IL SIG. SUIGENERIS
di Nunzio Platania




Era un uomo qualunque. Scrupoloso e pignolo nell’ osservare le regole, pagava le tasse, rispettava con formale ossequiosità il suo prossimo, vestiva correttamente, leggeva i quotidiani seri, guardava la Tv con il dovuto distacco, ammogliato senza prole.
Era quindi un po' noiosetto e aveva due soli difetti: il primo era che vivendo in quel suo mondo in cui ogni cosa aveva la sua collocazione preordinata, in esso non c’era assolutamente posto per gli sgarri, le angherie, i raggiri, i soprusi. Essendo il suo vivere perennemente teso al costante rispetto per ciò che è dovuto, egli era assolutamente incapace di concepire anche la sola idea dell’inganno, della frode, del fine nascosto, impossibilitato anche solo ad ammettere una giustificazione seppur minima alle prepotenze, ai contrattempi, alle promesse mancate e via dicendo.
Pur non essendo affatto uno sprovveduto, questo suo propensione al giusto e all’ordinato lo esponeva talvolta a situazioni che lui non sapeva gestire e qui appariva il secondo dei suoi difetti : una violenta e incontrastabile sete di vendetta sorgeva dalle sue viscere e dilagava nei suoi pensieri , per cui ogni qualvolta succedeva che le cose non andavano dove la natura aveva stabilito che andassero, in lui scattava la molla del vendicatore, di colui cioè che deve rimettere a posto la bilancia delle cose fuori posto.

Faceva il capo commesso in un lussuoso negozio di abbigliamento dove era molto stimato e dove godeva della fama di essere inossidabile ad ogni provocazione della clientela.
Egli si rendeva conto che questa fama costituiva una pericolosa contraddizione e che il suo avvertire le anomalie delle cose urtava terribilmente contro il suo aspetto inappuntabile e controllato e quindi aveva da tempo imparato a tenere accuratamente celato quel suo sentire violento e iroso. Per questo teneva tutti questi sentimenti negativi ben stretti sotto il panciotto con cui andava ogni giorno sobriamente vestito.
Gli accadde un giorno di incontrare un vecchio suo amico, diciamo piuttosto un conoscente forzatamente frequentato durante il lontano periodo scolastico, giacchè, parlando del sig. Suigeneris, di amicizia vera egli non aveva mai avuto una apprezzabile esperienza.
Era costui un estroverso, burlone, millantatore, sciupatore, scriteriato che fin dai tempi della loro frequentazione scolastica aveva manifestato tali qualità a chiunque gli fosse passato a tiro.
Adesso quasi quarantenne aveva messo su una modestissima attività commerciale, in pratica faceva il sensale nella compravendita di immobili; lavoro per cui era veramente tagliato considerando la sua notevole capacità a convincere e naturalmente da bravo sregolato impenitente lavorava anche in nero.
Insomma l’antitesi del sig. Suigeneris, punto per punto.
Si può dunque capire l’antipatia che da sempre suscitava nel medesimo; per cui incontrarlo quel giorno non fù proprio una bella sorpresa.
Comunque la sua imperturbabilità come al solito ebbe la meglio e quindi apparenti amichevoli convenevoli ebbero luogo, anche se con un tocco di formalità e imbarazzo come si addice a gente che non ha molto a che spartire.
Stavano per accomiatarsi quando repentinamente l’amico, cambiando tono, molla una sonora pacca sulle spalle di Suigeneris (gesto che lo riportò istantaneamente alle note sue maniere nella vita) e ammiccando furbescamente se ne esce con una di quelle frasi fuori luogo che di solito mandavano in bestia il nostro:
-“ Te la ricordi Marisa, la biondina tutta casa e chiesa che stava al secondo banco?”
E ad un vago cenno di interesse, che celava il meno vago sentimento di disappunto del sig.Suigeneris, continuò:
-” L’ho incontrata per caso qualche tempo fa. Ora è una bellissima donna, fa l’imprenditrice; te lo potevi immaginare quella timidona di un tempo che un giorno avrebbe venduto addirittura delle barche? Ha un grosso negozio proprio quà vicino. Perchè non andiamo a farle una visita?”
Suigeneris borbottò qualcosa un poco contrariato, poi un cenno di curiosità ebbe la meglio sulla sua riluttanza e finì col seguire l’amico.
Entrarono poco dopo in un ampio salone, più che un negozio assomigliava ad un esclusivo yachting club: pareti adorne di stampe di velieri d’epoca, enormi quadri con ogni varietà di nodi marinareschi, coppe, trofei e ogni ben di dio di attrezzature nautiche.
La splendida donna che si avvicinò al loro apparire non aveva nulla di riconducibile a quella insulsa fanciulla conosciuta alle medie; curatissima, spigliatissima, sembrava attenderli già, tanta era la naturalezza con la quale li accolse.
Dopo pochi minuti, rievocati i labili ricordi che avevano in comune, sembrò che non ci fosse più nulla da dirsi e il sig. Suigeneris, per vincere il suo imbarazzo, accennò, per sua disgrazia, ad un suo interesse per gli oggetti e gli arredi che lo circondavano.
- “Fai vela, tu ?” - chiese con soave nonchalance la ritrovata Marisa.
Suigeneris, colto di sorpresa, indubbiamente frastornato da quegli avvenimenti inconsueti, si lasciò scappare un funesto: “Si, un poco, una volta...mi piaceva”.
A che la conturbante imprenditrice fece la sua comparsa sulla scena e con fare ammaliante cominciò a sciorinare le fantastiche occasioni per l’acquisto di imbarcazioni di ogni sorta che solo una importatrice diretta come la sua azienda poteva offrire.
Sempre più confusamente, e senza capirne i passaggi, il nostro Suigeneris viene lentamente trasformato, senza suo consenso, in un facoltoso signore che è entrato di sua iniziativa in un fornitissimo negozio per trattare l’acquisto di una certamente prestigiosa imbarcazione.
Sotto i suoi occhi passò una serie di dèpliants con bellissime immagini di barche, di interni decorati con lo stesso gusto ed eleganza da lui ammirata nel negozio.
- “Vedi questa: è proprio quella che fa per te; è costruita artigianalmente da un antico cantiere che lavora il legno da oltre cento anni. E’ favolosa, costruita con la maestria che viene da una antica sapienza. Ormai solo un vero intenditore può veramente apprezzare simili gioielli.”
Suigeneris, intenditore non lo era affatto e quell’essere stato trasformato in qualcuno che non era, cominciava ad irritarlo fortemente, gli sapeva di presa in giro; ma il suo controllato temperamento gli impediva di obiettare alcunchè, sicchè si limitava ad annuire con una apparente compiacenza.
L’amico nel frattempo aveva assunto il suo consueto abito di collaudato venditore e non senza una certa competenza anche sul genere merceologico che era in causa, forniva una sua pacata consulenza tecnico-giuridica su un possibile acquisto che, senza dibattimento alcuno, si dava per scontato.
A proposito di sconto, fioccavano pure abbondanti allusioni al fatto che sui prezzi di listino era scontato che si tenesse conto di uno sconto, come si conviene tra amici dalla ritrovata amicizia.
Insomma, con la stessa pacata nonchalance che vige in questi ovvi e scontati scambi di favori tra amici, al sig.Suigeneris capitò di rigirarsi tra le mani un misteriosissimo documento intitolato “Preliminare di vendita” di quello che a lui sembrava un lussuosissimo panfilo che doveva, grosso modo, corrispondere alla nobilissima cifra corrispondente a quanto guadagnava lui in dieci anni.
Sorriso accattivante di Marisa. -”E’ veramente un affare che fai, riservato a veri amici”.
Dalle tasche dell’amico spunta una preziosissima penna firmata e dalla bocca del medesimo, con lieve sussurrìo:
-”Una firmetta quà...e quà!”
Praticamente ipnotizzato da quella fallace leggerezza del fare che ormai l’aveva completamente soggiogato, Suigeneris scarabocchia il suo nome senza riuscire a spiccicare verbo, per poi vedere il foglio della sua prossima rovina sparire lestamente in un cassetto che gli parve una bara.
Dopodicchè accompagnato da pacche e ammiccamenti viene amichevolmente condotto alla porta con un ultimo surrealistico: “Vedrai tra un mese quando avrai la barca che hai sempre sognato...sarai veramente felice” - da parte di Marisa.
L’amico rimase inspiegabilmente dentro il lussuoso negozio.
Appena fuori, nella scombussolatissima mente del nostro cominciò a farsi strada l’evidenza di ciò che era veramente successo.
Ordinando, lentamente ma con metodo, le sequenze degli eventi che si erano susseguiti, arrivò alla lapalissiana conclusione che egli era stato vittima di un raggiro: l’incontro casuale con l’amico, la rievocazione di Marisa, la complicità nella vendita di un mai desiderato bene, tutto certamente programmato a dovere da quella coppia di furfanti che approfittando della sua proverbiale inappuntabilità, del suo non sapere fare torto a nessuno, della sua incapacità a cogliere la malizia nel comportamento altrui, avevano ordito quella che sicuramente si sarebbe presto rivelata una truffa bella e buona.
Sicuramente il foglio che aveva firmato conteneva qualche postilla in grado di metterlo nei guai.
Ma loro, gli imbroglioni, nulla sapevano di ciò che simili fatti erano in grado di scatenare nel suo animo. Fu a questo punto che il suo rancoroso vendicativismo si affacciò nei suoi pensieri con tutta la carica di livore che di solito restava incatenata dentro il panciotto.
Nei giorni seguenti Suigeneris passò in rassegna il repertorio delle possibili vendette, rivalse, punizioni che la sua mente sapeva partorire in tali rari frangenti.
Scartò per prima l’idea di rivolgersi ad un legale; sapeva per esperienza che una firma su un foglio di carta costituisce una prova inappellabile di una intenzionalità e difficilmente poteva provare che lui l’intenzione di acquistare una barca, e per giunta a vela, non l’aveva mai avuta.
Scartò pure l’insana idea di appiccare il fuoco nottetempo a quella lussuosa boutique, luogo dell’infamia, anche se il proposito gli appariva il solo idoneo a lavare lo sgarbo subito.
Alla fine si risolse di attendere la mossa successiva dei suoi truffatori che sicuramente si sarebbe appalesata con la data della consegna di quella barca di cui aveva prenotato l’acquisto dopo una fugace visione di un patinatissimo dèpliant. In fin dei conti non aveva ancora sborsato una lira e quindi non si poteva ancora parlare di una truffa.
Sentiva che il danno subito era solo morale : impalpabilmente soggiogato da situazioni che non sapeva gestire e che lo mettevano davanti a quel suo doppio essere inconfessato.
Attese quindi, ruminando livore dentro il panciotto, che si consumasse il mese.
Puntualissimo, passato il tempo promesso, squillò il telefono e la voce festosa dell’amico, per delega di Marisa, gli annunciò giulivo che l’oggetto dei suoi sogni era arrivato ed era visibile a suo piacimento nell’hangar della boutique.
Si fissa l’appuntamento per il giorno stesso e Suigeneris, frenando l’impulso di portare con se la Beretta 7,60 di cui era possessore con tanto di porto d’armi, si recò a rendere la prima visita a quell’oggetto misterioso che i due truffatori gli ripetevano essere al centro dei suoi desideri.
La Marisa gli si fece incontro paludata da un abito mozzafiato, dalla scollatura vertiginosa e ignorando la gelida manina che il nostro le porse, sfoderò un incantevole sorriso accompagnato da un soave -” Sei proprio fortunato. Guarda che splendore!”.
Aperta la porta dell’hangar accadde qualcosa che nell’ordinato universo del sig. Suigeneris non era contemplato.
Alla vista di quella mai desiderata barca qualcosa di impalpabile si impadronì del suo stato d’animo: come se improvvisamente il centro dei suoi pensieri, prima dominato dall’ira sepolta, si spostasse su quell’oggetto nella sua intrinseca realtà, ma con la stessa incontrollabile passione di cui prima si nutriva il suo rancore.
Si avvicinò ad essa estasiato e senza che potesse far nulla per controllare il movimento, le sue dita cominciarono a sfiorare quello scafo levigato e rilucente, il suo respiro inalava l’odore balsamico di quel legno resinoso, gli occhi sgranati saltellavano sulle curve perfette di quella forma che a lui non poteva essere nota, ma di cui adesso avvertiva come una conoscenza ancestrale da sempre celata nei reconditi anfratti del suo desiderio.
Il capovolgimento radicale nei suoi pensieri fù però completo quando Marisa che fino a quel momento aveva assistito silenziosamente all’estasi del suo amico, parlò: -” Ti avevo detto che sei fortunato, e sai il perchè? Il cantiere che costruisce questa barca ha chiuso, perciò essendo questo l’ultimo esemplare prodotto, ha deciso di premiare l’ultimo acquirente riducendo della metà il prezzo dell’acquisto.
E’ un regalo che fanno a chi come te ha saputo apprezzare la bellezza e l’arte di questi loro gioielli. E in più io e il nostro comune amico che ha permesso di ritrovarci dopo tanto tempo, abbiamo deciso di entrare in società con te nell’acquisto della barca, così possiamo coronare al meglio la nostra antica amicizia.”

Quello che accadde poi non lo racconto, salvo il fatto curioso che il sig.Suigeneris smise, di lì a qualche tempo dopo, di indossare panciotti.



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