dove oggi estraevano il frutto del peccato (la perla), ci hanno regalato un sacchetto di ostriche già curate e pulite, pronte da mangiare. Non si poteva dire di no, e salendo a bordo è stato chiesto al cuoco di prepararle a scottadito, per assaggiare una prelibatezza piovuta dal cielo. Apriti cielo: la risposta è stata un deciso no, perchè era tutto pronto, previsto a tavola per le 12, e poi... significava far passare in secondo piano i fagioli con le salamelle... con il risultato di un forte battibecco fra il portavoce delle ostriche ed il cuoco. Ci ha messo una pezza il comandante, che con la scusa di combinare mari e monti, zitto zitto ha preparato come antipasto le ostriche, una parte crude e una parte saltate in padella, lasciando spazio al cuoco con il suo secondo. I due contendenti ora non si parlano, il cuoco permaloso è tutto sulle sue, l'altro (come dicevo buona forchetta oltrechè ottimo cuoco), ha mangiato sia questo che quello. Io però ho le salamelle con i fagioli sullo stomaco, e mi son dovuto fare un nescafe Mocaccino per aiutare la digestione.

Giovedì 20 giugno
Makemu

Oggi è stata un'altra giornata che non dimenticherò, credo di quelle che tutti noi amanti della barca e del navigare ci auguriamo di provare nella vita, e che da giovani avremo messo in prima fila come sogno da realizzare. Mi sembrava di essere in uno stato di grazia, sospeso fra cielo e mare: camminavo verso il confine dell'atollo su una striscia di sabbia corallina, rosa rosa, bianca bianca, sopra una passerella immaginaria sospesa sopra la laguna, splendente nelle sue innumerevoli tonalità di azzurro, sotto il sole tropicale dell'atollo di Makemu.
Stamane non volevo rimanere a bordo, faceva un po' freddo per scendere in acqua, e me ne sono andato con gli equipaggi delle altre due barche con cui stiamo navigando in conserva in esplorazione prima a terra e poi in mare. Il risultato è stato ottimo, colto a piene mani, con tutti i sensi aperti: arrivare sul piccolo motu davanti a noi, con l'impressione di essere il primo uomo che ci metteva piede, arrampicarsi sugli alberi di cocco per coglierne il frutto e berne il contenuto, camminare verso l'oceano mare sospeso sopra quella passerella che vi dicevo, e non era un sogno; vedere gli squaletti lunghi mezzo metro che venivano quasi a riva, guadare alcuni punti della laguna dove la corrente quasi mi portava via, arrivare sul ciglio dell'atollo oltre il quale c'è l'America. Taci e nuota, diceva la barzelletta, ma qui davanti c'è un oceano con oltre 4000 miglia, e fa una certa impressione sentirlo ruggire, con il vento che soffia ad oltre 25 nodi (da SE in questo caso), con la natura che si esprime al massimo tutto attorno: vi assicuro che dà una forte ebbrezza, quasi un senso di potenza, ed è bello fermarsi nel silenzio ad assaporare questi attimi, con la musica e gli strumenti "del sound of silence" (AH AH AH ) improvvisati dal vento, dal rombo del mare in lontananza e dallo sciabordio dell'acqua sotto i piedi.
Poi la sorpresa sotto l'acqua: in meno di due metri di profondità ho trovato di tutto, pesci in quantità e di tutte le dimensioni, coralli di tutti i colori, alcuni blu che non avevo mai visto prima, sono persino riuscito a dare da mangiare ad una grossa cernia la polpa di una conchiglia che avevo rotto per far accorrere i pesciolini, e per concludere ho partecipato con i ragazzi alla cattura di un polpo di oltre due chili, che con i tentacoli superava il metro di lunghezza: che soddisfazione!
Domani è il 21 giugno, solstizio d'estate, come mi ha ricordato l'amico Paolo B., che lo festeggerà in barca forse a Manganisi aspettando il sorgere del sole, come ogni anno: qui il vento dovrebbe calare e conto di tornare ad esplorare quest'angolo di mondo per provare nuove sensazioni, ma soprattutto per sentirmi immerso oltre i confini del cielo e del mare.

Il mio aio-oio-ino: la caratteristica del mio piatto è che faccio tutto a crudo, per cui sappiatevi regolare: è da uomini forti ad amanti del brivido. Ingredienti: aglio crudo almeno 1 grosso spicchio a testa; il peperoncino fresco abbondante sott'olio preparato secondo la mia ricetta, prezzemolo, olio extravergine d'oliva, trenette o spaghetti. Tagliare finemente l'aglio e tritarlo, idem con il prezzemolo. Scaldare i piatti di portata e la terrina (piccolo trucco: scolare la pasta sopra i piatti.) Preparare l'aglio tritato ed il peperoncino in una terrina, e versarci dentro appena pronta la pasta al dente. Aggiungere olio crudo, mescolare bene il tutto, eventualmente aggiustare di peperoncino con il suo olio. Servire nei piatti caldi con una spruzzata di prezzemolo. Qualcuno ci aggiunge anche il formaggio grana: io no!
Variante: scaldare (praticamente biscottare) in una padella del pane già grattugiato e cospargerlo sul piatto al posto del prezzemolo.

Domenica 23 giugno
Makemu

Venerdì - Si può arrivare oltre i confini del cielo e dell'oceano mare, si può! Oggi ci sono andato, e mi sono trovato in una dimensione nuova, con condizioni atmosferiche indubbiamente favorevoli: poco vento, cielo azzurro e sole pieno, laguna calma e in uno spazio di poche centinaia di metri c'era tutto: all'interno dell'atollo il motu con le palme ed i cocchi, la laguna e la sabbia corallina con tutti i colori pastello della tavolozza, e all'esterno la barriera su cui frangeva l'oceano mare pieno di blu profondo. La sabbia è prodotta dal secolare frangere dell'onda sul corallo che lo frantuma, per cui è fatta dei minuscoli granelli di corallo, che creano un effetto difficile da descrivere, che solo al sole si può vedere, e cambia con l'angolatura dei raggi che li colpiscono: c'è il corallo verde, blu, bianco, rosa, rosso, e quindi i cristalli sul bagnasciuga riproducono la loro luce quando il sole vi batte contro. Potete immaginare l'effetto, e mi sono affrettato a prendere un sacchetto di quella sabbia per portarmelo a casa, la metterò in un grande vaso, magari con un liquido che la tenga viva, sperando di riuscire a riprodurre oltre al mero ricordo anche i colori. Unica musica quella del mare, mentre il fronte delle onde si perdeva in un'unica linea nell'orizzonte, lungo la barriera, interrotto da qualche onda più grande che si nebulizzava spumeggiante contro gli scogli. Avrei potuto rimanere in quello stato di benessere a contemplare questo spettacolo, fronte all'oceano, all'infinito, perfino senza sentire i morsi della fame e della sete, ma il sole cocente che mi bruciava la fronte scoperta mi ha riportato alla realtà, ed ho cambiato scenario andando ad immergermi nel giardino di corallo che c'era nella laguna alle mie spalle. Altro spettacolo, come anche ieri avevo visto e veramente le Tuamotu meritano la nomea che hanno per ciò che offrono, non dimenticando comunque che la "conditio sine qua non" è che ci siano sia il sole e possibilmente meno di 20 nodi di vento.
Nel pomeriggio sono andato a visitare Zoomax, il Cigalle di Anna e Paolo, cutter in alluminio di Alubat, imbarcazione cui sono particolarmente affezionato anche perché era una di quelle su cui avevo puntato gli occhi prima di trovare il mio Solaris. Stasera siamo tutti a cena sul REFOLA, siamo in 10, ed abbiamo un menu da primato: gli spagnoli portano la frittata di patate e lo sformato di verdura, dal Cigalle arriva il polpo alla galiziana, noi prepariamo l'aperitivo con le tartine alla salsa di avocado e la pasta asciutta con sugo di pomodoro, acciughe, olive e capperi. Ed in effetti la serata è stata molto simpatica, contornata da abbondanti libagioni: gli spagnoli, sponsorizzati da un ristorante di Barcellona, avevano ancora una scorta di gin e ne hanno portato una bottiglia, e quindi il gin tonic ha aperto le danze, chiuse da grappa al ginepro del comandante e rhum.
Sabato - La mattina sveglia presto per attraversare la laguna prima che il sole fosse alto di fronte, e ho fatto da piccola vedetta lombarda sul musone di prua per controllare che il percorso fosse sgombero da teste di corallo: non si sa mai, ne avevamo avuto la riprova all'andata, quando la superficie della laguna veniva increspata da piccoli atolli sotto il pelo dell'acqua, segnalati anche dal cambio di colore dell'acqua, da blu scuro ad azzurro chiaro.
Domenica - Ieri abbiamo dato fondo nel paesino, da dove stamane Angelo è ripartito per l'Italia, piccolo rifornimento al supermercato (80 € per prendere …niente…), cena di commiato, e stamane alle 10 eravamo già in movimento verso la pass ad Ovest, a raggiungere il Cigalle che ci aspetta per proseguire domani assieme verso il terzo atollo che visiteremo: Tahanea. Dobbiamo navigare verso Ovest e non possiamo rischiare di finire contro una testa di corallo, che difficilmente vedremmo contro sole, e quindi alle tredici siamo costretti a fermarci per una sosta tattica in un altro angolo di questo atollo, importunati purtroppo da un bell'acquazzone che per un'ora ci a tolto la visibilità, costringendoci a proseguire con tutti gli occhi fuori dalla testa e l'armatrice di vedetta sulla prima crocetta. Per fortuna tutto è andato bene, e speriamo che l'acquazzone sia stato solo un intermezzo fra la luna crescente e quella calante e non costituisca un precedente per i prossimi 15 giorni; si, perché fra ieri ed oggi è stata luna piena, ed il primo giorno di luna calante o crescente potrebbero anticipare la situazione metereologica dei 14 giorni seguenti…
Anche questo ancoraggio è spettacolare, con colori che mi sono affrettato a fotografare, e più tardi scendendo a terra scopriamo che il sito è usato come cimitero forse da un villaggio poi abbandonato, perchè abbiamo trovato tracce di tombe e lapidi dell'altro secolo. Un tramonto da cartolina corona questa bella giornata, e domani proseguiremo lungo costa per il rendez vous con Zoomax.

Frittata di patate: dose x 4 persone 5 uova -1 bella patata -1 cipolla - olio olio exv - latte. Tagliare le patate a fettine e farle rosolare in una teglia dove avevamo soffritto la cipolla, il tutto per mezza cottura. Sbattere le uova in una terrina capiente con mezzo bicchiere di latte, salare e quindi aggiungere le patate a mezza cottura. Lasciare riposare il tutto per mezz'ora almeno, in modo che assorbano l'uovo sbattuto, assaggiare ed eventualmente aggiungere sale o pepe (io preferisco peperoncino fresco). Procedere quindi con la cottura della frittata, girandola a metà cottura, con una bella teglia antiaderente ben unta, con l'accortezza di cucinarla bene senza farla attaccare.