Mario Fabris: "Verso il Pacifico 10 - Isole Marchesi"

Martedì 21/5
Hiva Ora

La sosta a Fatu Hiva è durata più del previsto, con la scusa di aspettare Leopoldo che arriva stanotte, e così martedì è trascorso in rada a cazzeggiare. Abbiamo fatto visita ad un'altra barca di italiani appena arrivati con un "cigalle", bellissimo cutter in alluminio , abbiamo barattato con Jaques 2 bottiglie di rhum con 2 polli e due frutti dell'albero del pane, siamo scesi a terra sperando di trovare uova e verdura, ma inutilmente. All'ufficio postale speravamo di trovare le ricariche telefoniche ma senza soldi polinesiani non è possibile fare acquisti, per cui ...tutto rimandato alla prossima isola, la capitale delle Marchesi, dove c'è tutto, anche l'ospedale.

Abbiamo incontrato l'equipaggio di una barca spagnola formato da tre ragazzi giovani che si sono presi un anno di vacanza dopo l'università per andare in Australia: l'entusiasmo che comunicavano e l'energia che sprizzavano era elettrizzante, ed è stato un piacere fare quattro chiacchiere con loro; ci avevano già visto in altri tre porti, ma non c'era stata occasione di incontrarci, e così stiamo piano piano si sta ricostruendo la "carovana" che da Panama ha fatto la traversata per andare in Polinesia e Australia.
Tutto il giorno è stata contraddistinto da acquazzoni violenti, le nubi basse in questo caso caratterizzano il panorama, e solo a sprazzi il sole ha ridato vita ai colori dell'isola, regalandoci tavolozze pastellate che solo a queste latitudini troviamo.
Abbiamo 11.5 ore di differenza di fuso con l'Italia, e telefonare diventa un po' un problema, con il rischio di svegliare qualcuno nel cuore della notte o di essere svegliati, come mi è già capitato 2 volte.
Ora che non c'è più il "pathos" della traversata, la vita di bordo riprende un tram tram non sempre eclatante: mentre in navigazione tutto ha una logica, e si accettano senza problemi i condizionamenti dati dai turni, in rada le cose cambiano, e dobbiamo fare i conti con la promiscuità che non sempre si accetta, con le abitudini alimentari di chi detiene "le chiavi" della cucina, e con la scusa che non c'è verdura fresca tornano prepotentemente in tavola la pasta, la pizza, le patate, e non è mancato il famoso pasticcio, oltre a "turbare" il minestrone aggiungendovi la pasta (pure in quello). Volete sapere l'ultima: stasera è stata scoperta dimenticata in frigorifero una delle cacciottine fresche "primo fiore" che avevamo comperato a Isabela.... poteva essere una pasta in meno...

Mercoledì mattina, ore 7, prima di salpare per Hiva Ora.
Piove, praticamente da tre giorni, l'acqua del mare è diventata marron, e mi ritrovo come 10 anni fa a Raiatea (polinesia) quando stemmo due settimane praticamente chiusi in barca ad aspettare che smettesse. Non c'è nulla da fare, nulla, solo aspettare. Non è facile abituarsi a queste situazioni, senza divenire preda di se stessi, perché in queste condizioni emergono tutti i lati del nostro carattere (del nostro essere) che normalmente rimangono assopiti. Solo una forte capacità di autocontrollo, di introspezione, di analisi, di oggettiva valutazione consentono di affrontare e superare periodi così. In effetti uso la parola periodi perché oltre i tre giorni di condizionamento esterno noi cambiamo, non siamo più quelli di prima, sia nei rapporti con gli altri che con noi stessi.
Solo una buona dose di autocontrollo, disciplina, capacità di oggettivare le situazioni consentono di essere noi stessi, e gestire ogni situazione durante questi periodi.

Mercoledì 22/5 ore 18, appena arrivati a Hiva Ora
Abbiamo dato fondo dentro al porto, con un'ancora anche di poppa per non ruotare : non c'è molto posto... è stata una navigazione tutta sotto la pioggia scrosciante, ma per fortuna all'arrivo ha smesso, almeno così non ci siamo bagnati. Alla partenza invece....non vi dico...sono rimasto in costume, almeno acqua per acqua....poi mi sono asciugato, cambiato, e sono montato di guardia...fino all'arrivo... Ho appena testato la connessione internet e sembra che funzioni....vedremo se sarà vero.

Venerdi 24/5 sera Non era vero... le connessioni interne sono lentissime, a pagamento, saltano continuamente non sono affidabili, quindi nulla da fare; questa è la situazione alle Marchesi, e come se non bastasse in paese non c'è alcun internet caffè ne postazione a pagamento che consenta un collegamento affidabile, e pertanto dovrà fare a meno di qualsiasi spedizione voluminosa. Volevo spedire le fotografie che avevo preparato, ma dovrà accontentarmi di inviarvi le news con la radio di bordo.
Veniamo a noi... Ieri mattina sono sceso subito a terra sotto una pioggia scrosciante per andare in paese a fare alcune commissioni: dovevo farmi delle analisi in ospedale, ma ho subito scoperto che è una pia illusione: ogni campione di sangue sarebbe stato inviato a Papete e prima di una settimana non si sarebbe potuto avere l'esito dell'esame, per cui... tutto rimandato alla prossima occasione buona, che non so ancora dove sarà . Poi ho cambiato un po' di soldi (1€=110 franchi polinesiani), ho visto dove sono i supermercati, l'unico bar/trattoria del paese, l'ufficio postale (unico posto dove vendono le carte telefoniche), e con il tassista l'argomento principale è stato Paul Gauguin, menre Jacques Brel è ignorato. Sembra che l'isola sia frequentata dai turisti solo per andare al museo e alla sua tomba, e che il governo francese non faccia nulla per favorire lo sviluppo dei servizi turistici per i naviganti che vi arrivano dopo la traversata del Pacifico, che invece sono la fonte principale del movimento economico. Mediamente ci sono 30 barche alla fonda, ognuna si ferma dai 3 ai 6 giorni, e solo per rifare cambusa vengono spese centinaia di € ; noi per esempio ne abbiamo spesi un migliaio, oltre a 300 di gasolio (e che per fortuna ne abbiamo consumato solo 200 litri... 2 ore al gg per il generatore e una decina di ore di motore). Infatti anche parlando con altri operatori del posto la lamentela è stata uguale: tutti i soldi che arrivano dalla Francia rimangono a Papete, e qui arrivano solo gli spiccioli, quindi niente internet, niente ristoranti, niente servizi turistici, niente assistenza ospedaliera di qualità, niente marina per il diporto. Per fortuna c'è un molo ben protetto, dove arrivano alcune navi per garantire i collegamenti con Papete. Ieri ce n'erano due, ed in poche ore hanno scaricato tutto il carico per Hiva Ora, e ritorneranno fra circa un mese. La sera sono arrivati Rosaio e Leopoldo, cui abbiamo fatto assistenza per la posa dell'ancora a poppa, sotto una pioggia scrosciante e al buio, ma avevano bisogno di aiuto, e non lo si poteva negare... Ho così conosciuto Leopoldo il solitario, veneziano, amico anche di Carlo Venco, che teneva la barca a Monfalcone, un Gran Soleil 48...
Oggi infine siamo stati tutto il giorno a terra, anche se lasciare la barca è sempre un traffico: c'è sempre un'altra cosa da fare, e nonostante ci si programmi per tempo, non riusciamo a sbarcare prima delle 9, quindi tutta la giornata parte a rilento; in paese i negozi aprono alle 7, il mercato chiude alle 11, e logicamente chi tardi arriva male alloggia; non abbiamo trovato più niente e quindi...santo supermercato, dove i prezzi sono più cari che da noi anche del 30%, a parte gli alcolici che lo sono anche il 300%: una bottiglia di Gin Gordon 60 €...

Anche la parentesi culturale ha avuto la sua attenzione, con al visita al museo di Paul Gauguin (nulla di particolarmente unico) e al cimitero in cima ad una collina, da dove si domina il mare, dove lui è sepolto vicino a Jacques Brel: due semplici tombe, due belle lapidi, un pensiero che vi riporto: Passant, homme de voiles, homme d'etoilles, ce troubadour enchanta nos vies de la mer du nord aux Marquises. Le poete, du bleu de son eternità, te remercie de ton passage.
Domani gita in macchina intorno all'isola, armati di macchina fotografica e tanta curiosità da appagare, sperando che non piova.

26 maggio
Hiva Ora

Sabato. Anche in questa seconda tappa delle Marchesi ho avuto la possibilità di visitare l'isola. Siamo partiti di buon'ora e a bordo di un 4x4 guidato dal marito di Mary Jo, la signora che ha il monopolio locale dei taxi, delle gite guidate e della lavanderia, con meta principale il sito archeologico più importante delle Marchesi dove avremmo potuto ammirare i Tiki, grandi statue che testimoniano e rappresentano la tradizione polinesiana degli abitanti delle isole e dei loro antenati.
Le strade all'interno sono mediamente buone, alcune cementate altre sterrate, e si snodano in mezzo ai boschi o sui crinali a picco sul mare, dai quali si scende nelle baie sulle cui rive sorgono i villaggi.
Vegetazione molto fitta, con tutte le varianti di piante possibili, perfino il teck, e sopra i 1000 metri hanno piantato anche i pini, importandoli dall'america.
Anche qui, come nelle precedenti isole, le piante da frutto abbondano, sia nei giardino di tutte le abitazioni che nei boschi, dove costituiscono cibo per capre, pecore, maiali, galli e galline (quasi tutto selvatico e libero di essere cacciato), ed uccelli di ogni tipo: ho notato una quantità abnorme di tortorelle, chissà perché proprio questa specie...
Sparse nell'isola ci sono molte fattorie, dove abbiamo visto mucche e cavalli, quest'ultimi vengono affittati ai turisti per le visite all'interno dell'isola "fuori pista". Siamo ripetutamente saliti sopra gli 800 metri per scollinare le montagne al centro dell'isola e portarci prima nel versante a nord e poi ad est, dove ci sono gli insediamenti più interessanti. In una fattoria gestita da francesi, all'interno di una grande serra c'era la coltivazione della vaniglia, preziosissima spezia, in un'altra piantagioni di cocco per la produzione della farina di copra, sul tronco delle cui piante era visibile una alta cintura di latta (quindi scivolosa) per impedire ai topi di salire a mangiare i frutti (ricordate Moitessieur?) e nell'ultimo villaggio la gestione del sito archeologico affidata ad una famiglia privata.
Qui abbiamo pranzato gustando ottimi piatti locali: frutto del pane fritto (sembra patata un po' dolce), banana selvatica al forno, e banane cotte simil confettura. Poi pesce crudo marinato con carote, cipolle e latte di cocco, capra al forno e spezzatino di manzo con riso. Succo di pompelmo e caffè alla vaniglia, anche se l'equipaggio non sa mai rinunciare alla birra, che da sola costa più del prezzo del pranzo...
Due parole sul sito: è ben conservato, uno spiazzo in mezzo al bosco con terrazze sfalsate di pietra lavica dove si possono notare alcune pietre dove i giovani promessi al matrimonio dovevano tatuarsi prima della cerimonia, e le statue ad altezza d'uomo volte a Sud che dominano il sito dalla terrazza più alta. Tutto attorno piante da frutto, per fortuna c'era il sole, e l'atmosfera ravvivata dai colori dei cespugli fioriti conferivano all'ambiente un'atmosfera sacrale quasi mistica.
Anche qui il sabato e la domenica sono festivi, non che negli altri giorni la popolazione sia molto impegnata: a parte i servizi sociali, amministrativi e commerciali mancano attività industriali ed artigianali, per cui ci siamo ripetutamente chiesti come fa a vivere la popolazione locale.
È vero che l'isola sembra un paradiso terrestre, c'è di tutto per il sostentamento (e che qualità ...) e l'accumulo del reddito non sembra essere presente nella loro m mentalità corrente, ma i negozi sono frequentati, la gente compera, girano automobili (pick up) che costano (ma mancano motociclette e biciclette), e quindi i soldi da dove provengono? Forse sovvenzioni statali, sicuramente qualche forma di sussistenza da parte della Francia, tant'è che alle ultime elezioni il partito che proponeva l'indipendenza non ha raccolto particolari consensi.
La nostra guida oggi ci spiegava che finchè c'è la Francia che paga, tutti stanno bene, quindi perché cambiare?
Durante la gita siamo passati in mezzo a tre villaggi, tutti ordinati, le case lungo l'unica strada costellata di piante fiorite e colorate. In effetti il colore ravviva ogni insediamento abitato, e tutte le donne portano all'orecchio un fiore bianco profumato, lo stesso fiore simbolo della Polinesia con cui intrecciano anche le ghirlande.
In una baia, con mare un po' agitato ed onde alte, una canoa con bilancino doveva "atterrare", ed abbiamo assistito ad una provetta manovra da parte del conducente: si è messo con la canoa perpendicolare alle onde, ne ha atteso una alta, ha accelerato e serfando sulla cresta dell'onda ha spiaggiato sull'arenile, dove è stato aiutato a trascinarla a terra... Complimenti.

Lunedi 27 maggio
Hiva Ora

Domenica è sempre domenica, diceva una vecchia canzone, che qui alle Marchesi è più valida che mai. Tutto il paese, o quasi, si ritrova in chiesa alla messa delle 8: le persone sono vestite con l'abito della festa, le donne agghindate e con le corone di fiori in testa o il fiore bianco all'orecchio, durante la cerimonia risuonano i canti i lingua nativa, e l'atmosfera di pace e "festività " permea tutti.

C'è molta partecipazione, sapevo che i polinesiani in genere sono molto religiosi, e ne ho avuto la conferma anche qui. Sono momenti di aggregazione e all'uscita dalla messa tutti si ritrovano sul piazzale a chiacchierare, ed anch'io ho conosciuto il sacerdote con il quale ho fatto due parole. Il panettiere apre solo un'ora dopo la messa per distribuire il pane, dopodiché il paese si svuota, tutti tornano a casa oppure si ritrovano nei ristoranti dei due alberghi che organizzano il pranzo in occasione della festa del mare, che cadeva proprio ieri, 26 maggio...dalla mattina fino al pomeriggio: 40€ tutto compreso, piscina, colazione e pranzo, bibite comprese, e premio per la mamma con il miglior costume (non da bagno... ah ah ah).
Dal panettiere mi son comperato anch'io una baguette fresca, una coca e dei formaggini, e me ne sono andato a zonzo per il paese. Non pioveva, finalmente, e così sotto il sole ho potuto archiviarmi alcune immagini che non scorderò: in riva al mare c'era un ragazzino di 10 anni con il suo cavallo nero di un anno, al quale stava insegnando a non avere paura dell'acqua. Lo ha fatto scendere piano piano fra gli scogli, lo ha montato a pelo, e quando questi non ha più voluto avanzare nell'acqua è sceso, lo ha tirato per la cavezza e lo ha portato ad immergersi mezzo metro sopra al garretto, lo ha lavato, è ritornato sulla spiaggia e lo ha cavalcato sull'arenile.
Gli ho parlato, e mi ha raccontato che il suo è il più bel cavallo dell'isola, nato dalla cavalla di proprietà del fratello maggiore, e lo segue tutti i giorni, e non lo venderà mai... è suo...
Ho incontrato in riva al mare anche il primario dell'ospedale che con la moglie faceva il bagno: è arrivato a Hiva Ora da 3 mesi, viene dal nord della Francia, in Normandia, e fa un po' fatica ad abituarsi; lo credo, un passaggio non certo indolore, ma a volte il lavoro o il bisogno di lavorare ci portano in lidi lontani, che comunque ci consentono di vivere dimensioni diverse e acquisire una esperienza di vita che ci servirà sempre, in ogni situazione.

La mattinata si è poi trascinata lentamente, cercando un collegamento internet vicino alla posta, o alla polizia, o all'albergo, ma nulla, sembra una risorsa stellare, e prima che diventi patrimonio "sociale" credo passi ancora del tempo. E così sono costretto a rinunciare a spedire le foto agli amici, a collegarmi a skipe, e accontentarmi di una telefonata a casa a costi... stellari.

Tahuata
Lunedì sera.

Fatte le provviste di pane per tre giorni, in mattinata ci siamo diretti verso Tahuata, la terza isola programmata nel giro delle Marchesi. Si trova a poche miglia da Hiva Ora, per cui ce la siamo presa con calma ed abbiamo salpato le due ancore ( prua e poppa) senza particolari problemi: Angelo è rimasto sul dinghi con la cima dell'ancora di poppa, abbiamo salpato quella di prua, siamo ritornati a prendere Angelo che ci ha dato la cima a prua da passare sul salpa-ancora, abbiamo tirato a bordo prima il dinghi e poi l'ancora, e dopo aver separato la cima dalla catena e dall'ancora abbiamo riposto tutto nei gavoni di prua e siamo partiti. Siamo riusciti a schivare due acquazzoni per puro miracolo, e questo si è perpetrato perché siamo arrivati a destinazione poco dopo le 13 con un il sole. Ne avevamo bisogno dopo tanta umidità , e la vista di una baia protetta e profonda, la spiaggia di sabbia bianca con le palme sullo sfondo, l'acqua azzurra e trasparente dove una manta piccolina si intravedeva fra le onde, ci hanno "costretto" a tuffarci subito per prendere contatto con tanta bellezza. Con la maschera mi sono avventurato sotto costa, e finalmente ho visto un po' di pesce, bei ricci di mare con gli aghi lunghissimi, qualche corallo ma soprattutto un'acqua trasparente e pulita; credo che questa baia ci ospiterà qualche giorno, anche perché abbiamo la cambusa piena di verdura e frutta, molta raccolta durante le gite, che con piacere da alcuni giorni mangiamo a tutte le ore: anche oggi sia a pranzo che a cena ho evitato la pasta...magno cum gaudio...
Sabato durante la gita ho raccolto un sacchetto di peperoncini freschi, e la sera a bordo dopo averli tritati li ho messi in un vasetto e coperti di olio: stasera con il minestrone hanno già riscosso i primi consensi, perchè il peperoncino fresco così trattato lascia in bocca un sapore unico, e ve lo raccomando, ora che in Italia arriva l'estate.
È notte, Franco ed Angelo dormono in coperta: c'è la luna calante ed il cielo è pieno di stelle. Era dalla traversata che non avevo più visto una stellata così, e prima di scendere in cuccetta a scrivere, (devo approfittarne quando sento che il comandante attacca il generatore), mi ero sdraiato a prua per farmi una dose di polvere di stelle a poco prezzo. Fra un po' quando avrò finito di scrivere tornerò fuori, non voglio perdermi un saluto alla croce del sud ed un pensiero alla polare che si può immaginare sotto l'orizzonte, sul prolungamento del lato del carro... È bello essere qui, e forse la lontananza dai nostri lidi e la difficoltà per raggiungere l'oltreoceano (Pacifico) rende ancor più unici questi momenti, anche se siamo purtroppo spesso soli ad immergerci in questi paradisi. Peccato.
Rimarranno i ricordi dentro di me e tante immagini catturate da far vedere agli amici e tanti spunti per chiacchierare in pozzetto.

Giovedì 30maggio
Hiva Ora

Siamo ritornati in porto ad Hiva Ora per una sosta tattica: dobbiamo fare provviste per alcuni giorni perchè ci trasferiamo prima in una baia ad Hanamenu, a nord di Hiva Ora, e poi navigheremo verso Nuku Iva. Neanche a parlarne di internet, per cui rimanderò ogni speranza di collegamento alla prossima tappa.
Che bella l'isola di Tatuata: un nome una garanzia; avevo letto che avremmo trovato le spiagge più belle della Marchesi, ed effettivamente è stato così. Prima la sosta ad Hanamoenoa, baia incantevole con una spiaggia dove le palme arrivavano fino al mare, acqua trasparente e finalmente il piacere di rivedere un po' di vita sotto il pelo .dell'acqua, pesci di tutte le dimensioni, un grosso polipo, ed anche la comparsa del corallo e dei ricci dai lunghissimi aghi. Non vi nascondo che il piacere di nuotare in queste acque è appagante, anche se un po' impegnativo per la corrente e per il respiro dell'oceano, che anche con mare calmo si fa sentire facendo alzare ed abbassare l'acqua di oltre mezzo metro, per cui rimanere fermi a guardare in profondità attaccati ad una parete è quasi impossibile. Ieri era in programma una visita ad altre due baie e ad un villaggio, e alle 8 eravamo già in movimento: qui fa chiaro prima delle 6, tutti sono in piedi ben prima delle 7 e neanche volerlo si può rimanere in cuccetta, tant'è che alle 7.30 il caffè è già un ricordo. La giornata soleggiata ci ha messo subito di buon umore, anche per merito del panorama che appariva man mano che procedevamo lungo la costa con verdi crinali che scendevano dalle montagne, tanto che sembrava di essere nelle nostre montagne della Val Gardena. Ad un certo punto dietro ad un capo sono rimasto a bocca aperta per due motivi: alla fonda c'era un Cigalle francese da 18 m, bellissimo, aggressivo, scalpitante, armato a cutter, nero e grigio (ormai stanno quasi facendo concorrenza all'Amel per la ripetuta presenza in questo tratto di oceano); poi è apparso il villaggio di Vaithau, da favola, con una chiesa in primo piano il cui campanile poteva far invidia ad una chiesa gotica, una fila di casette colorate, un campo di calcio con le tribune, una scuola, un molo d'attracco che invogliava a scendere a terra, il tutto con lo sfondo di una piantagione di palme per la copra che si perdeva in lontananza sui fianchi della valle. Un piacere per gli occhi e per lo spirito, e la soddisfazione di riscontrare che le Marchesi offrono continue sorprese.
Abbiamo visitato il villaggio, la scuola, la chiesa un piccolo negozio e la mostra dell'artigianato locale, con monili ricavati da ossa di balena, di pesce spada (spadone) e di corna di cinghiale, e anche le perle nere, caratteristica della Polinesia. Gli abitanti sono gentilissimi, e ci hanno invitato a prendere tutta la frutta che volevamo, ed anche ad andare a caccia, perché sulle montagne (come ho già scritto) c'è di tutto e la caccia è libera; pensate poi che nel prato di una casa stavano giocando a biliardo su un tavolo regolare..altro che fuori dal mondo. Ho anche saputo che sparse nell'isola ci sono anche le vacche allo stato brado: immaginatevi una battuta di caccia dalla quale si torna con una bestia da 500 Kg squartata a pezzi.
Abbiamo poi proseguito verso le altre due baie di Hanatefau e Hapatoni con i suggerimenti di un ragazzo che ha voluto imbarcarsi con noi per un paio d'ore, e ci ha portato in vicinanza di una grotta dove i delfini vanno a partorire. Lo spettacolo che la natura offre ai nostri occhi è superlativo, ed è difficile spiegarlo, forse lo potranno fare le foto che ho scattato, perché è tutto un susseguirsi di boschi che arrivano sul mare, con i cocchi che spuntano ovunque, alberi di lime, di spiagge incontaminate, con villaggi le cui stradine sterrate sono delimitate da piante e fiori, alberi da frutta che spuntano ovunque, gli abitanti che ti dicono che puoi prendere ciò che vuoi, .beh, che volete che voi dica, sono rimasto senza parole....da scrivere. Ultima nota di colore che vi racconto: all'andata ci ha fatto compagnia per mezzo miglio un branco di delfini, al ritorno poco prima di dar fondo all'ancora una manta con apertura alare di oltre 2 metri ha nuotato pigramente per farsi notare quasi sotto la nostra prua, ed alla fine un tramonto degno della tavolozza di Gauguin ha fatto da sfondo all'ultimo bagno della giornata.
Stiamo togliendoci la voglia di frutta fresca, pompelmi giganteschi e succosissimi, manghi, papaia, banane, cocchi e altri frutti che non conoscevo e che il comandante ogni giorno porta a bordo, e tutto gratis, ci manca solo andare a caccia. Siamo invece prudenti sul pesce, perché il rischio della cicutera è alto, e non vogliamo correre rischi, per cui aspettiamo..le aragoste.che prima o poi dovremmo trovare.
Stasera siamo nella baia di Hanamenu, stretta in fondo ad un a valle con montagne molto alte, peccato che la pioggia oggi ci abbia disturbato e di conseguenza contaminato il mare facendolo diventare fangoso; dovendo rimanere chiusi in barca i cuochi si sono dati da fare, ed Angelo ci ha deliziato con una crostata alla banana accompagnata da un coctail a base di Ron, cocco fresco e banana... Alla prossima.