Solo 50kg... di Marcello accaro

"Marcello, non è proprio il caso che tu esca in barca a vela. Vestiti e tutto non superi i 50 Kg e Antonello è anche più leggero di te e poi avete appena 13 anni e non potete uscire da soli".
"Scusa papà ma in fin dei conti non andiamo lontano, siamo sempre intorno ai ridossi."
"Non discutere e obbedisci. A La Maddalena il vento sale in un attimo e voi due siete due zizì."

Che fare allora?

Semplice: nella sezione velica (della Marina Militare) non facciamo altro che imboscare un cambio "velico" e così tutti contenti: occhio non vede, cuore non duole. Ore 14.30 abbiamo appena finito di armare il "nostro" FJ, un vecchissimo Alpa in legno in condizioni così pietose che mancava lo stick; la deriva si apriva alla "vecchio scarpone"; mancavano grilli e moschettoni qua e là; le fasce erano fatte con cime da ormeggio che nella migliore ipotesi ti tagliavano i piedi e le vele... be', lasciamo stare. Alle 14.30, dicevo, barca armata per uscire quando si scatena un temporale che proprio non faceva.
"Antonello, direi di disarmare, tra poco più di un'ora ho anche lezione di inglese" Inutile ripetere cosa ha ribattuto il mio timoniere, resta il fatto che, impavidi, abbiamo mollato gli ormeggi e, spinti dalla forza .... dell'acqua ci siamo allontanati, inseguiti dalle urla minacciose del nostromo del rimorchiatore.
Passata la pioggia si alzò un bel vento. Finalmente.
Tutto come al solito: virate all'ultimo secondo con carezza alle gomme della banchina commerciale e con le non proprio decenti rimostranze del pescatore di turno; sirena del traghetto a cui tagliavamo la rotta per planare sulla prima onda; etc.
Arriva il momento di rientrare.
Il vento però era ulteriormente salito e il rientro ci vedeva costretti ad una bolina molto stretta. Me lo ricordo ancora come fosse ieri: avremo fatto almeno una cinquantina di virate allo spasimo, sempre con le secche ad un pelo, per poi ricuperare appena due metri di strada.... la barca sempre al limite della scuffia e, porca miseria, mai che restasse un attimo dritta.
La paura di non farcela, il freddo, gli schizzi continui e le raffiche che non lasciavano un momento di tregua; continuamente dentro e fuori, dentro e fuori, con la paura di fare un bagno tutt'altro che turco. Oltretutto nei tempi mitici (più di vent'anni fa) non avevamo certo l'abbigliamento tecnologico attuale. Io stavo fuori il più possibile con le mani "cancarate" (termine maddalenino per certi versi onomatopeico) e Antonello... rideva come uno scemo. Sembrava al rodeo e di tanto in tanto prendeva delle belle scivolate che lo scaraventavano in fondo alla barca con la conseguente straorza e un mio non proprio salutare bidet.
Un diavolo scatenato. Più la situazione si faceva precaria e più lui si gasava. Alla fine riuscimmo a scapolare anche l'ultima secca dell'Isola Chiesa e ad entrare in acque ridossate. Giusto per gradire, quando stavo finalmente contando le ferite, lui non pago che fa: colpo di timone e scuffiata sopravvento davanti allo scalo di alaggio.
"Tanto eravamo già bagnati e poi dovevamo comunque lavare le vele". Anche se a La Maddalena, il bagno a marzo... Comunque ci siamo presi un bello spaghetto; che abbia in fondo ragione mio padre dicendo che 50 kg a volte sono proprio pochi.

Ma volete mettere...