ABBIGLIAMENTO____________________cap. 2

di Francesco Cannarsa


I Tessuti

Introduzione ai tessuti impiegati nell'abbigliamento per lo sport.

Nell'analisi dei tessuti idonei ad impiego in ambiente marino, dobbiamo imporci una regola di critica che deve necessariamente accompagnarci per il resto del cammino conoscitivo:
Il costo non è l'unico indice di bontà di un prodotto come non lo è la pubblicità che si fa a quel prodotto. Un costo può apparire esagerato come valore assoluto, scomparendo se relazionato all'efficacia dell'oggetto acquistato, al suo rendimento, alla durata nel tempo o alla semplice soddisfazione delle nostre necessità. Visto che parliamo del nostro benessere, forse vale la pena accettare con maggior attenzione le proposte del mercato, senza rifiutare a priori il costo apparente dell'articolo.

In ambiente salino lo stress del tessuto utilizzato è notevolmente maggiore di quello del tessuto utilizzato in altri ambienti, come ad esempio quello montano.
Per quanto il freddo possa essere causa di deterioramento, infatti, il sale che cristallizza ha un effetto abrasivo che riduce in breve tempo la vita del prodotto. È uno dei motivi per cui si raccomanda di conservare le mute in neoprene bagnate quando queste non si possono risciacquare in acqua dolce.
Il sale, in combinazione con i raggi ultravioletti, irrigidisce molti materiali alterandone le caratteristiche fisiche (le scotte, ad esempio, o le vele), cosa che non succede con il freddo in caso di neve.
Il sale imporrisce la gomma, che si secca e spacca; è il caso del lattice delle cerate stagne, delle pinne e maschere subacquee, dei gommoni.

Un'altra prerogativa dello sport bagnato in ambiente salino è riferita al fatto che ci si asciuga difficilmente. Il sale, infatti, cristallizza col sole o generalmente col caldo-secco, ma in caso di umidità torna a sciogliersi impregnando i tessuti; è la situazione tipica dei micro climi caldo-umidi generati dalle cerate al loro interno, ma anche dell'interno delle nostre barche.
Moitessier aveva lo straccio sporco di acqua di mare che fungeva da stazione meterologica, mentre un detto afferma che chi viene bagnato dall'acqua di mare non si asciuga più.
Insomma, il salino è il vero nemico dello sport bagnato.
A questo scopo, la progettazione e la realizzazione di capi in uso all'ambiente marino deve necessariamente essere diversa da quelli per uso in montagna.

Altra problematica è data dal fatto che bagnarsi in mare vuol dire avere un livello di comfort scadente, perché si bagnerà, a sua volta, tutto ciò con cui si viene in contatto; da qui la necessità di ridurre al minimo il bagnato.

Due mondi sono molto simili, il mare e la montagna; per le condizioni estreme, ma anche per gli estremismi cui si trovano di fronte i frequentatori di tali mondi. Precedentemente si è detto che alcuni capi sono complementari ed utilizzabili nei due estremi, altri no; Infatti, il gore tex, nato per gli alpinisti, è stato sviluppato per l'uso in mare a causa delle particolarità dell'ambiente marino, mentre un pile è un pile e una termica è una termica a prescindere dall'ambiente in cui essi vengono utilizzati.
Parleremo di finissaggio del capo, ciò di quei prodotti che vengono aggiunti al filato per accrescere determinate caratteristiche del prodotto finale, ma la sostanza resta simile.
In pratica, i capi coinvolti devono corrispondere agli stessi requisiti, anche se in ambienti diversi.
Parlare di mare e montagna vorrebbe delle diversificazioni dovute al tipo di attività svolta; una regata, una gara di sci, una sciata in pista, stanno tra loro come la crociera d'altura e lo sci alpinismo o la roccia. I riferimenti alla "base di partenza o arrivo" sono diversi. Il corredo dei primi sarà certamente Hi-Tech, di uso veloce per via della veloce conclusione del gesto atletico o sportivo, mentre quello dei secondi sarà necessariamente leggero, funzionale, modulare, pratico, resistente ecc. per via della durata ben più lunga dell'azione.

Questo secondo modello non è necessariamente o almeno, non è sempre, identificabile con il primo; la definizione di Hi- tech (altra parola molto in voga con cui molti produttori oggi continuano a sciacquarsi la bocca), spesso non coincide con i requisiti di cui al secondo modello.

Prima di avviarci alla valutazione dei tessuti impiegabili o ideali per l'impiego in ambiente marino, è necessario fare una seconda considerazione direttamente successiva a quella di apertura.
La popolarizzazione della nautica, intesa come allargamento della fascia di fruitori, e come impoverimento dei concetti di scelta di un dato articolo, ha fatto si che per primo ne risentisse il vestiario tecnico. È impensabile ricondurre il nostro equipaggiamento ad un solo completo, così come è impensabile allargare l'utilizzo di un capo tecnico alla vita di tutti i giorni.
Una cerata non può e non deve essere pensata per un utilizzo in città, o in moto, o in montagna. Chi vende un prodotto con questo scopo, che fa del fashion sui capi tecnici, che scimmiotta una cerata rendendola un capo Hi-tech per la città, perde l'obiettivo principale di tutta questa storia: la protezione. Chi va in giro con una cerata oceanica sul motorino potrebbe essere solo ridicolo, ma chi va in barca con il giubbetto da città tanto sail, può ledere sensibilmente alla sua sicurezza. La continua ricerca della compressione dei costi a vantaggio dei grandi numeri ha indotto aziende che producevano un ottimo abbigliamento tecnico ed un ottimo vestiario da città a confondere il due segmenti impoverendoli entrambi.
Il giubbotto da città deve restare tale e la cerata oceanica non serve per andare in ufficio.
Non acquistiamo il cartografico per girare la città. O almeno non ancora e comunque non utilizzeremo lo strumento nautico sulle nostre automobili.

È a questo punto che le vite commerciali di ottime Aziende si separano prendendo strade differenti. Personalmente mi sentirei di criticare molti produttori di abbigliamento nautico, tecnico e non, per le errate informazioni che diffondono ed per le false necessità che generano, ma sarebbe una lotta impari e senza fine; in fondo, al consumatore, soprattutto al consumatore italiano, piace essere distolto da una verità se vogliamo, inutile.

Una cerata è concepita per un uso veloce, intenso, prolungato, sedentario, dinamico, bagnato (prodiere) statico (timoniere) ecc. Ad esempio il collo di una cerata risponde a precisi requisiti di barriera al vento/acqua che sulla moto sono totalmente diversi. La stessa chiusura del collo di una cerata ha la sua efficacia solo e soltanto in quella posizione. Può essere usata per lo sci, ma non per la moto, dove la postura è diversa. Di contro, un giubbotto con la zip avrà un taglio, un collo, una chiusura che certamente non potranno soddisfare l'impiego in barca a meno di non essere stato studiato con quell'intento. Di fatto, la confusione esistente sui mercati è alimentata da tutte queste evidenze.

Tornando alla funzione dell'abbigliamento tecnico da vela, abbiamo visto come possiamo realizzare quattro raggruppamenti del materiale necessario al nostro comfort:

  1. La cerata, che provvede all'isolamento dall'esterno;
  2. I capi calore e barriera agli agenti esterni;
  3. I capi calore;
  4. Gli accessori e gli accessori di sicurezza.
Generalmente sui cataloghi il percorso esplicativo nasce dalle cerate super extra tecniche esagerate; è normale, solleticano la fantasia del velista medio e fanno numeri.
Noi seguiremo un altro ordine, basato sull'importanza del realizzare un micro clima, all'interno della nostra cerata, che sia il migliore possibile.
Ovviamente, diamo per scontata l'esistenza nel corredo di una buona cerata che comunque vedremo i seguito.

Francesco Cannarsa

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